DUGHET, Jean
Sesto figlio di Jacques e di Dorotea Scaruffo, nacque a Roma nel 1619. Era fratello del pittore Gaspard e cognato di Nicolas Poussin, che aveva sposato sua sorella. Fu probabilmente per apprendere la pittura che prima della Pasqua 1636 egli si stabilì in casa del Poussin sostituendo il fratello che se ne era allontanato nel 1635. Presso il Poussin il D. abitò sino a quando prese moglie (1663), salvo nel 1656-57 quando abitò nella casa di Gaspard che era fuori città (Bousquet, 1960, II, pp. 5-10). Il talento artistico del D. non era all'altezza delle sue ambizioni e il Poussin gli diede ben presto incarichi di altro genere: prima della fine del 1640 lo mise a copiare una parte del Trattato della pittura di Leonardo (D. Malion, Poussin au carrefour des années Trente, in Colloques... Poussin, 1960, I, p. 256), oltre che dei manoscritti sulla prospettiva del padre Matteo Zaccolini e di Witelo (cfr. lettera a Chantelou, del 23 genn. 1666, in Jouanny, 1911, p. 484).
Mancano notizie sulla prima giovinezza del D., ma evidentemente frequentò le scuole tanto a lungo da impadronirsi della grammatica italiana: le sue lettere (cfr. Jouanny, 1911) contengono relativamente pochi errori; da una lettera del Poussin stesso (25 ag. 1643; ibid., p. 211) è evidente che il maestro gli dettava anche, talvolta, le sue lettere. Del resto il D. accompagnò il Poussin, come segretario, nel suo viaggio in Francia dalla fine del 1640 sino al 1642 (Chennevières, 1851-52, pp. 6 s.; Bousquet, 1960, I, p. 9): le lettere inviate da Parigi a Cassiano Dal Pozzo sono scritte con una calligrafia elegante e fiorita diversa da quella del Poussin e simile invece a quella di alcune lettere sicure dei D. (Jouanny, 1911, pp. 72 s., 498 s.); S. Somers Rinehart (1960) suppone che il D. si sia semplicemente limitato a copiare lettere originali, perdute del Poussin, ma le sue argomentazioni non sono convincenti.
Di una eventuale attività artistica del D. resta come unica testimonianza soltanto l'appellativo di "pittore" che gli è attribuito negli Stati delle anime nel 1643 e 1663 (Bousquet, 1960, I, pp. 5-10) oltre alla "Mad[onn]a con cornice dorata che fú detto essere del S.re Giov. Douque", che compare nell'inventario del Poussin (F. Boyer, Les inventaires après décès de N. Poussin e de Claude Lorrain, in Bull. de la Soc. de l'histoire de l'art français, 1928, p. 147).
Mancano notizie sulla formazione del D. come incisore, ma possiamo supporre che egli avesse cominciato ad apprendere il mestiere prima di andare in Francia. Tuttavia anche in questo campo la sua carriera non fu molto fruttuosa, forse a causa dell'incidente che per poco non gli fece perdere la vista, del quale scrive Poussin a Chantelou il 23 sett. 1643 (Jouanny, 1911, p. 214), aggiungendo che a quel momento non si era ancora rimesso. Non conosciamo il motivo dell'incidente che potrebbe essere avvenuto nel manipolare l'acido per le acqueforti. Ora, poiché i due cognati erano tornati a Roma nel novembre 1642, il D. sarebbe diventato acquafortista in meno di un anno. Comunque, quale che sia stata la causa dell'infortunio, sembra che il D. non abbia mai più recuperato completamente la vista: in una lettera all'abate Claude Nicaise del 1678 egli stesso dichiara che la vista gli "è talmente diminuita che à pena vedo a scrivergli questa lettera" (Thuillier, 1960, p. 178).
La sua fama di "valente incisore" (Bertolotti, 1886) si fondava su meno di venti bulini e acqueforti da Poussin, ma la critica contemporanea tende a considerare il D. solo come editore, basandosi sul fatto che l'abate Michel de Marolle, compilando nel 1666 l'inventario della sua collezione di stampe, non annotava il suo nome nella lista degli incisori da Poussin (cfr. Weigert, 1960, p. 279; Thuillier, 1960, p. 140 n. 16), e lo citava soltanto come autore della dedica (Blunt, 1962, pp. 217, 219).
