Chimico e farmacista (Angers 1754 - ivi 1826). Figlio di un farmacista, a partire dal 1774 studiò chimica a Parigi con H.-M. Rouelle; farmacista-capo alla Salpêtrière; ricoprì incarichi accademici in Spagna: a Madrid diresse per qualche tempo uno dei più importanti laboratori chimici dell'epoca. Fu membro (dal 1816) dell'Institut de France. Si dedicò a ricerche di chimica inorganica e organica (acido citrico, glucosio, mannitolo, ecc.). Il contributo più importante di P. allo sviluppo della chimica è stata l'elaborazione della legge che porta il suo nome, ovvero la legge delle proporzioni definite. Abilissimo sperimentatore, P. elaborò la sua legge a partire dall'analisi ponderale di minerali e di composti metallici (alcuni dei quali ottenuti per via sintetica) e la enunciò nelle sue Recherches sur le bleu de Prusse (1797). La scoperta di questa legge mise fine ad un secolare convincimento tra i chimici secondo il quale le sostanze potevano reagire tra loro in varie proporzioni, in modo "continuo", fino ad un limite massimo che era detto punto di saturazione. Tale convincimento era basato, da una parte, sull'assunzione della dissoluzione delle sostanze in un liquido come modello per le reazioni e, dall'altra, sull'idea che le circostanze sperimentali fossero in grado di modificare l'affinità chimica; in tal modo il numero dei possibili composti sarebbe stato virtualmente infinito. Ultimo sostenitore di questo punto di vista fu C.-L. Berthollet, che mise in discussione i dati delle ricerche di P. e diede vita ad una forte e celebre polemica, terminata intorno al 1808 con la conferma sperimentale della legge sulla base dei dati raccolti da P. sugli ossidi di rame e di stagno e sui solfuri.