LAMBERT, Johann Heinrich
Matematico, fisico e filosofo, nato di famiglia francese a Mulhouse (Alsazia) il 26 agosto 1728, morto a Berlino il 25 settembre 1777. Figlio d'un sarto, fu dapprima contabile in un'officina. Poi, come istitutore presso una ricca famiglia, viaggiò per l'Europa, stringendo rapporti con scienziati di varî paesi. Membro dell'Accademia di Monaco dal 1759, fu nel 1765 eletto socio dell'Accademia delle scienze di Berlino.
Come matematico, il L., pur non assurgendo a opere di grande portata, lasciò, in campi svariati, lavori ricchi d'idee originali e feconde, caratterizzati da un rigore logico singolare per quei tempi. Si occupò di teoria dei numeri, di equazioni algebriche, di serie; riconobbe, come caratteristica dei numeri razionali, la sviluppabilità in decimali periodici; dimostrò l'irrazionalità del rapporto π della lunghezza della circonferenza al diametro; introdusse l'uso delle funzioni iperboliche nei problemi trigonometrici; sviluppò per primo una geometria della sola riga; recò contributi personali alla cartografia e alla prospettiva. La sua Freie Perspektive (1ª ed., Zurigo 1759) è ancora oggi interessante e la sua Theorie der Parallellinien (Lipsia 1786), in cui egli, presumibilmente sotto l'influsso dell'opera di G. Saccheri, pone nella sua vera luce il problema critico del V postulato di Euclide, lo colloca fra gl'immediati precursori delle geometrie non euclidee. Fuori del campo strettamente matematico, il L., oltre che di varî problemi di fisica (fotometria, pirometria, igrometria), si occupò di meccanica celeste, scoprendo, per via sintetica, un'elegante relazione fra il tempo che una cometa impiega a percorrere un arco della sua orbita, la corda di quest'arco e i due raggi vettori estremi (teorema del L.); e nelle sue Kosmologische Briefe über die Einrichtung des Weltbaues (Augusta 1761), concepite nelle loro linee fondamentali sin dal 1748, sviluppò una teoria della costituzione dell'universo, che presenta profonde analogie con quella di I. Kant (1755) a lui ancora ignota.
Dal punto di vista filosofico le sue opere principali sono le seguenti. Del 1761 (quindi contemporaneo alla pubblicazione delle Kosmologische Briefe) è un primo saggio sul Criterium veritatis (rimasto manoscritto, e pubblicato da K. Bopp nel 360 Ergänzungsheft delle Kantstudien, Berlino 1915), in cui sono discussi i criterî cartesiano e wolffiano della verità. Dell'anno seguente è la trattazione Über die Methode, die Metaphysik, Theologie und Moral richtiger zu beweisen (edito dal Bopp nel 42° dei cit. Ergänzungshefte, Berlino 1918), scritta per il famoso concorso dell'Accademia di Berlino al quale parteciparono anche il Mendelssohn e il Kant, e diretta a dimostrare l'esistenza di un metodo deduttivo capace di fornire alla filosofia certezza non minore di quella delle scienze matematiche. Ma la gnoseologia del L. è particolarmente sviluppata nelle due maggiori opere da lui pubblicate, il Neues Organon oder Gedanken über die Erforschung und Bezeichnung des Wahren und dessen Unterscheidung von Irrtum und Schein (2 voll., Lipsia 1764) e la Anlage zur Architektonik oder Theorie des Einfachen und Ersten in der philosophischen und mathematischen Erkenntnis (2 voll., Riga 1771). Il Neues Organon è distinto in quattro parti: la Dianoiologie, che elabora la logica formale wolffiana, con tentativi di simboleggiamenti geometrici; la Alethiologie, che studia la più elementare materia del sapere, punto di partenza di ogni definizione e argomentazione logica, e la trova nei concetti più semplici e irriducibili ad altri; la Semiotik, che indaga le forme della migliore manifestazione possibile della verità, e si riconnette al Leibniz nell'ideale dell'universale lingua filosofica e del calcolo logico; la Phänomenologie, che dà una teoria del modo di presentarsi dei fenomeni naturali, destinata a servire di fondamento metodologico a ogni scienza sperimentale, stabilendo come possano distinguersi, nell'esperienza, gli elementi soggettivi da quelli oggettivi. La Architektonik integra l'Organon specialmente nell'aspetto ontologico, mostrando come le realtà pensabili, studiate nell'Alethiologie e costituenti l'infinito regno della verità logica, abbiano bisogno di una "forza" per diventare esistenti, e riconnettendosi così all'idea leibniziana della divina attuazione del mondo reale come ottimo tra i mondi possibili. Il L. resta quindi, con ciò, essenzialmente leibniziano e prekantiano, benché la sua accettazione di vedute dell'empirismo e il suo intento di una metodologia della metafisica lo abbiano fatto spesso accostare al Kant. E col Kant, che egli invitò a una specie di collaborazione intellettuale, egli ebbe un cordiale e interessante carteggio (compreso nel Deutscher Gelehrter Briefwechsel del L., edito da J. Bernoulli, Berlino 1781 segg.), senza peraltro che tale collaborazione potesse aver luogo. Tra gli scritti filosofici sono infine da ricordare anche le Logische und philosophische Abhandlungen (a cura del Bernoulli, Berlino 1782) e il Monatsbuch (edito dal Bopp nelle Abhandlungen d. bayrich. Akad., math.-phys. Kl., XXVII, Monaco 1915).
Bibl.: Opere principali: Graf, Erhard e Huber, J. H. L. nach seinem Leben und Wirken, 1829; R. Zimmermann, L. der Vorgänger Kants, Vienna 1879; J. Lepsius, J. H. L., Monaco 1881; O. Baensch, J. H. L.s Philosophie und seine Stellung zu Kant, Tubinga 1902; Krienelke, L.s Philosophie der Mathematik, Berlino 1909. Più ampia bibliografia nella rassegna degli studî sul L. premessa dal Bopp alla citata ediz. del Monatsbuch.