Ma se editore fu, non è stato ancora possibile fare l'elenco degli incisori che fornirono i rami (cfr. Thuillier, Weigert) che il D. dedicò agli amici e protettori del Poussin sperando forse di ottenere la loro benevolenza: Chantelou, Pointel, Antonio Dal Pozzo e sua moglie Teodora Costa, Michelangelo Ricci, i cardinali Massimo e Rospigliosi ecc. (cfr. Wildenstein, 1955). Resta ancora da chiarire se il D. si dedicò all'edizione e al commercio delle stampe per una scarsa capacità nel disegno o perché Poussin nel 1657 aveva biasimato i suoi incisori (Blunt, 1962, p. 207 n. 6) o perché gli era diminuita la vista. Comunque, anche in questo campo non fece fortuna, pur avendo un discreto senso degli affari (Weigert, 1960, p. 279). Nel censimento degli artisti rimasti a Roma durante la peste del 1656 il D. è indicato come povero (Narducci, 1870, p. 125) e ancora lo era nel 1665, quando ereditò da Poussin (Jouanny, 1911, pp. 466 ss.), nel 1675, quando ereditò dal fratello Gaspard (Boisclair, 1986, pp. 141 s., 163 s.) e nel 1678 quando cercò di vendere le opere di Poussin in suo possesso all'abate Nicaise (A. De Montaiglon, État de ce qui est à vendre du cabinet de N. Poussin en 1678, in Archives de l'art français. Documents, VI [1858-60], pp. 241-254; Boyer, Les inventaires..., Cit., 1928, p. 145; Weigert, 1960, pp. 279 s.; Du Colombier, 1960, pp. 49-53).
Vicino alla quarantina, il 20 apr. 1663, sposò Costanza Antonini, figlia del poco noto pittore milanese Giuseppe (Bousquet, 1960, II, p. 10). In una lettera del 1° apr. 1663 Jouanny, 1911, pp. 455 s.) Poussin si mostra adirato con quel "matto di suo cognato" che a sua insaputa era andato a importunare Chantelou per ottenere l'autorizzazione ad apporre sulla propria porta lo stemma reale di Francia per garantirsi da eventuali rappresaglie spagnole.
Malgrado tutto, Poussin era molto affezionato al D., che egli chiamava "fratello", riuscendogli "di grandissimo sollievo e consolazione" (Passeri), e si trovava accanto a lui in ogni circostanza, specialmente quando gi trattava di firmare atti notarili. Infine Poussin, designando il D. tra i suoi esecutori testamentari (Jouanny, 1911, pp. 471, 473, 481), dimostrò grande fiducia nell'integrità del suo ex segretario. Appare quindi del tutto inconsistente il sospetto talora avanzato che il D. abbia sottratto dallo studio del cognato morente le note manoscritte, marmi, disegni e stampe che cercò di vendere all'abate Nicaise nel 1678; è invece più probabile che Poussin volesse giustamente ricompensare il cognato che era stato da lui mal retribuito in tanti anni di fedele servizio.e che perciò, anche per assicurarsi che quegli oggetti finissero in mani fidate, li abbia donati al D. ante mortem (Bousquet, 1960, I, p. 14; Thuillier, 1969, p. 80) e che l'abbia perfino consigliato, nel caso volesse venderli, di rivolgersi ai propri ammiratori francesi (Du Colombier, 1960, p. 49). In effetti, nel 1678, il D., la cui salute era ormai assai malferma, propose l'acquisto di questi cimeli all'abate Nicaise, "ami particulier de Poussin", che egli aveva certamente conosciuto a Roma durante gli ultimi anni di vita del maestro (Félibien, cit. in Jouanny, 1911, p. 456 n. 6; Thuillier, in Colloques... Poussin, 1960, I, pp. 133 s.). E se, come è verosimile, la transazione non giunse a buon fine, non fu per colpa del D. (Thuillier, ibid., pp. 178 s.). Questa è l'ultima testimonianza relativa al D. che morì quindi in una data imprecisata posteriore al 1678.
