AMPÈRE, Jean-Jacques
Scrittore francese, figlio del grande fisico. Nacque a Lione il 12 agosto 1800 e morì a Pau il 27 marzo 1864. Spirito vivace, sensitivo e fantasioso, ma, per naturale indole, misurato e chiaro, fu, in Francia, tra le figure di secondo piano dell'età romantica, una delle personalità più attraenti. Fece buoni studî di filologia alla scuola del Fauriel; ebbe larga conoscenza di letterature europee; fu professore di letteratura francese prima a Marsiglia, nel 1830, all'Ateneo, e poi, dal 1833, a Parigi, al Collège de France; compose una Histoire littéraire de la France avant le XII siècle (1840), una Histoire de la litterature française au moyen âge, comparée aux littératures étrangères e una Histoire de la formation de la langue française; e tale sua operosità scientifica fu notevole, se non per il rigore del metodo, per la novità dei problemi che pose. Ma non era una tempra di scienziato. Così come - nonostante alcuni suoi tentativi (un romanzo Christian, un poema Alexandre, un dramma St. Paul) rimasti in gran parte inediti - non era una tempra di puro poeta. Cresciuto in quella Francia della Restaurazione, il cui filosofo era Ballanche, e i cui numi erano Chateaubriand e Madame de Staël, mentre il romanticismo stava sorgendo, e una nuova rinascita mistica sembrava aprire infiniti nuovi orizzonti alla vita e alla poesia, l'A., amico di Ballanche (a cui dedicherà nel 1848 un'affettuosa biografia), assiduo nei salotti di Madame Récamier e di Madame Mohl, collaboratore del Globe e della Revue Française, restò, per tutta l'esistenza, una tipica incarnazione dello stato d'animo indefinito e nostalgico dominante nella letteratura francese di quel tempo. Cercò la vita nella poesia e la poesia nella vita; e tutti i suoi studî furono, in sostanza, vagabondaggi spirituali. Littérature, voyages et poeśies s'intitolano due suoi volumi del 1850, e il titolo potrebbe essere motto all'intera sua opera: la sua felicità fu sempre di avventurarsi alla scoperta di nuovi paesaggi spirituali. E viaggiò, in realtà, moltissimo. Nel 1827 fu in Germania, dove conobbe il Goethe, in Danimarca, in Svezia e in Norvegia; poi, tornato in patria, rivelò, per primo, alla Francia l'antica poesia dell'Edda e dei Nibelunghi, nella prolusione De l'histoire de la poésie (Marsiglia 1830) e in una serie di articoli della Revue des Deux Mondes (1832). Nel 1841 fu in Egitto e in Nubia, e poi, col Mérimée e col De Witte, in Grecia e in Italia; e dalle impressioni di viaggio trasse materia per il vivace colorito racconto del Voyage en Ègypte et en Nubie (uscito postumo nel 1867) e per l'aerata, fresca, suggestiva prosa evocatrice di Grèce, Rome et Dante (1848). Nel 1851 fu nel Canadà, negli Stati Uniti, nelle Antille e nelle Azzorre, e ne nacquero le Promenades en Amérique: États-Unis, Cuba, Mexique (1855). Persino quando volle prendere apertamente posizione contro Napoleone III scrisse una delle composizioni storico-poetiche che gli erano care: Jules César, scènes historiques (1859). Negli ultimi anni della vita s'occupò con passione di cose orientali (La science et les lettres en Orient, 1865), e soprattutto attese all'elaborazione di una vasta opera su l'Histoire romaine à Rome (1861-64) e l'Empire romain à Rome (1865), in cui si dilettò di rievocare intorno all'immagine dei monumenti di Roma antica tutta la grande storia di cui essi furono testimoni. Ma la sua opera più schietta e più viva resta ancor sempre il Voyage Dantesque (incluso in Grèce, Rome et Dante), che tanto contribuì a diffondere il culto di Dante in Francia. È, mezzo secolo prima di Auf Dantes Spuren (Sulle orme di Dante) del Bassermann, la descrizione d'un pellegrinaggio compiuto per tutti i luoghi citati nella Divina Commedia, per tutte le tappe dell'esilio di Dante: sullo sfondo delle agitazioni politiche del '300, la figura di Dante vi è ritratta con suggestiva efficacia. Una limpida traduzione ne fu pubblicata anche in Italia, a Firenze (1855).
Bibl.: J. Barthélemy-Saint-Hilare, La philosophie des deux Ampères, Parigi 1866; F. A. Potton, Études sur la vie et les travaux de J. J. A., Lione 1868; A. M. e J. J. Ampère, Correspondance et souvenirs, Parigi 1875; C. A. Sainte-Beuve, Portraits littéraires, IV e Nouveaux lundis, XIII; P. Mérimée, Portraits histor. et littér., Parigi 1872; O' Meara, Un salon à Paris (Mme Mohl), Parigi, s. d.; A. Counson, Dante en France au XIX siècle, Parigi 1906.