Giansenista (Baiona 1581 - Parigi 1643), amico di Giansenio, che lo aveva incontrato studente a Lovanio (1604). S.-C. ebbe più efficacia nell'azione viva e diretta sulle anime che per l'apporto intellettuale alla battaglia teologica del giansenismo. Amico inizialmente di Richelieu, rifiutò il vescovato offertogli dal ministro. Entrato in fraterna amicizia con A. Arnauld, collaborò al piano di riforma teologica e ascetica, morale e disciplinare, da lui in seguito attuato nel convento di Port-Royal, di cui (1633) divenne direttore e padre spirituale. Seguace dei principî dogmatici di Baio e di Giansenio sulla grazia e sulla giustificazione, sostenne il rigorismo della dottrina morale, penitenziaria ed eucaristica, nonché il ritorno all'antica semplicità della disciplina e della liturgia. Combatté particolarmente i gesuiti che accusava di corrompere la teologia con il molinismo, e la vita cristiana con il probabilismo. Il fascino ardente della sua personalità operò largamente e su molti, su P. de Bérulle e su s. Vincenzo de' Paoli, su prelati e dame devote. La sua sempre meno cauta opposizione a Richelieu finì col determinare quest'ultimo a ordinarne l'arresto (1638), otto giorni dopo la morte di Giansenio. Fu rinchiuso nella prigione di Vincennes, ove rimase fino a che la morte di Richelieu mise fine di fatto alla sua detenzione (1643). I voluminosi manoscritti requisiti dalla polizia, fra i quali anche le numerose lettere a lui indirizzate da Giansenio, furono sottoposti a un rigoroso esame per ricavarne materia precisa d'incriminazione. In prigionia S.-C. continuò a comporre i suoi scritti di polemica religiosa, in particolare il suo lavoro contro i calvinisti, con i quali i giansenisti appassionatamente rifiutavano di essere accomunati. Gli anni di reclusione contribuirono a rendere ancor più popolare la sua figura, una delle più grandi della Francia religiosa del sec. 17º. I suoi scritti furono raccolti in Oeuvres (4 voll., 1679).