Gottsched, Johann Christoph
Filosofo e letterato (Juditten, Königsberg, 1700 - Lipsia 1766). Figlio di un pastore protestante, iniziò studi di teologia, passando però presto alla filosofia e alla letteratura. Abbandonata la Prussia Orientale per il timore di essere arruolato, data la sua altezza, fra i gendarmi del re, passò a Lipsia, ove nel giro di pochi anni divenne figura preminente della vita culturale locale. Nel 1727 divenne «Senior» e riorganizzatore della Deutsche Gesellschaft, nel 1730 prof. di poetica e nel 1734 prof. di logica e metafisica presso l’univ., di cui fu a più riprese anche rettore. Nel decennio fra il 1730 e il 1740, vero praeceptor Germaniae, dominò la scena letteraria tedesca, per poi decadere sotto i colpi delle critiche mossegli da più parti, violente e coerenti in partic. quelle provenienti dagli svizzeri J.J. Bodmer e Breitinger. Seguace della filosofia di Wolff, ne accentuò la sistematicità ai fini della riforma linguistica e letteraria che promosse con tenacia. Fra il 1725 e il 1727 pubblicò, sul modello delle riviste inglesi, Die vernünftigen Tadlerinnen e Der Biedermann, organi di diffusione delle idee morali ed estetiche illuministiche, concepite con spirito di intransigente coerenza. Nel 1730 usciva, in prima edizione, il Versuch einer critischen Dichtkunst vor die Deutschen, testo fondamentale della poetica illuministica prelessinghiana, ricco di nuove acquisizioni rispetto alle vacuità del barocco ma anche di molte caducità pedantesche. Interessato in special modo a una riforma del teatro nel senso di una sua moralizzazione e di un suo maggior impegno culturale, G. scrisse, come esemplificazione, il poco originale e pochissimo teatrale dramma Der sterbende Cato (1731); nello stesso tempo si univa ai coniugi Neuber, capocomici di buon nome, per combattere sulla scena il teatro di eredità barocca nelle sue varie e deteriori espressioni. A coronamento della sua attività in questo campo, fra il 1740 e il 1745 pubblicò i 6 voll. della Deutsche Schaubühne nach den Regeln der alten Griechen und Römer eingerichtet, raccolta di drammi ritenuti da G. esemplari, per lo più traduzioni di autori francesi (Racine, Corneille, Voltaire, Destouches, Molière), ma anche lavori originali della moglie dello stesso G., di J.E. Schlegel e di Quistorp. Il successivo Nötiger Vorrat zur Geschichte der deutschen dramatischen Dichtkunst (1757-65), concepito e scritto in epoca di fortuna declinante e incompiuto, risulta valido come contributo erudito assai più che come palestra di esercitazioni polemiche. Più importante fu la riforma linguistica che G. volle introdurre con la sua Deutsche Sprachkunst (1748), riorganizzazione sistematica di un linguaggio corretto e razionale che contribuì molto all’unificazione linguistica tedesca.