Matematico (Potsdam 1805 - Berlino 1851). Uno tra i protagonisti degli studi matematici del 19° secolo, fornì imprescindibili contributi allo studio delle funzioni ellittiche; il suo nome è ricordato per i metodi di integrazione delle funzioni definite da sistemi di n equazioni, che hanno avuto notevoli applicazioni in meccanica celeste. Le sue opere sono raccolte in 8 volumi (Gesammelte Werke, 1881-91).
Studiò giovanissimo le opere di L. Eulero e di G. L. Lagrange. Tentò di risolvere mediante radicali l'equazione algebrica generale di 5º grado (cosa dimostrata, peraltro, impossibile in quegli stessi anni da N. Abel, che completava così un precedente risultato di P. Ruffini). Fu prof. all'univ. di Königsberg fino al 1842, allorché, per ragioni di salute, dovette abbandonare l'insegnamento e trasferirsi a Berlino. J., insieme a K. F. Gauss, N. Abel, E. Galois, A. Cauchy, va considerato tra i più grandi matematici del sec. 19º, e uno dei fondatori dei moderni indirizzi della matematica. J., pur avendo sempre presenti nelle sue ricerche i problemi connessi alla fisica e alla meccanica, comprese appieno, come Abel, l'importanza della matematica pura. A J. (e ad Abel) si deve la geniale idea della inversione degli integrali ellittici; le sue ricerche sulle funzioni ellittiche sono raccolte nella classica opera Fundamenta nova theoriae functionum ellipticarum. La meccanica analitica deve a J. un celebre metodo di integrazione delle equazioni di Hamilton (di cui notevoli applicazioni sono state fatte in meccanica celeste) e un'importante trasformazione del principio di minima azione. Contributi fondamentali di J. si trovano in numerosi altri capitoli della matematica: dal calcolo differenziale in più variabili alla teoria dei numeri, dalla teoria delle equazioni a derivate parziali alla geometria differenziale e alla meccanica.