Pseudonimo del poeta e pubblicista lettone Arvīds Peine (Inčukalns, Vidzeme, 1894 - Riga 1975). L'influenza dell'espressionismo russo e occidentale si evidenzia, soprattutto per l'aspetto ideologico, nella sua prima raccolta di poesie, Spārnotā armāda ("L'armata alata", 1920), e per il culto del femminino nella successiva, Pārvērtības ("Metamorfosi", 1923), e, in particolare, nel ciclo in distici elegiaci Klodijai ("A Clodia"); in Spuldze vējā ("La lampada nel vento", 1931) si avverte invece una caduta della vena poetica. Col nome d'arte di Oliveretto scrisse anche molte opere umoristiche, notevoli per stile e immaginazione. Nel 1940 aderì al governo lettone sovietico e divenne tautisks dzejnieks ("poeta del popolo"); svolse una vasta attività pubblicistica e compose raccolte di versi patriottici che gli valsero grande popolarità e anche un premio Stalin (1948). Tali contenuti permangono anche nell'ultima raccolta, Vēl viens pavasaris ("Ancora una primavera", 1964).