JAUME CASCALLS
(o Castayls)
Artista catalano, attivo nel terzo quarto del sec. 14°, del quale si conserva un'ampia documentazione che permette di ricostruirne la biografia (Coroleu e Inglada, 1889; Brutails, 1893; Rubió i Lluch, 1908-1921; Durán y Cañameras, 1927).Nato a Berga, in Catalogna, J. in gioventù alternò lavori di scultura nel Rossiglione alla collaborazione dal 1341 con il suocero pittore Ferrer Bassa (v.), con il quale firmò un contratto per un'opera di Saragozza (Madurell i Marimón, 1950). La sua attività progredì poi sotto il patronato della Corona: nel 1349 il re Pietro III il Cerimonioso lo incaricò, insieme al maestro Aloy de Montbray, di realizzare un quadruplo monumento funerario per sé e per le sue tre mogli nel pantheon reale dell'abbaziale di Poblet, incarico confermato nel 1352, anno in cui furono peraltro pagate a J. alcune pitture che egli aveva realizzato nella cappella privata della regina Eleonora di Sicilia.Dopo il ritiro di Aloy nel 1360, l'artista diresse i lavori per opere di committenza reale a Poblet - alle tombe sono da affiancare due retabli -, che lo occuparono in modo discontinuo fino al 1377 e per i quali poté contare sull'aiuto del suo servo Jordi de Déu e dei leridani Pere de Lena e Joan Mateu. L'incompletezza dei pagamenti da parte della Corona gli permise di compiere simultaneamente altre opere a Lérida e a Tarragona. Nel 1356 sottoscrisse la commissione di un S. Pietro per il portale del chiostro della cattedrale di Lérida (Español i Bertran, 1991a), chiesa della quale sarebbe stato nominato magister operis nel 1361; nel 1375 firmò il contratto per risistemare il portale occidentale della cattedrale di Tarragona.La ricchezza della documentazione conservata, che testimonia della grande versatilità dell'artista, contrasta con la difficoltà di individuare elementi obiettivi per definire il suo stile come scultore, dato che si conserva unicamente un'opera firmata, un retablo in alabastro dedicato alla Vergine nella chiesa parrocchiale di Cornella-de-Conflent, datato al 1345 (Durán i Sanpere, 1932).La critica tradizionale catalana ha tentato di ricostruire l'opera di J. sulla base dei pochi dati stilistici sicuramente identificabili, utilizzando peraltro un metodo attributivo recentemente messo in discussione. In questo modo era stata ipotizzata una sua formazione a Gerona (Durán i Sanpere, 1932; Pérez Jimeno, 1979; Allarcia, Lloch, 1979), riconoscendone la mano nella statua nota come Sant Carlemany (Gerona, Mus. de la Catedral), realizzata per l'omonima cappella consacrata nel 1345 nella cattedrale di Gerona, come pure nella figura giacente di Cristo del gruppo del Santo Sepolcro della collegiata di Sant Feliu nella stessa città (Durán i Sanpere, Ainaud de Lasarte, 1956).A partire da queste supposte opere geronensi, sono state attribuite all'artista anche una statua di re barbato proveniente da La Figuera e una testa proveniente dal gruppo del Santo Sepolcro della chiesa di Sant Agustí el Vell a Barcellona, entrambe al Mus. d'Art de Catalunya (Durán i Sanpere, Ainaud de Lasarte, 1956). Anche dopo la pubblicazione di un contratto del maestro Aloy per il gruppo geronense del Santo Sepolcro (Freixas i Camps, 1980; 1983) e il riconoscimento di notevoli differenze stilistiche tra le due effigi di regnanti (identificate con Pietro il Cerimonioso; Bracons i Caplés, 1989), l'attribuzione a J. è stata tuttavia confermata da alcuni autori (Yarza Luaces, 1980; Sureda, Liaño Martinez, Barral i Altet, 1987).Purtroppo non è possibile oggi ricostruire i nuovi modelli di scultura funeraria che J. introdusse a Poblet e che, secondo le fonti, tanto affascinarono il monarca. La sfortunata sorte del pantheon reale di Poblet - i cui resti, dopo la parziale distruzione nel 1853, subirono la diaspora in vari musei e collezioni e quanto rimase in situ fu oggetto di una ricostruzione arbitraria da parte dello scultore Frederic Marés - e la pluralità di artefici impegnati in tale impresa hanno reso difficile riconoscere la mano di J. nei vari frammenti divisi tra Poblet (Mus. del Monasterio; Durán i Sanpere, 1932), Madrid (Mus. Arqueológico Nac.; Franco Mata, 1980; 1993), Parigi (Louvre) e Boston (Mus. of Fine Arts; Janke, 1989).Per quel che riguarda i retabli dell'artista a Poblet, Franco Mata (1978) ha riconosciuto a Madrid (Mus. Sorolla) vari frammenti di sicura attribuzione; a questi, Liaño Martinez (1982) ne ha affiancati altri divisi tra Poblet (Mus. del Monasterio) e Tarragona (Mus. Diocesano), realizzando una discutibile ipotesi ricostruttiva.L'attività leridana di J. è stata sopravvalutata da Durán i Sanpere (1932; Durán i Sanpere, Ainaud de Lasarte, 1956), che l'ha messa in rapporto con un retablo dedicato a s. Orsola nella chiesa di Sant Llorenç e le ha attribuito un ruolo determinante nella formazione della c.d. scuola di Lérida, costituita da autori di retabli in pietra della seconda metà del 14° secolo. Questa teoria è stata ridimensionata da Español i Bertran (1986), che ha limitato l'intervento dell'artista nella cattedrale leridana all'architettura, rivalutando viceversa il ruolo svolto da Bartomeu Robio, collaboratore di J. e suo successore come capomaestro del cantiere della cattedrale, nella formazione della stessa scuola.Un simile ridimensionamento del ruolo dell'artista è verosimilmente opportuno anche per il suo intervento nel portico della cattedrale di Tarragona, dove è possibile riconoscere l'impronta di J. solo nei panneggi di alcuni profeti e nel Cristo del trumeau, eseguiti per gran parte da maldestri allievi (Liaño Martinez, 1982; 1989).L'attività di J. come pittore è stata recentemente riesaminata da Alcoy (1990a), che non ha scartato la possibilità che egli corrisponda a una personalità legata alla bottega dei Bassa, quella del Maestro di Baltimora, che rivela un contatto diretto con scuole dell'Italia meridionale; questo giungerebbe a porre in dubbio non solo il tradizionale avvicinamento dell'artista a un orizzonte artistico di marcata influenza francese, ma anche il ruolo primario della scultura nella sua attività artistica.
Bibl.:
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