Goethe, Johann Wolfgang von
Lo scrittore che si definì un "beniamino degli dei"
Vissuto tra la seconda metà del Settecento e la prima dell'Ottocento, Johann Wolfgang von Goethe è considerato il più grande scrittore di lingua tedesca e uno dei massimi poeti europei. La ricchezza della sua ispirazione, la vastità degli interessi artistici e scientifici, l'impegno nella vita culturale e politica del suo tempo, gli hanno garantito una fama immediata quanto duratura
Goethe nasce a Francoforte sul Meno nel 1749. Studia legge a Lipsia, dove inizia a comporre poesie e commedie, e dal 1770 prosegue gli studi a Strasburgo. Sono anni decisivi di letture e di riflessioni, che segneranno la prodigiosa produzione del quinquennio successivo.
Grazie agli incontri di questi anni e ai primi impegni letterari, tra cui in particolare un dramma sulla storia di un cavaliere del 16° secolo che lotta e muore per la causa del popolo e per la giustizia, Goethe dà il suo apporto al recupero di interesse per il Medioevo e al movimento dello Sturm und Drang ("Tempesta e assalto"), che pone al centro della riflessione artistica l'esaltazione del genio. A questo clima appartengono le liriche ispirate alla natura come forza primigenia, gli inni dedicati a figure quali Maometto, Prometeo, il Titano o il Viandante, ma soprattutto il romanzo epistolare I dolori del giovane Werther (1774), che prende spunto da una tragica vicenda d'amore contemporanea. Il romanzo, che porta in primo piano i diritti del cuore e il senso della natura, ha un enorme successo in Europa e suscita numerose imitazioni sul terreno della letteratura (il cosiddetto wertherismo), ma anche su quello del comportamento (i numerosi suicidi) e perfino della moda (il frac azzurro e il gilè giallo).
Nel 1775 lo scrittore risponde all'invito del duca Carlo Augusto di Sassonia-Weimar, che gli propone di trasferirsi alla sua corte, e accetta di occuparsi della vita amministrativa e politica del piccolo ducato, di cui, dopo essere stato insignito del titolo nobiliare, diventa anche ministro. A Weimar, il piccolo Stato che Goethe riuscirà a trasformare in una capitale dell'arte e della cultura, un punto di riferimento importante è l'amicizia con Friedrich Schiller. Il decennio che segna il più intenso scambio intellettuale tra i due poeti, dal 1794 fino alla morte di Schiller nel 1805, coincide con la fase culminante del classicismo tedesco.
Goethe, che nella ricerca artistica è sempre proteso verso nuovi traguardi, sul terreno della politica è sostanzialmente un conservatore e guarda alla Rivoluzione francese come all'irruzione del caos nel mondo, in opposizione all'idea di una graduale evoluzione che governa gli eventi umani e naturali. Tuttavia, dopo aver incontrato a Erfurt nel 1808 Napoleone, Goethe rimarrà per il resto della vita un suo ammiratore ‒ esibendo sempre con orgoglio il distintivo della Legion d'onore che l'imperatore dei Francesi gli aveva conferito in tale occasione ‒ e considererà con spirito critico le guerre di liberazione antinapoleoniche.
Nel 1786 parte per l'Italia, che attraversa con tappe fondamentali a Padova, Venezia, Roma, Napoli e Palermo (ricordate in Viaggio in Italia, pubblicato in tre parti fra il 1816 e il 1829) e i cui paesaggi fissa in vari disegni. Nel "paese dei limoni" Goethe trova realizzata quella sintesi di natura e arte, spiritualità e sensualità cui tende; in particolare il soggiorno romano segna il momento della rinascita poetica (Elegie romane, 1788-89). Molte delle liriche e delle ballate di Goethe avrebbero poi offerto i testi per la composizione di Lieder a Franz Schubert (Margherita all'arcolaio, Il re degli elfi) e a Robert Schumann.
Con i drammi in versi Ifigenia in Tauride (1787) e Torquato Tasso (1790) Goethe inaugura la sua fase classica: nella rielaborazione del mito di Ifigenia l'umanità della mite sacerdotessa, contrapposta agli dei che richiedono sacrifici cruenti, risulta vincitrice sulla violenza; mentre nel Tasso, dramma dedicato al poeta italiano alla corte di Ferrara, Goethe rappresenta il contrasto tra poesia e vita nell'esperienza dell'artista che, chiuso nelle sue passioni, si confronta con le leggi, l'ordine e la morale della corte.
