Mozžuchin, Ivan Il'ič
Attore e regista cinematografico russo, nato a Penza il 26 settembre 1889 e morto a Neuilly-sur-Seine (Parigi) il 18 gennaio 1939. Fu il primo grande divo del cinema russo e uno degli attori più celebrati di tutti i tempi, capace di sfruttare al massimo grado la tecnica recitativa del cinema muto, basandosi non tanto sull'eccesso e la ridondanza, quanto sull'economia dei gesti e dei movimenti.
Di famiglia facoltosa, innamorato del teatro, M. decise giovanissimo di abbandonare gli studi di giurisprudenza per trasferirsi a Kiev e lavorare in una compagnia teatrale, dove si fece subito notare per la sua presenza scenica, interpretando parti sempre più importanti. Affascinato dal cinema, iniziò a ricoprire piccoli ruoli in produzioni russe, ma il suo vero e proprio debutto fu in Krejcerova sonata (1911, La sonata di Kreutzer) di Pëtr I. Čardynin. Il volto enigmatico e affascinante, lo sguardo misterioso ne fecero in breve tempo un divo, tanto da assicurare il successo di un film solo con la sua presenza. Prima della Rivoluzione d'ottobre M. lavorò in diversi film, ritagliandosi parti di figure nobili e inquiete o sull'orlo della follia, come in Žižn′ v smerti (1914, La vita nella morte) di Evgenij F. Bauer, uno dei più importanti registi del periodo prerivoluzionario, per il quale M. interpretò moltissimi film spesso in coppia con l'altra diva del cinema muto, Vera V. Cholodnaja. In Žižn′ v smerti, M. ebbe la parte di un uomo che fa imbalsamare la donna amata dopo la sua morte per mantenerne intatta la bellezza per l'eternità. Fu in questo film che M. iniziò a sviluppare una tecnica recitativa basata sul controllo dei movimenti del corpo e del viso, evitando ogni eccesso drammatico. La sua carica sensuale e misteriosa venne particolarmente valorizzata da Jakov A. Protazanov: la recitazione stilizzata di M. fu uno degli elementi che contribuirono al successo internazionale di Pikovaja dama (1916, La dama di picche), tratto da A.S. Puškin, considerato una delle opere più raffinate del regista. Durante la prima fase rivoluzionaria, M. fu anche il protagonista di Andrej Kožuchov (1917, sempre diretto da Protazanov), storia antizarista di un uomo che combatte contro le truppe dello zar, uno dei pochi film prerivoluzionari che rimase in cartellone anche dopo la nascita dell'Unione Sovietica.
Dopo il cambio del potere in Russia, M. fuggì dal Paese e si rifugiò in Francia insieme ad altri attori e registi, dopo un viaggio rocambolesco che sarebbe diventato la trama del suo primo film europeo, L'angoissante aventure (1920; L'avventura angosciosa) di Protazanov, anch'egli rifugiatosi in Francia. Il film fu un successo e M. (con il nome francesizzato Ivan Mosjoukine) iniziò anche in Francia una brillante carriera: Marcel L'Herbier lo volle come protagonista di Feu Mathias Pascal (1925; Il fu Mattia Pascal), da L. Pirandello, altro successo dell'attore, che diede vita a un personaggio inquieto e intrigante; Aleksandr A. Volkov (Alexandre Volkoff) lo diresse in Kean, désordre et génie (1924; Kean), dove M., nella parte del mattatore inglese, mette in scena molteplici personaggi (da Amleto a Romeo, da Tristano a Werther) offrendo un'interpretazione che lo consacrò come divo. M. fu anche regista di sé stesso in alcuni film di sperimentazione formale, come L'enfant du carnaval (1921; Il figlio del carnevale) e Le brasier ardent (1923; Il braciere ardente). In quest'ultimo viene visualizzata una serie di deliri onirici, nel corso dei quali un uomo cambia continuamente personalità, dando modo all'attore di interpretare, di volta in volta, ruoli e personaggi dalle caratteristiche diverse e addirittura contrastanti.
Con l'avvento del sonoro la carriera di M. subì un brusco ridimensionamento: la sua recitazione, calibrata per l'uso del corpo come materiale espressivo in un cinema che non utilizzava la parola, si rivelò inadatta per la nuova tecnica. M., che parlava francese in modo non corretto, si trovò a interpretare ruoli limitati e non più da protagonista. Le sue apparizioni si diradarono e, dopo l'ultimo film, Nitchevo (1936) di Jacques de Baroncelli, si ritirò definitivamente dal cinema.
La sua fama è legata non solo alla carriera attoriale, ma anche a uno degli episodi più rilevanti della storia della teoria del cinema: nel famoso 'effetto Kulešov', in cui il regista russo montò lo stesso primo piano di un uomo con tre diverse inquadrature in modo tale da creare l'illusione per lo spettatore che l'uomo ogni volta esprimesse stati d'animo differenti (v. Kulešov, Lev Vladimirovič), è proprio M. a prestare il suo volto e la sua espressività indecifrabile ai raccordi sperimentali creati dal grande regista sovietico.
J. Arroy, Ivan Mosjoukine, Paris 1927.
Ivan Mosjoukine, Louise Brooks, in "Cinémonde", 1929, 20, nr. monografico.
J. Mitry, Ivan Mosjoukine, Paris 1969.
O.A. Jakubovič, Ivan Mozžuchin, Moskva 1975.
J. Leyda, Kino. A history of the Russian and Soviet film, Princeton (NJ) 1960, 1983³, passim (trad. it. Milano 1964).
G. Buttafava, Il cinema russo e sovietico, Venezia 2000, pp. 23-35.