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CONRAD, Joseph

di Enrico Caprile - Enciclopedia Italiana (1931)
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CONRAD, Joseph

Enrico Caprile

Romanziere inglese, nato il 3 dicembre 1857 in Ucraina da famiglia polacca, morto il 3 agosto 1924 a Bishopsbourne (Kent). Il suo vero nome era Teodor Józef Konrad Korzeniowski. Il padre, uomo di lettere e patriota, fu implicato nei moti insurrezionali polacchi del 1863. I primi contatti con la letteratura inglese li ebbe attraverso traduzioni polacche di Shakespeare, Dickens, ecc. Più tardi il Marryant e Fenimore Cooper gl'ispirarono la passione per la vita del mare che egli vedeva sotto gli aspetti eroici e romantici suggeritigli dalle letture fatte. A 17 anni s'imbarcò a Marsiglia come semplice mozzo su una nave francese. Per tre anni navigò su navi francesi specialmente toccando porti del Mediterraneo, poi, nel 1878 s'imbarcò sotto bandiera inglese e nel 1884 conseguì il brevetto di capitano naturalizzandosi suddito britannico. Prima come terzo ufficiale poi come capitano comandante di una nave del British Merchant Service, ebbe modo di percorrere tutti i mari, di toccare innumerevoli porti, specialmente quelli dell'Asia, dell'Oceania e dell'Africa. Il suo acuto spirito d'osservazione lo portò durante quegli anni a fare una messe larghissima d'osservazioni, di studî, di considerazioni, su uomini, luoghi e fenomeni naturali, a cui attinse poi durante anni d'ininterrotta produzione letteraria.

Nel primo romanzo, Almayer's Folly, l'indimenticabile figura di Almayer gli fu suggerita da un individuo da lui effettivamente conosciuto. Alla pubblicazione del libro (1895), si riconobbe nel C. un nuovo scrittore in possesso d'una lingua faticosamente elaborata e migliorata attraverso uno sforzo costante. Il suo stile ha un ritmo che si adatta mirabilmente all'idea e all'avvenimento da esprimere.

Intanto, dopo venti anni di navigazione il C. aveva abbandonato il mare (1894) e si era stabilito in Inghilterra dedicandosi esclusivamente alla letteratura. I primi anni della nuova vita furono fecondissimi, ma nonostante la buona accoglienza fatta da un'élite di letterati a ogni suo nuovo romanzo, il gran pubblico non rispondeva come e quanto egli avrebbe voluto. Ne conseguiva anche che essendo egli uno scrittore lentissimo, il lavoro non proseguiva spedito e redditizio. Questo complesso di cose lo indusse a fare un tentativo per tornare al mare; fu infruttuoso, ma gli procurò una piccola pensione che gli permise di rimettersi al lavoro con rinnovato ardore.

Realista, sotto certi aspetti, per l'immediatezza e crudezza dell'espressione e per la capacità d'isolare e fissare una scena con grande potenza di visione, cogliendone i minimi particolari, il C. è tuttavia condotto a questo suo atteggiamento dalla convinzione che dalle cose minime derivino molto spesso le conseguenze maggiori, non logicamente ma in modo fortuito. Di qui il senso di mistero e di destino che cova in fondo ai suoi romanzi e di qui anche il suo concepire la vita come un complesso di fatti, determinati, coscientemente o no, dagli uomini stessi, che lottano per sottrarvisi, ma ne rimangono quasi sempre vinti. Questa concezione, fondamentalmente fatalistica e pessimistica, palesa l'origine slava del C., ma conferisce alle sue narrazioni una significazione, un valore drammatico che investe gli uomini e il paesaggio, facendo spesso di quest'ultimo lo strumento delle forze che dominano i personaggi e trasportando inavvertitamente l'intera vicenda sopra un piano quasi simbolico. Malgrado le critiche che sono state mosse recentemente al suo stile per la frequenza dei barbarismi e per la cadenza musicale esotica del discorso, non a torto il C. è quasi unanimemente considerato un classico, in quanto, pur essendo una delle maggiori espressioni di quel cosmopolitismo letterario che per tanta parte si riallaccia allo Stevenson, la sua opera si rifà alla tradizione classica inglese; molte delle espressioni e movenze inusitate della sua prosa rappresentarono un arricchimento della prosa inglese: tanto che il suo influsso ha potuto estendersi in Inghilterra anche all'infuori del genere narrativo da lui coltivato.

