JÁUREGUI y AGUILAR, Juan de
Poeta e pittore spagnolo, nato a Siviglia nel 1583, morto a Madrid nel 1641. Della sua giovinezza si sa ben poco; ma è certa la sua dimora a Roma alla quale risale principalmente la sua cultura artistica e letteraria. Vi pubblicava, infatti, nel 1607, la traduzione dell'Aminta del Tasso risentita nel verso castigliano con tanta aderenza al testo e tanta freschezza ritmica, che il Cervantes, nemico d'ogni lavoro di traduzione, faceva eccezione per quella del J. "che mette in dubbio quale sia l'originale". Ostile a Góngora e in genere all'estetica "culterana", J. manifestò il suo dissenso nel Discurso poético (1624) nell'Antídoto contra las Soledades: l'opera cioè di Góngora più ricca di quella speciale sensibilità ch'egli combatteva. Ma, sebbene nei suoi opuscoli rivelasse un largo e acuto senso critico e una salda e sana concezione estetica che temperava le aberrazioni della nuova scuola, tuttavia finiva con l'accettare quel gusto: la Farsalia, iniziata già nel 1629 (1ª ed. 1684), in parte versione in parte libero rifacimento del poema di Lucano, e soprattutto l'Orfeo, riecheggiano largamente la maniera gongorina, declamatoria e sovrabbondante.
Verseggiatore facile e ancora libero dalle nuove tendenze, si mostrava nelle Rimas (1618), di carattere profano e religioso, secondo i motivi petrarchisti, umanistici e occasionali del tempo. Amico apprezzato del Cervantes e di Lope de Vega, rimase sempre ostile al Quevedo, contro cui scrisse El retraído, satira drammatica.
Alla sua attività di pittore s'ispira l'opera Por el arte de la pintura (1633). Educatosi alla tradizione di Luis de Vargas e memore dell'esperienza italiana, preferì la forma del ritratto, concepito con chiarezza di linee e di espressione. Il volto di Lorenzo Ramírez de Prado, Alonso de Carranza, Luis de Granada, Santa Teresa, fu tramandato dai suoi disegni. Il ritratto di Cervantes, di cui egli stesso faceva menzione nel prologo delle Novelas ejemplares e che sembrava irrimediabilmente perduto, è stato identificato recentemente con la firma del J. e la data del 1600 o 1606. Nel 1619 J. ideava i disegni per la Vestigatio arcani sensus in Apocalypsi di L. Alcázar.
Opere: Le Rimas e l'Aminta, in Bibl. Aut. esp., XII; l'Aminta, Barcellona 1906.
Bibl.: J. Jordán de Urríes y Azara, Bibl. y estudio crítico de J., Madrid 1899; F. Rodríguez Marín, El retrato de Cervantes, Madrid 1917; M. Guillemot, "L'Apocalypse" de J., in Revue hisp., XLII (1918), pp. 563-579.