Il D. aveva manifestato la sua devozione a Poussin preavvisando gli amici francesi di lui della morte vicina (Jouanny, 1911, p. 466) e poi avvertendoli del decesso avvenuto, descrivendo loro i funerali e inviando a Chantelou una copia del testamento (ibid., pp. 466, 483). Rese inoltre servizio alla memoria del cognato fornendo informazioni ai vari Chantelou, Félibien, Passeri e Bellori (ibid., p. 483; Du Colombier, 1960, p. 49; Thuillier, 1960, p. 169) che avevano conosciuto tutti, più o meno, Poussin a Roma o a Parigi; se le notizie riportate non sono risultate esatte ciò è probabilmente da imputare agli autori che hanno voluto rimpolpare le informazioni quando mancavano di particolari precisi (Boisclair, 1986, pp. 161-164).
Non sappiamo per quali ragioni il D. non ebbe la stessa ammirazione per il fratello Gaspard che tuttavia, nominandolo crede universale, mostrò affetto per lui.
Fonti e Bibl.: G. B. Passeri, Die Künstlerbiographien... (sec. XVII), a cura di J. Hesse, Leipzig-Wien 1934, p. 328; L. Pascoli, Vite de' pittori…, I, Roma 1730, p. 62; L. De Angelis, Notizie degli intagliatori... aggiunte a G. Gori Gandellini, IX, Siena 1811, pp. 194 s.; S. Ticozzi, Dizionario degli architetti, scultori, pittori..., Milano 1830, I, p. 433; J. Heller, Praktisches Handbuch für Kupferstichsammler..., Leipzig 1850, p. 184; Ph. de Chennevières, Documents inédits relatifs à l'histoire des arts en France. Nicolas Poussin, in Arch. de l'art français, I (1851-1852), pp. 5-11 passim; A. Andresen, Nicolaus Poussin..., Leipzig 1863, pp. 25, 27, 49 s., 53, 61, 65, 90, 100, 105; E. Narducci, Artisti dimoranti in Roma nel rione di Campo Marzio l'anno 1656, in Il Buonarroti, V (1870), pp. 125 s.; A. Bertolotti, Artisti francesi in Roma, Mantova 1886, p. 110; H. Jouin, Dessins et peintures passés aux enchères dans des ventes de livres et d'autographes, in Nouvelles Arch. de l'art français, VIII (1892), p. 219; Ph. de Chennevières, Essai sur la peinture française, Paris 1894, pp. 112, 296; C. Jouanny, Correspondance de Nicolas Poussin, in Archives de l'art français, n.s., V (1911), pp. 72 s., 88, 141, 183, 195, 211, 214, 270, 278, 455 ss., 466 s., 471, 473, 478-486, 498 s., 524; G. Wildenstein, Les graveurs de Poussin au XVIIe siècle, in Gazette des beaux-arts, XLVI (1955), pp. 90-96, 128, 138, 161, 163, 360; Centre national de la recherche scientifique, Colloques internationaux, Sciènces humaines, Nicolas Poussin... [1958], 1-11, Paris 1960, ad Indicem, e, in particolare: J. Bousquet, Les relations de Poussin avec le milieu romain, I, pp. 1-18; Id., Chronologie du séjour romain, II, pp. 3-10; S. Somers Rinehart, Poussin et la fam. Dal Pozzo, I, pp. 22 s.; P. du Colombier, Poussin et Claude Lorrain, I, pp. 49-53, 57-70; R. A. Weigert, La gravure et la renommée de Poussin, I, pp. 277-282; J. Thuillier, Pour un "corpus Pussinianum", II, pp. 140, 178 s.; G. Wildenstein, Catalogue des graveurs de Poussin par Andresen..., in Gazette des beaux-arts, LX (1962), pp. 167, 168 s., 176, 182, 187, 194 (cfr. M. Davies-A. Blunt, ibid., pp. 209, 212 s., 217, 219 s.); A. Blunt, The paintings of Nicolas Poussin..., I-III, London 1966-1967, ad Indicem; J. Thuillier, Nicolas Poussin, Novara 1969, ad Indicem; Poussin and his engravers (catal. datt. d. mostra), Università di York e Nottingham 1981, nn. 20 s.; M.-N. Boisclair, G. Dughet…, Paris 1986, ad Indicem; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, X, p. 97.