Regista cinematografico (Lilla 1896 - Parigi 1967). Dotato di una tecnica notevolissima e di una vena di narratore popolare, diresse molti film, resi vivi da atmosfere e personaggi magistralmente scolpiti (tra cui la La bandera, 1935; Pépé Le Moko, 1936 e Un carnet de bal, 1937).
Il suo primo lungometraggio è del 1919, Haceldama; diresse quindi, con alterni risultati ma sempre con notevoli doti professionali, 67 film, praticando più generi. Del periodo del cinema muto va ricordato Poil de carotte (1925, rifatto con migliori esiti nel 1932), mentre tra i film sonori La bandera (1935), con Jean Gabin, mostra già con precisione l'evoluzione di tematiche e tratti formali che fanno di D. uno dei protagonisti di quella stagione del cinema francese degli anni Trenta che si suole definire del realismo poetico. Il film più sintomatico di D. è Pépé Le Moko (Il bandito della Casbah, 1936), storia di un avventuriero ambientata nell'Africa coloniale; gli elementi tipici del cinema nero francese sono così bene interpretati da farne un classico. In Un carnet de bal (1937), alle prese col tema della memoria, D. sa creare situazioni suggestive con marcate venature romantiche. Emigrato in America diresse La fin du jour (Prigionieri del sogno, 1939) e La charrette fantôme (1939). Tornato in Francia cercò di riproporre le atmosfere in cui aveva ambientato molti film degli anni Trenta in Panique (1946) e in Sous le ciel de Paris (1950); lo schematismo dei temi e la ripetitività stilistıca cominciano però a farsi sentire, sia pure mantenendo una buona professionalità (Voici le temps des assassins, 1956; L'homme à l'imperméable, 1957). Assai poco si ritrova nelle due operazioni commerciali centrate sui romanzi di Guareschi Don Camillo (1951) e Il ritorno di Don Camillo (1953). L'ultimo decennio della sua attività è caratterizzato generalmente da lavori di ordinaria fattura, tra cui l'ultimo Diaboliquement vôtre (1967).