BARROS, João de
Noto scrittore e storico portoghese nato a Vizeu nel 1496. Ricevette alla Corte un'educazione accurata, nell'intimità del principe D. João. Dapprima capitano della fortezza di S. Jorge da Mina (1522-25) fu poi tesoriere della Casa de Ceuta, della Casa da Mina e della Casa da India (1525-28), della quale ultima divenne agente nel 1533. Un suo tentativo di colonizzazione nel Brasile falli completamente per il naufragio della squadra da lui armata; nel 1567 rinunciò alle cariche che occupava e si ritirò nella sua quima di Ribeira de Litem, vicino a Pombal, ove morì nel 1570. La sua opera di poeta, di moralista e di storico s'inizia con la Chronica do emperador Clarimundo donde os reis de Portugal descendem (1720), scritta per incoraggiamento del principe D. João: è un romanzo cavalleresco parte in ottava rima e parte in prosa, affollato di personaggi e di episodî comuni alla letteratura romanzesca; ma è vivificato da un soffio di lirismo, e già vi si accenna in forma eloquente e vigorosa, un nuovo elemento di glorificazione patriottica che prelude a Camões, di cui l'opera di Barros fu probabilmente una fonte. Anche alcuni brevi trattati di morale precedono cronologicamente le Décadas; nei Ropica pnefma (1532), infatti, Tempo, Intelligenza, Volontà e Ragione discutono la loro merce spirituale (mercadoria espiritual) e, incidentalmente, le nuove eresie, mentre nel Dialogo... sobre preceitos moraes e nell'altro Dialogo da Viciosa vergonha, ambedue del 1540, domina la morale cristiana, con cui si accorda l'esaltazione dell'eroismo e dell'amore della gloria, ispirata forse dagli eroi di Plutarco; una sua Gramatica portugueza è del 1538. Le decadi dell'Asia (di cui le prime tre pubblicate rispettivamente nel 1552,1553,1563, e la quarta, corretta e aumentata da J. B. Lavanha, stampata solo nel 1615) abbracciano il periodo che corre dalla creazione dell'ufficio di viceré al governo di D. Henrique de Menezes (1500-1526), le 3 prime, mentre l'altra giunge al 1539, e sono solo una parte della vasta costruzione storica destinata a trattare delle quattro parti del mondo in cui si era svolta l'attività militare portoghese, dal tempo del suo affermarsi; di qui la denominazione di Europa, Africa, Asia, Santa Cruz (cioè il nuovo mondo) a ciascuna suddivisione. L'espansione coloniale doveva poi essere esaminata sotto il triplice aspetto della conquista, della navigazione e del commercio. Elementi nuovi nella storiografia portoghese, cioè la glorificazione della patria e la preoccupazione letteraria, si affermano in queste Décadas, scritte in tono epico con l'intento di mettere in evidenza quali varie e potenti popolazioni i Portoghesi avevano conosciuto e dominato in Oriente. E, se l'entusiasmo patriottico indusse qualche volta lo scrittore a trascegliere gli elementi che solo si addicevano al suo scopo, e proprio per questo gli impedì la valutazione dei fatti con spirito sempre libero di preconcetti, d'altra parte però è innegabile che la narrazione si presenta logica e organica nel suo svolgimento: il B. vi creò una prosa d'arte ammirevole per copiosità e limpidezza, per eleganza ed equilibrio: conseguenza questa anche dell'ammirazione per Livio, che pure gli suggerì i sovrabbondanti discorsi dei suoi personaggi. L'opera fu proseguita da Diogo do Couto (Decadi IV-XII) e da A. Bocarro (Decade XIII).
Bibl.: La migliore edizione delle Décadas è del 1778 (Lisbona); cfr. su di lui M. S. de Faria, Vida de João de Barros, in Discursos varios politicos, 1624, ff. 22-59; Ristampata nell'ed. del 1778 delle Décadas, IX, pp. 3-74; Th. Braga, J. de B. e os rudimentos da Epopea portugueza, in Historia de Camões, 1875, parte 3ª, pp. 341-353.