kamikaze
Combattenti votati alla morte
Kamikaze, che in giapponese significa «vento divino», era il nome dato a un corpo volontario di aviatori nipponici che durante la Seconda guerra mondiale avevano la missione di gettarsi con i loro aerei carichi di esplosivi contro l’obiettivo nemico. In seguito il termine è stato esteso a tutti quegli individui o gruppi di individui che compiono missioni o atti di terrorismo suicidi
In tutte le guerre chiunque sia impegnato in prima persona nelle operazioni belliche è consapevole di avere un’alta probabilità di incontrare la morte. In tutte le guerre e in tutti gli eserciti, inoltre, non sono mai mancati gli atti di eroismo in cui singoli individui o gruppi di individui sacrificano consapevolmente la propria vita per salvare i compagni o per conquistare un obiettivo militare. Tuttavia, solo con i kamikaze giapponesi durante la Seconda guerra mondiale l’azione suicida si trasforma in una tattica militare istituzionalizzata e impiegata su larga scala, con corpi speciali addestrati specificamente a questo scopo.
Il ricorso ai kamikaze non evitò la sconfitta al Giappone (v. anche Giappone, storia del), ma fu indubbiamente efficace in quanto riuscì a sconcertare il nemico cambiando le ‘regole del gioco’ delle operazioni militari, che hanno lo scopo di infliggere perdite all’avversario assicurando il più possibile la sopravvivenza dei propri uomini: in questo caso invece è il nemico stesso che si autodistrugge.
In giapponese si chiamava Kamikaze («Vento divino») l’uragano che nel 13° secolo respinse e fece affondare la flotta dell’invasore Genghiz khan, e fu proprio questo il nome dato a un corpo speciale di aviatori nipponici addestrati a compiere missioni suicide durante la Seconda guerra mondiale. I kamikaze furono l’ultima, estrema risorsa cui fece ricorso il Giappone per vincere la guerra – ormai perduta – contro gli Alleati. Nell’ottobre del 1944, durante la battaglia di Leyte, un’isola delle Filippine, una squadra di piccoli aerei imbottiti di carburante ed esplosivo si lanciò contro le navi statunitensi. Gli attacchi dei kamikaze si intensificarono l’anno successivo nelle battaglie cruciali di Iwo Jima e di Okinawa, infliggendo perdite notevoli alla marina americana. Oltre 250 navi, tra cui alcune portaerei, vennero affondate o gravemente danneggiate. In queste incursioni suicide trovarono la morte 4.615 kamikaze giapponesi.
Questi volontari del suicidio portavano alle estreme conseguenze il rigido codice d’onore militare dell’esercito nipponico, che imponeva loro di non arrendersi mai e di trovare la morte in battaglia. In una situazione disperata, infatti, i soldati giapponesi dovevano uccidersi con le proprie armi o buttarsi all’assalto senza armi in una specie di suicidio collettivo, ma non dovevano mai arrendersi. Essere fatti prigionieri era considerato un disonore, una sorta di morte civile.
Nel corso degli ultimi decenni del Novecento la tecnica dei kamikaze è stata ‘esportata’ in Medio Oriente, dove è divenuta una triste costante nel sanguinoso e interminabile conflitto tra Palestinesi e Israeliani. Gli attacchi kamikaze hanno assunto un ruolo di primaria importanza nel terrorismo internazionale legato al fondamentalismo islamico sviluppatosi a partire dagli anni Novanta.
Diretto soprattutto contro Israele e gli Stati Uniti, esso si è imposto all’attenzione mondiale con gli attentati di New York e Washington dell’11 settembre 2001, in cui è stata usata la tecnica dei kamikaze giapponesi. A differenza di questi, però, i kamikaze islamici non attaccano esclusivamente obiettivi militari, ma fanno strage tra la popolazione civile, colpendo cittadini inermi, donne e bambini. I combattenti suicidi vengono reclutati spesso tra giovani e giovanissimi, che accettano di sacrificare la propria vita nella prospettiva di diventare martiri della fede, ai quali spettano onori e considerazione sulla Terra e un posto privilegiato in Paradiso. A seguito del recente moltiplicarsi degli attentati suicidi e delle stragi di innocenti, da più parti è stata invocata una risoluzione dell’ONU che condanni il terrorismo kamikaze come crimine contro l’umanità.