Julia Bluhm. Una ragazzina contro Photoshop
Anoressia e bulimia: parole che suonano come una condanna. Finalmente una quattordicenne americana ha deciso di fare la guerra al modello di donna imposto dalla società. Nasce così il movimento SPARK, con il motto ‘aboliamo il photoshop dalle riviste di moda’.
Julia Bluhm vive nel Maine, ha quattordici anni, gli occhi blu con due lampadine dentro, lentiggini che corrono per tutta la faccia e un sogno: proteggere la sua adolescenza. E quella della sua compagna di banco che è convinta di essere tutta sbagliata; di quell’altra che ogni mattina beve un frullato di aceto e caffè per poi vomitare nel corso della giornata; di quell’altra che comincia con l’eliminare il pane e poi passerà ai condimenti e finirà per togliere direttamente i pranzi, dai pranzi.
Di tutte quelle ragazze, insomma, che non solo a un certo punto vengono investite dalla più sconvolgente delle sorprese: avere un corpo e, non solo, devono anche capire che cosa farci, con quel corpo.
Inoltre, mentre sono alle prese con la rivelazione ‘misteriosa’ della loro femminilità, sono costrette a confrontarla, ancora prima che abbia modo di sbocciare naturale e uguale solo a se stessa come dovrebbe essere, con modelli che una società sempre più incosciente e spregiudicata propone.
Non c’è nemico più pericoloso per l’originalità della perfezione. Non c’è nemico più scaltro, per la formazione di una personalità. Non c’è amico migliore di ogni forma di disturbo mentale.
Ed eccola lì, la perfezione, sui cartelloni pubblicitari, in televisione, sulle copertine dei femminili, eccola ricattare tutte le non più bambine ma non ancora donne con cui entra in contatto, anche se loro non se ne accorgono, soprattutto se loro non se ne accorgono.
Non mi somigli? Chiede a tutte le Julia Bluhm del mondo la modella della campagna pubblicitaria della nuova collezione primavera-estate dell’ultimo stilista giappo-canadese che sta facendo impazzire gli States. Non mi somigli? Ma come? Perché non hai le gambe lunghe due metri e lisce e favolose come le mie?
Che ci vuole a togliere dalla pancia la pancia, come ho fatto io? E la pelle di luna? Perché io sì e tu no? Sii meravigliosa, sii finta, smetti di essere: diventa perfetta.
Stando agli ultimi dati dell’ABA, l’associazione che da più di vent’anni in Italia si occupa dei disturbi legati all’alimentazione, sono più di due milioni le ragazze (e i ragazzi: cominciano anche loro) fra i 13 e i 25 anni che soffrono gravemente di anoressia o di bulimia.
Che, insomma, non mangiano niente o mangiano e basta o vomitano e basta. Invece di vivere.
La responsabilità è tutta delle pretese a cui i corpi irreali imposti dalla società dell’immagine inchiodano i corpi reali alla ricerca di identità? Certo che no: ci sono le famiglie, le paure da non confondere coi desideri, i desideri da non confondere con le paure, c’è Edipo, c’è Narciso, ci sono mamma, papà.
Ma proprio perché quando bisogna crescere ci sono tutti questi mostri che ci danno i calci da dentro, sembra avere pensato Julia Bluhm, non possiamo almeno liberarci dei mostri che ci assalgono da fuori?
E piccola, rossa e forte come un cucciolo di leone, ad aprile dal suo blog ha lanciato, al mondo intero, una provocazione: aboliamo il Photoshop dalla rivista Seventeen. In due mesi ha fondato un vero e proprio movimento, lo SPARK, che scintilla proprio come il suo nome promette, e ha raccolto in tre settimane 84.000 firme. E allora? Sottobraccio alle sue quattro migliori amiche, con la petizione in mano, Julia si è presentata al palazzo della Hearst, nella redazione di Seventeen.
Anne Shoket, direttrice della rivista, le ha accolte prima nel suo ufficio. Poi nelle sue future intenzioni. Il New York Times ha dedicato la copertina a quelle cinque rivoluzionarie. Nightline anche.
La notizia, lieve come dovrebbe essere l’adolescenza, potente come diventa se deve difendersi, ha cominciato a girare per le testate, per i paesi.
«Seventeen ci ha ascoltate!», ha annunciato Julia la passionaria dal suo blog. «Hanno assicurato che non useranno più Photoshop per alterare le foto delle modelle! È un’enorme vittoria, sono incredibilmente felice.
Ma noi attiviste dello SPARK abbiamo pronta un’altra petizione, per Teen Vogue. Se una rivista ci ha ascoltate, possiamo provarci anche con un’altra. Scateniamo un cambiamento!». Ce la faranno?
Ce l’hanno già fatta. Perché nella confusione che c’è avere una voce su cui accordare la ricerca della propria identità è una salvezza. E quella di Julia Bluhm ama la verità.
Dei corpi, dei pensieri.
La ‘petizione’ di Julia
«Seventeen: dai alle ragazze immagini di ragazze reali. Ho sempre notato come un sacco di immagini sulle riviste appaiano modificate. Le ragazze non dovrebbero paragonare se stesse a quelle immagini. Perché sono false! Vorrei vedere ragazze normali, che assomigliano a me, in una rivista che si suppone essere destinata a me».