Scienziato (Bologna 1737 - ivi 1798). Allievo del chimico I. B. Beccari, del chirurgo G. A. Galli e dell'anatomista D. G. Galeazzi all'università di Bologna, G. si laureò in medicina e in filosofia, secondo l'uso del tempo, nel 1759. Insegnò quindi anatomia e ostetricia presso l'Accademia delle scienze e l'università di Bologna dal 1769 al 1797, quando perse l'insegnamento per essersi rifiutato di giurare fedeltà alla Repubblica Cisalpina. Pur praticando anche la professione medica, G. si dedicò con continuità alla ricerca sperimentale. Le sue indagini culminarono con la pubblicazione del trattato "sulle forze dell'elettricità nel moto muscolare" (De viribus electricitatis in motu musculari, 1791), che gli assicurò rapidamente fama europea e che impose il "galvanismo" come uno dei temi fondamentali della ricerca scientifica tra Settecento e Ottocento. All'origine dell'interesse di G. per lo studio dell'elettricità nel mondo animale vi erano tre tradizioni di ricerca, in parte convergenti. La prima risaliva all'inizio del Settecento e perseguiva l'applicazione di metodologie fisiche e chimiche allo studio degli organismi. La seconda, sviluppatasi intorno alla metà del secolo, esplorava le possibilità di un uso terapeutico dell'elettricità. La terza, alimentata da alcune speculazioni di I. Newton, postulava un'affinità o addirittura l'identità tra il "fluido elettrico" dei fisici e il "fluido nervoso" dei fisiologi. Nel De viribus G. si propose di dimostrare che gli "spiriti animali" della fisiologia antica e seicentesca erano in effetti "elettricità nascosta nei nervi" e che questa elettricità aveva caratteristiche simili o forse coincidenti con quelle dell'elettricità comune. Fervente cattolico qual era, G. riteneva che ciò fosse compatibile con l'esistenza di un'anima, saggia amministratrice dei fluidi animali. I delicati esperimenti illustrati nel De viribus si prestavano a interpretazioni contrastanti, che alimentarono la celebre controversia tra G. e A. Volta. Ad alcune delle obiezioni mossegli G. rispose con nuovi, importanti esperimenti descritti nell'anonimo trattato Dell'arco conduttore (1794) e nelle Memorie sulla elettricità animale (1797). Dopo un temporaneo abbandono, conseguente ai successi riportati da Volta nella controversia, le esperienze galvaniane furono riprese e approfondite da studiosi come L. Nobili, C. Matteucci e soprattutto E. Du Bois-Reymond. Questi, nel quarto decennio dell'Ottocento, sostenne con nuove esperienze che esiste davvero un'elettricità propria degli animali, capace di spiegare, insieme con l'elettricità dei conduttori studiata da Volta, le contrazioni osservate da G. nelle rane dei suoi celebri esperimenti.