Psicologo tedesco (Meckesheim, Baden, 1879 - Los Angeles 1963); assistente, a Würzburg, di O. Külpe che seguì a Bonn; in quegli anni si avvicinò ai gestaltisti della scuola di Graz (Die Gestaltwahrnehmungen, 1913). Dopo la guerra fu professore prima a Dresda (1918-1922) poi a Vienna (1922-1938); a questo periodo risalgono le sue opere fondamentali: Die Krise der Psychologie (1926, trad. it. 1978); Theorie der Sprache (1934); Ausdruckstheorie: Das System an der Geschichte aufgezeigt (1933, trad. it. 1978). Arrestato nel 1938 dai nazisti ma presto liberato per intervento di amici norvegesi, emigrò prima a Oslo, poi negli USA, dove dal 1945 insegnò all'univ. di Los Angeles. La psicologia del linguaggio costituì il filone più significativo delle sue ricerche, dopo l'originario interesse per la psicologia del pensiero; l'ultima sua grande opera (Das Gestaltprinzip im Leben des Menschen und der Tiere, 1960; trad. it. 1980) riaffronta i problemi della percezione dello spazio e del tempo secondo la Gestaltpsychologie.