RADOWITZ, Joseph Maria von
Nato il 6 febbraio 1797 a Blankenburg da famiglia cattolica proveniente dall'Ungheria, frequentò le scuole militari francesi. Tenente nell'esercito del regno di Vestfalia, fu ferito a Bautzen e a Lipsia. Caduto prigioniero, passò nel corpo dell'Assia, col quale partecipò alla campagna di Francia del 1814. Espulso dall'Assia perché coinvolto in intrighi di corte, entrò nel 1823 nello Stato maggiore prussiano divenendo il confidente del principe ereditario e membro influente di quel gruppo che, intorno al principe, manteneva vive le idee dell'epoca delle guerre di liberazione e che aveva per organo il Berliner politisches Wochenblatt. Avversato dai reazionarî, fu allontanato da Berlino nel 1836, ma inviato come plenipotenziario militare alla dieta federale di Francoforte. Nel 1840, salito al trono Federico Guglielmo IV, fu incaricato di trattative a Vienna e presso altre corti tedesche per una riforma del Bund tedesco. In un celebre memoriale del 1847 sostenne, contro i circoli di corte, l'idea di porre la Prussia, mediante concessioni in senso liberale, alla testa del movimento unitario tedesco. Scoppiati i moti del '48, si dimise dall'esercito ed eletto deputato capeggiò al parlamento di Francoforte l'estrema destra. Chiamato a Berlino, riuscì a far accettare dal governo il suo progetto di un'unione tedesco-austriaca, cioè di un'alleanza tra l'Austria e una federazione di stati tedeschi: in questo stato federale il potere legislativo sarebbe dovuto essere affidato a un collegio di principi e a una camera popolare, mentre il potere esecutivo era assegnato alla Prussia, che teneva pure la presidenza. Il piano ebbe un inizio di attuazione nel 1849, ma fallì per l'opposizione dell'Austria e della Baviera. Il R. rinnovò i suoi tentativi al parlamento di Erfurt come commissario del consiglio dell'Unione, ma urtò contro le diffidenze degli altri stati tedeschi.
Dopo alcuni gravi insuccessi della diplomazia prussiana, il re lo nominò il 26 settembre 1850 ministro degli Esteri. Ma la pressione della Russia, che sosteneva l'Austria, l'ostilità del partito di corte l'impreparazione militare e l'indecisione del re determinarono la sua sconfitta in varie questioni (Schleswig-Holstein, Assia, ecc.). Chiese allora la mobilitazione proponendo la convocazione delle camere e un manifesto alla nazione, ma il re non lo sostenne. Il 2 novembre si dimetteva ritirandosi a vita privata a Erfurt, dove pubblicò i suoi discorsi e scritti di storia, arte e religione. Riammesso in servizio nel 1852 come generale ispettore, moriva a Berlino il 25 dicembre 1853.
Variamente giudicato (Bismarck lo chiamò "abile guardarobiere della fantasia medievale di Federico Guglielmo"), il R. fu senza dubbio una forte intelligenza politica, che nella storia dell'idea nazionale tedesca rappresenta la fase intermedia tra l'età di Stein e quella di Bismarck.
Opere: Gespräche aus der Gegenwart über Staat und Kirche, Berlino 1846; Deutschland und Friedrich Wilhelm IV., ivi 1848; Neue Gespräche, aus der Gegenwart über Staat und Kirche, ivi 1851; Gesammelte Schriften voll. 5, ivi 1852-1853; Ausgewählte Schriften, ed. W. Corvinus, voll. 3, Regensburg 1911; Ausgewählte Schriften u. Reden, ed. F. Meineke, Monaco 1921; Nachgelassene Briefe u. Aufzeichnuxgen, ed. W. Mösing, Stoccarda 1922.
Bibl.: P. Hassel, J. M. v. R., voll. 2, Berlino 1905; F. Meineke, R. und die deutsche Revolution, Berlino 1913.