Opere: Romanzi, racconti e novelle: Almayer's Folly: A Story of an Eastern River (1895); An Outcast of the Islands (1896); The Nigger of the Narcissus (1897, pubblicato in America sotto il titolo: Children of the Sea); Tales of Unrest (1898); Lord Jim (1900); The Inheritors: an Extravagant Story (scritto in collaborazione col romanziere Ford Madox Hueffer, noto in arte col nome di Ford Madox Ford, 1901); Youth: a Narrative, and two other Stories (1902); Typhoon, and other Stories (1903); Romance: a Novel (in collaborazione c. s., 1903); Nostromo: a Tale of the Seaboard (1904); The Secret Agent (1907); A Set of Six (1908); Under Western Eyes (1911); 'Twixt Land and Sea, Tales (1912); Chance (1914); Victory (1915); Within the Tides (1915); The Shadow Line (1917); The Arrow of Gold (1919); Tales of the Sea (1919); The Rescue (1920); The Rover (1923); Tales of Hearsay (1925); Suspense (1925). Saggi e autobiografia: The Mirror of the Sea: Memories and Impressions (1906); Some Reminiscences (1912, pubblicato in America sotto il titolo: A personal Record); Notes on Life and Letters (1921); A Book of Essays: Reminiscences (1927). Teatro: One Day More (1905). Varî romanzi e racconti sono stati ridotti per le scene e rappresentati.

Bibl.: Per la bibliografia di J. C. fino al '20 si potrà consultare utilmente: T. J. Wise, A BIbliography of the writings of J.C. (1895-1920), Londra 1920. Alcuni fra i principali studî su J.C. pubblicati in volume sono R. Curle, J. C.: a Study, Londra 1914; H. Walpole, Joseph Conrad, nuova ediz., Londra 1924; E. Bendz, J. C.: an Appreciation, Göteborg e New York 1923; R. M. Stauffer, J. C.: his romantic Realism, Boston 1922; M. David, J. C., Parigi 1930; Ford Madox Ford, J. C.: A personal Remembrance, Londra e Boston 1924; A. Symons, Notes on J.C.: with some unpublished Letters, Londra 1926; G. Jean-Aubry, J. C.: Life and Letters, Londra 1927. Vedi pure il numero di dicembre 1922 della Nouvelle Revue Française, dedicato tutto a studî e reminiscenze su Conrad, con un saggio sulla topografia delle avventure narrate nei suoi racconti e romanzi.

Vedi anche
novella Breve narrazione, per lo più in prosa, di un fatto, sia esso storico, reale, o del tutto immaginario. Oltre che per la brevità, la n. si caratterizza in origine per lo stretto legame con la narrazione orale e per la tendenza a una rappresentazione vivida e concreta; anche quando ha per tema avvenimenti ... Frank Raymond Leavis Critico inglese (Cambridge 1895 - ivi 1978), prof. nelle univ. di York (1965-68), del Galles (1969) e di Bristol (1970); fu tra i fondatori del periodico Scrutiny (che ha poi diretto fino al 1953). La sua opera ha suscitato polemiche, specie per la sistematica revisione dei giudizî di valore ormai radicati ... Piero Jahier Scrittore italiano (Genova 1884 - Firenze 1966). Appartenne al gruppo della Voce, in cui portò il lievito e il rigore morale della sua origine valdese. Combattente nella prima guerra mondiale come ufficiale degli alpini, diresse un giornale di trincea, L'Astico (1918), e curò una raccolta di Canti di ... Raffaello Brignétti Scrittore italiano (Isola del Giglio 1921 - Roma 1978); collaboratore di giornali e riviste, ha pubblicato racconti e romanzi (Morte per acqua, 1952; La deriva, 1955; La riva di Charleston, 1960; Il gabbiano azzurro, 1967, che in parte riprende il primo libro; La spiaggia d'oro, 1971; La ballata della ...
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