Scrittore russo (Mosca 1769 - Pietroburgo 1844). Scoprì la sua vena di favolista all'età di 40 anni; prima di allora aveva tentato, con scarso successo, il genere drammatico (notevoli, anche se scarsamente originali, le commedie Modnaja lavka "La bottega di moda", 1806, e Urok dočkam, "Lezione alle figlie", 1807) e, con maggior fortuna, la pubblicistica (redazione delle riviste satiriche Počta duchov "La posta degli spiriti", 1789; Zritel´ "Lo spettatore", 1792; S. Peterburgskij Merkurij, 1793). Fu J. de La Fontaine a rivelargli la superiorità della favola sulla satira, poiché "la verità è più sopportabile, se semivelata". Dal 1808 egli vi si dedicò completamente (la prima edizione di 23 favole è del 1809), emancipandosi via via dagli influssi stranieri e raggiungendo una perfezione e una originalità che non sono state superate nella letteratura russa. I pregi principali delle favole di K. risiedono nel loro carattere realisticamente nazionale e popolare, nella loro scrittura semplice e incisiva, anche quando egli non disdegna una certa ampiezza narrativa, e infine in una visione del mondo un po' ristretta, ma che è frutto di una saggezza secolare e, nello stesso tempo, di sofferte esperienze personali.