PRIESTLEY, Joseph
Chimico e filosofo, nato il 13 marzo 1733 a Fieldhead presso Leeds, morto a Northumberland in Pennsylvania, nel 1804. Fu educato da una zia paterna nei severi principî del presbiterianismo. Giovanissimo apprese il latino, il greco, l'ebraico, il francese, il tedesco, l'italiano. Si dedicò con predilezione a studî teologici: divenne predicatore di una congregazione di dissidenti e fondò a Nantwich una scuola. Nel 1761 fu chiamato a Warrington a insegnarvi le lingue. Fino dal suo soggiorno a Nantvrich fu preso da una viva predilezione per le scienze sperimentali: un viaggio a Londra lo mise in comunicazione con R. Price e B. Franklin. Nel 1767 fu nominato membro della Royal Society di Londra. Grazie alla liberalità di W. Petty, conte di Shelburne, poté montare un laboratorio, dove iniziò i suoi lavori sui gas. Studiò anzitutto l'anidride carbonica, la sua solubilità in acqua e prese un brevetto per fabbricare acque gassose artificiali. Scoprì che le piante sotto l'azione della luce solare rendono respirabile l'aria carica di anidride carbonica. Scoprì poi l'ossido d'azoto che ottenne (1772) raccogliendo su mercurio i vapori rossi formati dall'azione del rame sull'acido nitrico e constatò che questo gas incoloro tornava rosso in contatto dell'aria. Bruciando (1773) carbone, acceso dall'esterno con una lente, in un vaso di vetro chiuso e assorbendo con la calce il gas prodotto, notò la scomparsa di un quinto del volume dell'aria e che il gas residuo non manteneva la combustione. Ma per le sue idee flogistiche, che egli seguì tenacemente per tutta la vita, non poté interpretare né questa esperienza, né la precedente dell'ossido d'azoto: per lui ciò che oggi chiamiamo azoto era aria flogistizzata; l'ossigeno che scoprì in seguito era aria deflogistizzata. Nel 1773, tenendo lungamente l'ossido d'azoto in contatto con limatura di ferro, ottenne un gas (protossido d'azoto), che egli confuse con l'ossigeno, errore facilmente comprensibile. Poi scoprì il gas acido cloridrico, il gas ammoniaco, l'anidride solforosa. Infine nel 1774 scoprì l'ossigeno, che ottenne per riscaldamento dell'ossido rosso di mercurio, ottenuto alla sua volta per riscaldamento del mercurio all'aria.
La scoperta dell'ossigeno fu resa nota dal chimico svedese R. W. Scheele nell'anno seguente; in seguito questi dimostrò all'Accademia svedese che tale scoperta era stata da lui fatta nel 1773, ma, non avendola resa pubblica, il vanto spetta al P. Questi chiamò l'ossigeno aria deflogistizzata: riconobbe che era un po' più pesante dell'aria e che con l'idrogeno formava un miscuglio esplosivo.
Nel complesso l'opera sperimentale di P. è grande e ammirevole e, senza l'infatuazione alchimistica che non gli ha permesso d'interpretare giustamente gl'importanti fatti da lui scoperti, si potrebbe considerare il vero fondatore della chimica moderna. P. ha scoperto e messo a disposizione un'enorme massa di materiale utile, col quale il genio di Lavoisier doveva edificare la nuova chimica.
La sua opera scientifica più importante è Experiments and Observations on different Kinds of Air, voll. 6, 1774-86.
Come filosofo, il P. appartiene soprattutto alla storia della psicologia inglese del Settecento. Sue opere principali, in questo campo, sono le seguenti: An examination of Reid's Inquiry, Beattie's Essay... and Oswald's Appeal, ecc. (Londra 1774: è, come mostra il titolo, una critica della psicologia della scuola scozzese); Hartley's Theorie of human mind on the principles of the association of ideas (Londra 1775); Disquisitions relating to matter and spirit (Londra 1777); The doctrine of philosophical necessity (Londra 1777); Free discussions of the doctrines of materialism (Londra 1778: è una replica a R. Price, che lo aveva combattuto nelle Letters on materialism and philosophical necessity, apparse nello stesso anno). Da ricordare inoltre sono le Letters to a philosophical unbeliever (Bath 1780) e An essay on government (Londra 1768), in cui appare la formula della "massima felicità del massimo numero", poi resa celebre da Geremia Bentham (e v. complessivamente la silloge Theological and Miscellaneous Works, in voll. 26, a cura di J. Towil Rutt, Londra 1817-32, dedicata alle opere di argomento non scientifico). Nella sua dottrina, il P. è uno scolaro del Hartley, ma spinge la psicologia associazionistica di questo a conclusioni nettamente materialistiche: la psicologia deve risolversi in fisiologia del sistema nervoso, e l'etica dev'essere scienza dei moti necessarî dell'azione al pari della fisica. A queste tesi fa peraltro contrasto, nel P., il persistere di convinzioni ortodossamente dualistiche nel campo metafisico-teologico.
Bibl.: Per la biografia: J. Carry, The Life of J. Priestley, Londra 1804; H. Brougham, Works, I, Edimburgo 1872, pp. 68-90. Sul pensiero B. Schoenlank, Hartley u. P., die Begründer des Assoziationismus in England, Halle 1882; G. Thorpe, in Hibbert Journal, XI (1913), p. 29) segg.