RIBBENTROP, Joachim von (App. I, p. 968)
Di carattere debole e superficiale, di scarsa cultura, ma freddo e pertinace realizzatore, sul piano diplomatico, dei successivi obbiettivi di espansione segnati da Hitler alla Germania, v. R. dopo Monaco assunse sempre più un atteggiamento decisamente guerrafondaio, sottolineato da grande leggerezza di giudizio e irresponsabilità nelle iniziative. La guerra, da lui considerata inevitabile entro un giro di tre o quattro anni sin dal momento della sua ascesa alla Wilhelmstrasse (4 gennaio 1938), lo condusse a ricercare una alleanza politico-militare che togliesse la Germania dall'isolamento politico e psicologico succeduto alla prima crisi cecoslovacca, e fosse la premessa di nuove iniziative ed avventure. Di qui la sua proposta di un accordo tripartito fra la Germania, l'Italia e il Giappone che, per il rifiuto giapponese, condusse al patto d'acciaio (22 maggio 1939) mentre, d'altro lato, egli dava inizio ai tentativi di distensione con la Russia. Sordo ad ogni richiamo della realtà, accanto a Hitler condusse le trattative con la Polonia con intransigenza estrema, sino alla rottura finale e alla guerra, dopo essersi garantito le spalle col patto russo-tedesco del 23 agosto 1939.
Quando tutto era ormai perduto, nel farsi iniziatore di un tentativo in extremis di pace negoziata con gli Alleati, con la missione Moellhausen a Lisbona, nel febbraio del 1945, egli mostrò di aver smarrito completamente il senso del reale. Arrestato ad Amburgo nel maggio del 1945, fu condannato a morte dal tribunale di Norimberga e impiccato il 16 ottobre 1946.
Bibl.: Sulla politica estera del terzo Reich si veda: M. Mourin, Histoire des grandes puissances 1919-1946, Parigi 1947; Axel v. Freytagh-Loringhoven, Deutschlands Aussenpolitik 1933-1941, 9ª ed., Berlino 1941; E. F. Moellhausen, La carta perdente, memorie diplomatiche 25 luglio 1943 - 2 maggio 1945, Roma 1948; v. anche guerra mondiale: Storia diplomatica, in questa seconda, App., I, pp. 1129-1130.