ENCINA (o Enzina), Juan del
Drammaturgo, nato nel 1469, probabilmente nel villaggio di Encina (Salamanca), da cui prese il nome; morto a León forse nel 1529. Pare che studiasse nell'università di Salamanca e che avesse a maestro il Nebrija. Fin dal 1492 prestava servizio in casa del duca d'Alba, come musico e poeta; ma nel 1498 si recò a Roma, dove pare avesse un posto di cantore nella cappella pontificia. Da papa Alessandro VI gli fu concesso, nel 1502, un beneficio in Salamanca; e nel 1510 si trovava a Malaga come arcidiacono di quella cattedrale. Tornò a Roma nel 1512; e l'anno seguente, durante una festa in casa del cardinale d'Arborea, fece rappresentare una sua opera (l'Égloga de Plácida y Vitoriano, o forse la Representación del Amor). Ritornato in Spagna, fu nominato priore della cattedrale di León. Nel medesimo anno fece un pellegrinaggio in Terra Santa, che descrisse nel poemetto della Trivagia. Ritornò poscia a Roma, ma a León passò gli ultimi anni della sua vita, dal 1526 al 1529.
Le sue opere, composte "tra i quattordici e i venticinque anni", sono comprese nel suo Cancionero: oltre un'Arte de la poesía castellana in prosa, di scarsa originalità e basata sulla precettistica del Rinascimento, esso contiene poesie di ogni genere: liriche e satiriche, componimenti allegorici ed eroici; una traduzione delle egloghe di Virgilio; cantares, villancicos, ed egloghe di carattere drammatico. Ai suoi versi adattava egli stesso la musica, che in parte ci è stata conservata: e sono soprattutto notevoli i villancicos che per la loro musicalità e spontaneità costituiscono la più schietta espressione della poesia popolareggiante del Quattrocento.
Ma l'E. ha singolare importanza come poeta drammatico, vero iniziatore del teatro spagnolo, da lui avviato dal periodo anonimo e dai timidi tentativi di Gómez Manrique verso la grande tradizione. Il Cancionero del 1496 contiene otto egloghe drammatiche di argomento religioso e due che trattano di amori pastorali; l'edizione del 1507 aggiunge un'egloga per Natale e la Representación del Amor; quella del 1509 ha in più l'Égloga de tres pastores e l'Aucto del Repelón; mentre l'egloga di Plácida y Vitoriano e quella di Cristino y Febea furono stampate separatamente.
In complesso, quindici opere drammatiche, che appattengono a due periodi diversi: le farse o egloghe della prima maniera - povere d'intreccio e di situazioni - conservano nella loro schematicità un delicato profumo di vecchia Spagna; mentre le farse del secondo periodo segnano un nuovo orientamento del teatro spagnolo, che, sotto l'impulso dei modelli italiani, passa dal chiuso mondo dei pastori e della fede all'artificio del dramma mitologico.
Ediz.: Teatro completo, a cura di M. Cañete e F. Asenjo Barbieri, Madrid 1893; El aucto del Repelón, a cura di A. Alvárez de la Villa, Parigi 1910; Representaciones, a cura di E. Kohler, in Bibl. Romanica, numeri 108-10, Strasburgo 1913; Égloga interlocutoria, a cura di U. Cronan, in Revue hisp., XXXVI (1916), p. 475 segg.; Cancionero musical de los siglos XV y XVI, Madrid 1904; M. Menéndez y Pelayo, Antolooía de poetas líricos castell. ecc., Madrid 1890-1908, VII, p.1-100; Cancionero de Uppsala, a cura di R. Mitjana, Uppsala 1909.
Bibl.: A. Graf, Studi drammatici, Torino 1878; p. 298 segg.; R. Mitjana, Sobre J. del E., Malaga 1895; id., Nuevos documentos relat. a J. del E., in Rev. de fil. españ., X (1914), p. 275 segg.; E. Cotarelo, Estudios de hist. liter., Madrid 1901, p. 103 segg.; E. Díaz Jiménez y Molleda, J. del E. en León, Madrid 1909; J. P. Wickerrshan Crawford, The source of J. del E. s Egl. de Fileno y Zambardo, in Revue hisp., XXX (1916), pp. 33 segg.; M. Menéndez y Pelayo, Hist. de la poesía castell., Madrid 1911-1916, II, p. 235 segg.; R. F. House, E. and the Egl. interlocutoria, in The Romanic Review, VII (1916), p. 459 segg.; R. Espinosa Maeso, Nuevos datos biogr. de J. del E., in Bol. d. R. Ac. esp., VIII (1921), p. 640 segg.; P. Mazzei, Contributo allo studio delle fonti ital. del teatro di J. del E. e Torres Naharro, Lucca 1922.