RITTER, Joachim
Filosofo tedesco, nato a Geesthacht (Amburgo) il 3 aprile 1903, morto a Münster il 3 agosto 1974. Discepolo di E. Cassirer ad Amburgo, vi conseguì la laurea nel 1925 e la libera docenza nel 1932. Dal 1943 insegnò come professore ordinario a Kiel e dal 1946 a Münster, divenendo professore emerito nel 1969. Da ricordare pure il periodo d'insegnamento a Istanbul (1953-55). La maggior parte dei suoi scritti sono ora nelle due raccolte Metaphysik und Politik. Studien zu Aristoteles und Hegel (1969; trad. it. parziale, 1983) e Subjektivität. Sechs Aufsätze (1974); degna di menzione anche la sua attività come editore dell'Historisches Wörterbuch der Philosophie (i-iii, 1971-74). Tra i suoi principali contributi al dibattito filosofico, va ricordato lo studio Hegel und die französische Revolution, comparso per la prima volta a Colonia e Opladen nel 1957 e successivamente più volte ristampato e tradotto in diverse lingue (trad. it., 1969).
Con quest'opera R. promuove una profonda revisione delle interpretazioni che vedono nel pensiero hegeliano soltanto conservatorismo o addirittura reazione antiliberale. Al contrario, per R. non esiste nessun'altra filosofia che come quella di Hegel sia così intrinsecamente consapevole dei problemi filosofici e politici posti dalla rivoluzione francese. Per Hegel infatti il problema centrale posto, ma non risolto, dalla rivoluzione, è l'attuazione di forme giuridiche e istituzionali adeguate al fatto che per la prima volta nella storia la libertà come principio universale è stata innalzata a scopo assoluto della società e dello stato. La soluzione di tale problema non può essere tuttavia trovata attraverso una semplicistica affermazione della discontinuità storica tra passato e futuro, in un certo senso comune sia alla rivoluzione che alla restaurazione. Bisogna al contrario prendere consapevolezza del carattere necessario e razionale della scissione tra interno ed esterno, soggettivo e oggettivo, provocata nella storia moderna dall'avvento della ''società civile'', come mondo dei bisogni oggetto dell'economia politica; soltanto così è possibile dare una lettura corretta della stessa rivoluzione, giungere al superamento della scissione e integrare filosofia e politica.
R. è stato inoltre uno dei principali promotori della ''riabilitazione della filosofia pratica'' sviluppatasi negli ultimi decenni, anche in seno alla filosofia ermeneutica, specialmente con la sua interpretazione del nesso tra etica, politica e filosofia pratica nel pensiero aristotelico. Mentre nel mondo moderno diritto, moralità e politica sono stati distinti e spesso contrapposti, è nel loro plesso vivente, quale si è realizzato nella polis, che si è manifestata per Aristotele la natura razionale, e dunque specifica, dell'uomo.
Secondo Aristotele infatti natura ed essenza di qualcosa è quello che si manifesta non all'inizio, ma al culmine del suo movimento. Perciò l'essenza e natura dell'uomo come animale politico e razionale può essere colta soltanto da una filosofia pratica capace di comprendere in modo ermeneutico il processo mediante il quale una razionalità concreta, ben diversa dagli astratti modelli platonici, si è forgiata nel confronto con il costume, le abitudini, le istituzioni e i loro conflitti. In questo senso la filosofia pratica aristotelica conserva, secondo R., efficacia e attualità rispetto ai conflitti teorici e pratici della stessa età moderna.
Bibl.: H. Ottmann, Individuum und Gesellschaft bei Hegel, i, Hegel im Spiegel der Interpretationen; iv, 6, Der Höhepunkt der deutschen Hegelapologetik. J. Ritter und seine Schule, Berlino-New York 1977, pp. 299-378; Id., Gedenkschrift J. Ritter, Münster 1978.