ISLANDA.
– Demografia e geografia economica. Storia. Architettura. Cinema. Bibliografia
Demografia e geografia economica di Michele Castelnovi. – Stato insulare dell’Europa nord-occidentale. La popolazione del piccolo Stato nordico è aumentata del 26% tra il 1992 e il 2014, passando da 264.922 abitanti a 333.135 (secondo una stima UNDESA, United Nations Department of Economic and Social Affairs), mantenendo però una densità bassa, su un’estensione di 103.000 km2. L’elevato numero di nascite e il prolungamento dell’aspettativa di vita contribuiscono alla crescita degli autoctoni; l’immigrazione fino a ora ha interessato meno di 20.000 persone, di cui il gruppo maggiore, poco più di 8000, proveniente dalla Polonia. La distribuzione demografica non è omogenea: aumentano del 35% gli abitanti degli altri sei comuni compresi nella regione della capitale (Reykjavík, 121.841 ab. al censimento del marzo 2015), mentre sono in netta diminuzione le città minori più distanti e soprattutto le zone rurali, penalizzate dalle avverse condizioni climatiche. La crescita demografica degli islandesi sembra non aver risentito della crisi finanziaria del 2008, che catalizzò l’attenzione mondiale sulle vicende della remota isola. Un altro evento di risonanza globale fu la serie di eruzioni del vulcano Eyjafjöll, iniziata alla fine del 2009 e protrattasi fino a maggio del 2010: tra marzo e aprile, la nube di vapore e polvere di silicio fu talmente imponente da bloccare i voli internazionali per parecchi giorni, causando ingenti danni alle compagnie aeree.
L’I., pur essendo priva di forze armate, fa parte della NATO; inoltre è membro del Consiglio nordico. Dal giugno del 2011 il governo ha iniziato l’iter per l’ammissione nell’Unione Europea. Secondo i rilevamenti comparativi delle statistiche nazionali, l’I. risulta tra i primi posti per longevità dei cittadini, livello di alfabetizzazione e coesione sociale.
La particolare storia di lungo isolamento, combinata con la tradizionale passione degli abitanti per gli alberi genealogici attraverso i secoli, ha reso l’I. particolarmente interessante per lo studio della genetica umana e delle malattie ereditarie (statistiche ufficiali sono reperibili sul sito http://www.statice.is/).
Storia di Ilenia Rossini. – Gli alti livelli di crescita dell’economia islandese del decennio precedente, con l’inizio della crisi finanziaria globale nel 2008 si rivelarono un successo effimero: l’ondata di sfiducia innescatasi nel Paese, infatti, fece crollare le tre principali banche, in seguito nazionalizzate. Si aprì una crisi economica senza precedenti, che costrinse l’I. a sottoscrivere accordi con il Fondo monetario internazionale (FMI) per sanare il proprio debito e a svalutare la propria moneta nazionale.
Accusato di non aver saputo fronteggiare la crisi, il governo di coalizione tra il conservatore Partito indipendentista (Sjálfstæðisflokkurinn) del premier Geir Hilmar Haarde e la socialdemocratica Alleanza (Samfylkingin) fu costretto alle dimissioni. Le successive elezioni (apr. 2009) videro il successo della coalizione di centrosinistra tra l’Alleanza di Jóhanna Sigurðardóttir – prima premier donna dell’I. e primo premier dichiaratamente omosessuale del mondo – e Sinistra-Movimento verde (Vinstrihreyfingin – grænt framboð).
Il nuovo governo nominò un procuratore speciale per indagare sulle cause della crisi e su tutti i sospetti di frode, per poi istruire il processo contro i presunti colpevoli. Anche Haarde fu processato, e assolto (apr. 2012), per la supposta negligenza nella crisi. Fu inoltre nominato un Consiglio costituzionale per riscrivere parte della carta fondamentale: i cittadini furono invitati a contribuire a ciò attraverso i social network. Sul piano dei diritti civili, furono legalizzati i matrimoni tra coppie dello stesso sesso (giugno 2010). Il governo di centrosinistra, inoltre, richiese l’ingresso nell’UE (luglio 2009).
Nonostante il successo dell’esecutivo nella ripresa economica e il rifiuto dell’austerity, alle elezioni dell’aprile 2013 prevalse la coalizione tra il Partito indipendentista e il Partito progressista (Framsóknarflokkurinn), il cui presidente Sigmundur Davíð Gunnlaugsson diventò primo ministro. Il nuovo governo sospese i negoziati per l’ingresso nella UE (sett. 2013) in attesa di un referendum popolare sulla questione. Nel marzo 2015, con una lettera, il ministro degli Esteri manifestò l’intenzione dell’I. di ritirare la candidatura per l’ingresso nella UE: in attesa dell’espletamento dei passaggi necessari, tuttavia, non si trattava ancora di un ritiro formale.
Architettura di Francesca Romana Moretti. – Paese dotato di una cultura architettonica molto avanzata, l’I. è stata duramente colpita dalla crisi economica mondiale e la sua produzione edilizia ne ha certamente risentito. Tradizionalmente influenzata dalla sua eccezionalità climatica, oltre che dalla cultura progettuale scandinava, l’architettura islandese è al tempo stesso fra le più aperte agli influssi internazionali, specialmente nelle principali città come Reykjavík e Kópavogur, dove sono comparsi i primi progetti alla grande scala e le prime torri. Un esempio interessante è costituito dalla torre per uffici Smáratorg (2008), a Kópavogur, disegnata da ARKÍS, la più alta del Paese; significativo, anche dal punto di vista dimensionale, è poi il complesso di Höfðatorg a Reykjavík di PK Arkitektar, portato a termine nel 2009, in piena crisi: con il suo edificio più alto domina su uno skyline urbano tutt’altro che omogeneo. Del 2010 sono la B25 House di PK Arkitektar a Reykjavík e la sede della Reykjavík University di ARKÍS con lo studio danese Henning Larsen Architects.
