STALIN, Josif Vissarionovič (XXXII, p. 460)
Anche se fortissima, la posizione di Stalin nel 1936 era ancora minacciata dal persistere di tenaci opposizioni tra gli elementi della vecchia guardia rivoluzionaria bolscevica. Perciò egli decise di procedere con energia alla liquidazione delle resistenze, iniziando una serie di grandi processi, che coinvolsero un elevato numero di altissime personalità dell'Unione sovietica, tra le quali l'ex-presidente del Consiglio dei commissarî del popolo Rykov, il capo della polizia Jagoda, il vice-commissario agli Esteri Krestinskij, il capo di stato maggiore dell'armata rossa Michajl Nikolajevič Tuchačevskij, Bucharin, Radek, Pjatakov, ecc. Generalmente fu mossa agli imputati l'accusa di alto tradimento, di sabotaggio e di spionaggio a favore di potenze estere. Entro il 1938 ogni forma di opposizione si poteva considerare definitivamente eliminata e di pari passo procedeva, con notevoli risultati, l'industrializzazione e la collettivizzazione agraria del paese.
La nuova costituzione del 1936 (detta "staliniana"), elaborata da una speciale commissione presieduta da Stalin stesso, sancì la liquidazione della proprietà privata dei mezzi di produzione, concedendo inoltre a tutti i lavoratori dell'Unione sovietica il diritto di pronunciare il proprio giudizio sui dirigenti comunisti mediante periodiche elezioni da svolgersi, almeno teoricamente, in piena libertà e con assoluta segretezza di voto. Le prime elezioni ebbero luogo il 12 dicembre 1937 e dettero il 96% circa dei voti alla lista dei candidati comunisti ed indipendenti.
Nel campo della politica estera Stalin fu, fino al 1939, sostenitore della "sicurezza collettiva" in seno alla Società delle Nazioni. Ma l'incerta condotta politica dei governi europei occidentali e la pericolosa instabilità dei rapporti con la Germania e col Giappone (violenta campagna di stampa nazista contro l'URSS e incidenti alla frontiera russo-manciuriana della primavera del 1939) lo spinsero ad un mutamento di rotta, che portò alla sostituzione del commissario per gli Esteri Litvinov con Molotov e alla firma di un patto di non aggressione con la Germania (23 agosto 1939). Scoppiata la guerra in Europa, la frontiera occidentale dell'URSS, venne spostata verso il cuore dell'Europa mediante l'annessione dell'Ucraina e della Russia bianca polacche, delle tre repubbliche baltiche, della Bessarabia e di parte della Bucovina. Una breve e violenta guerra contro la Finlandia portò ad una rettifica delle frontiere tra questo paese e l'URSS. Contemporaneamente Stalin ordinò, in previsione di un prossimo attacco da parte della Germania, il rafforzamento dell'industria pesante dell'Unione sovietica, con speciale riguardo per quella recentemente impiantata nella regione degli Urali e nella Siberia centrale.
Il 6 maggio 1941, poche settimane prima dello scoppio della guerra tra Germania e URSS, Stalin fu nominato presidente del consiglio dei commissarî del popolo. Il 30 giugno 1941, mentre le truppe tedesche penetravano profondamente nel territorio sovietico puntando verso Mosca, egli costituì un Comitato per la difesa nazionale, del quale entrarono a far parte, sotto la sua presidenza, Molotov, Vorošilov, Malenkov e Beria, cui si aggiunsero più tardi altre personalità. Questo comitato raccolse nelle sue mani la somma del potere. Contemporaneamente Stalin fu nominato comandante in capo delle forze armate dell'URSS e commissario per la Difesa (19 luglio 1941). Egli stesso diresse la difesa di Mosca e, fallita l'offensiva tedesca, ordinò l'inizio della controffensiva. Giunte nell'autunno dell'anno seguente le armate hitleriane alle porte di Stalingrado, Stalin comandò, con uno speciale ordine del giorno, alle truppe sovietiche di difendere ad oltranza le posizioni intorno alla città, finché non ritenne giunto il momento adatto per l'inizio del contrattacco (19 novembre 1942), che capovolse le sorti della guerra germano-sovietica. Nel novembre 1943 partecipò alla conferenza di Ṭeherān e nel febbraio 1945 a quella di Jalta. Occupata Berlino (2 maggio 1945) e terminata vittoriosamente la guerra contro la Germania (8 maggio), partecipò alla conferenza di Potsdam (17 luglio-2 agosto 1945).
La vittoria dell'URSS rafforzò la posizione personale di Stalin nell'interno del paese. Fu nominato generalissimo dell'armata sovietica, la più alta carica militare dell'URSS.