Di ben più vasta portata è il confronto con le potenze divine e demoniache di Faust, il protagonista del grande poema drammatico che Goethe rielaborò per oltre trent'anni: dalla prima, incompleta stesura del 1775 (l'Urfaust), alla redazione finale della prima parte apparsa nel 1808.
Il Faust ripercorre il dramma della conoscenza dell'uomo che, non appagato dallo studio delle scienze umane, aspira all'esperienza diretta delle forze della natura. Faust è condotto attraverso i piaceri del mondo: dalla cucina della strega che con un filtro gli restituisce la giovinezza, al sabba di demoni e streghe, alla casa di Margherita, la donna amata e abbandonata che impazzisce, uccide il suo bambino, ma in punto di morte è salvata dalle forze celesti. Diventato colonizzatore di terre, Faust cercherà l'appagamento nella vita attiva. Ma il diavolo, che nelle vesti di Mefistofele gli aveva promesso la felicità in cambio della sua anima, perderà la scommessa, perché Faust al momento della morte trova la redenzione.
Dopo il ritorno a Weimar, dove risiede fino alla morte sopravvenuta nel 1832, insieme al Faust Goethe riprende in mano un progetto giovanile e, dopo un lavoro di vent'anni, nel 1796 pubblica Gli anni di noviziato di Wilhelm Meister, uno dei massimi esempi di romanzo di formazione. L'evoluzione interiore del giovane Wilhelm sarà il tema di un nuovo romanzo, Gli anni di peregrinazione di Wilhelm Meister, di cui la prima edizione appare nel 1829.
Se Faust, con la sua spinta a superarsi continuamente, è il personaggio nel quale Goethe si è maggiormente identificato, Affinità elettive (1809), romanzo sulla passione amorosa in età adulta, segna un momento fondamentale nell'opera del poeta. Goethe, che racconta qui la storia di due coppie, dipinge anche la fine di un'epoca, quella della vecchia Europa del tardo Settecento, e di una classe sociale, la piccola aristocrazia terriera. Per descrivere la fine di un mondo Goethe si serve di riferimenti presi dalla chimica, scienza chiamata dai suoi contemporanei 'arte della separazione'. Il termine e il concetto di affinità elettiva risalgono, infatti, a un chimico svedese del Settecento; a essi Goethe si richiama per definire quell'attrazione tra diversi elementi che determina una separazione e una nuova composizione. Attraverso la chimica e il caso di due coppie di elementi che, entrati in contatto tra loro, si dividono per costruire una nuova combinazione, Goethe narra l'attrazione incrociata tra quattro personaggi che non sanno rinunciare ai legami reciproci, pur protesi verso altre scelte.
Goethe guarda ai processi che avvengono in natura come al risultato non di trasformazioni improvvise e violente, ma piuttosto di un'evoluzione lenta e continua. Le sue idee seguono fondamentalmente la linea delle teorie sostenute da naturalisti settecenteschi quali Linneo o Lazzaro Spallanzani.
Fra le teorie sull'origine della Terra dominanti nella sua età ‒ il vulcanismo che considerava come fenomeno geologico originario le eruzioni vulcaniche, e il nettunismo che, invece, vedeva nell'acqua la spinta propulsiva primaria (geologia) ‒ Goethe, coerentemente con il principio 'evoluzionista' da lui professato, fu un difensore dell'idea nettunista. La metamorfosi, intesa come la trasformazione dinamica di un organismo, diventerà così per Goethe il principio di ogni forma vivente. Su questa base è fondato il suo studio sulla Metamorfosi delle piante, nato dall'intuizione dell'idea di "pianta originaria" che gli era venuta a seguito della visita all'Orto Botanico di Palermo.
Tra gli interessi scientifici di Goethe, che si estendono dalla geologia alla mineralogia alla botanica, uno spazio importante ha l'ottica. Nella sua Teoria dei colori viene messa in discussione l'ipotesi di Isaac Newton, secondo il quale i colori derivano dalla rifrazione della luce bianca. Per Goethe invece, che si richiama al principio della polarità naturale presente nel movimento di sistole (contrazione) e diastole (distensione) o di ispirazione ed espirazione, i colori sono da ricondurre all'unione di luce e oscurità.