Inaugurati nel 2011: lo Harpa Concert hall & Conference Centre a Reykjavík, opera dei citati Henning Larsen Architects; la ricostruzione dell’edificio storico di Nyja Bíó, progettata dallo Studio Granda; la Ice House di Minarc, ancora a Reykjavík.
Anche fuori dalla capitale sono stati realizzati molti nuo vi, qualificati progetti. Fra gli esempi maggiormente interessanti si segnalano: il Botanical gardens cafe (2013) di Kollgáta arkitektúr ad Akureyri; lo Ion Hotel (2013) di Minarc all’interno del Thingvellir national park; l’area di servizio Stöðin (2012) di Krads a Borgarnes; la piscina di Hofsos (2010) dello studio Basalt Architects; la casa ad Árborg (2010) di PK Arkitektar; il Culture Center (2010) di Arkitema Architects ad Akureyri; la Business School (2005)dello Studio Granda a Bifröst; di ARKÍS Architects: la Villa Lóla (2010) ad Akureyri, la sede dello Icelandic Institute of natural history (2010) a Gardabær, il Snæfells stofa visitor center (2010) a Egilsstaðir.
Cinema di Giuseppe Gariazzo. – La cinematografia islandese realizzò solo nel 1948, quattro anni dopo l’indipendenza dalla Danimarca, il primo film sonoro e a colori, Milli fjalls og fjöru (Fra la montagna e la spiaggia), per la regia del pioniere Loftur Gudmundsson. Tra gli anni Cinquanta e Settan ta figure di riferimento furono Óskar Gíslason, anche nel campo della produzione, e Reynir Oddsson. Nel 1980 esordì Friðrik Þór Friðriksson, cineasta e produttore che dette una svolta decisiva al cinema islandese. Il suo Börn náttúrunnar (1991, Figli della natura) è stato l’unico film islandese a essere candidato all’Oscar.
Nel corso della sua storia, il cinema dell’I. ha raccontato vicende intime e leggende, la vita nella capitale Reykjavík e gli spazi della campagna per elaborare sempre una riflessione sull’identità. In anni recenti registi già affermati e nuovi autori hanno contribuito a far crescere questa cinematografia. Nel 2000 ha fatto il suo esordio Baltasar Kormákur, nella cui filmografia si alternano film girati in I. e negli Stati Uniti. Autore originale, Kormákur ha esplorato vari generi: la tragicommedia d’ambientazione urbana in 101 Reykjavík (2000), la tragedia familiare in Hafið (2002, Il mare), il thriller nella sua prima produzione internazionale A little trip to heaven (2005), l’azione in Contraband (2012) e 2 guns (2013; Cani sciolti). Notevole è stata l’opera prima di Dagur Kári Nói Albinói (2003, Noi l’albino), mentre tra i lavori di Hilmar Oddsson è da segnalare Kaldaljós (2004, Luce fredda), il cui protagonista è un uomo tormentato dai sensi di colpa. Friðriksson ha confermato la propria ricerca poetica con Næsland (2004, noto con il titolo Niceland) e con la serie televisiva Tími nornarinnar (2011, La stagione della strega). Le saghe nordiche hanno invece ispirato Sturla Gunnarsson per il kolossal Bjólfskviða (2005, noto con il titolo Beowulf and Grendel ).
Hafsteinn Gunnar Sigurðsson ha raccontato l’amicizia fra due uomini nell’insolito road movie Á annan veg (2011, Un’altra strada) e relazioni familiari nella commedia dai toni drammatici París norðursins (2014, noto con il titolo Paris of the North); Ragnar Bragason con Málmhaus (2013, noto con il titolo Metalhead) ha costruito un originale intreccio fra tradizione e musica metal; Benedikt Erlingsson con Hross í oss (2013, Di cavalli e di uomini) ha firmato una sorprendente opera prima che traccia, con umorismo e sfumature da fiaba, la relazione esistente in I. fra esseri umani e cavalli; Grímur Hákonarson con Hrútar (2015, Pecore) ha descritto la solitudine, l’incomunicabilità, la natura selvaggia intrecciando realismo, umorismo e sfide che ricordano il western.
Vanno inoltre ricordate le filmografie di due cineaste apolidi, Róska e Sólveig Anspach. Róska (RagnhildurÓskarsdóttir, 1940-1996), artista militante, visse a lungo in Italia, dove nel 1969 diresse, con Dominique Isquermann e Manrico Pavolettoni, il film sperimentale L’impossibilità di recitare Elettra oggi e in I. realizzò insieme a Pavolettoni Sóley (1982), opera sulla libertà e l’oppressione. Anspach è stata autrice di documentari e film di finzione in I., Francia, Stati Uniti.
Bibliografia: P. Cowie, Icelandic films, Reykjavík 1995; G. Gariazzo, Il cinema, lassù in Islanda, in Bergamo Film Meeting 2006, Bergamo 2006, pp. 46-52; C. Monggaard, Fiebre helada. El nuevo cine nórdico, San Sebastián 2007, pp. 53-68, 132-36.