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Mannheim, Karl

Dizionario di filosofia (2009)
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Mannheim, Karl


Sociologo e filosofo ungherese, naturalizzato tedesco (Budapest 1893 - Londra 1947). Formatosi nell’ambiente intellettuale tedesco, fu prof. di sociologia nelle univv. di Heidelberg e di Francoforte. Colpito nel 1933 dai primi atti antisemiti del nazismo, fu sospeso dall’insegnamento e si rifugiò in Inghilterra, dove ottenne la cittadinanza britannica. Dal 1933 al 1947 insegnò all’univ. di Londra: oltre alla docenza di sociologia alla London school of economics, fu prof. (1941-45) di sociologia dell’educazione e direttore (1945-47) dell’Institute for education. Le sue opere principali sono: Ideologie und Utopie (1929; trad. it. Ideologia e utopia); Mensch und Gesellschaft im Zeitalter des Umbaus (1935; ed. ampliata 1940; trad. it. Uomo e società in un’età di ricostruzione); Diagnosis of our time (1943; trad. it. Diagnosi del nostro tempo); Freedom, power and democratic planning (1951; trad. it. Libertà, potere e pianificazione democratica). I più importanti saggi in lingua tedesca e inglese (tra i quali Konservatismus. Ein Beitrag zur Soziologie des Wissens, post. 1984; trad. it. Conservatorismo) sono raccolti in: Essays on the sociology of knowledge (1952; trad. it. Sociologia della conoscenza); Essays on the sociology of culture (1956; trad. it. Saggi di sociologia della cultura); Systematic sociology (1957; trad. it. Sociologia sistematica). In Ideologia e utopia, la sua opera più importante, M. tende a dare fondamento storico-filosofico alla ‘sociologia del sapere’ (Wissenssoziologie), alla scienza cioè che studia le relazioni che uniscono idee e dottrine alle situazioni storico-sociali. In quest’opera M. cerca di definire il concetto di ideologia «in modo neutrale rispetto ai valori». Quando egli parla di una «connessione esistenziale» (Seinsverbundenheit), ciò non implica alcun atto valutativo. Tutti gli enunciati sull’uomo sulla società e sulla storia hanno una loro collocazione storica, sociale e temporale, e vanno quindi considerati come ugualmente relativi rispetto a una ‘verità’ che si può cogliere solo nel complesso dei punti di vista espressi nel corso della storia dell’umanità. Ogni pensiero storico è socialmente determinato e non può quindi aspirare alla conoscenza oggettiva del vero; tuttavia rappresenta sempre, in quanto «sapere connesso con una visione del mondo», una verità parziale, che erroneamente si ritiene assoluta. M. analizza varie forme di pensiero ideologico, evidenziando il contrasto tra ideologie conservatrici (che esprimono gli interessi dei gruppi dominanti) e concezioni utopistiche (che esprimono le esigenze dei gruppi dominati e stanno alla base di azioni riformatrici o rivoluzionarie). La conoscenza oggettiva della realtà empirica, come pure di determinati valori, è possibile solo attraverso un autocontrollo del soggetto conoscente, fondato sulla sociologia del sapere. Il soggetto diventa così relativamente autonomo rispetto alla posizione della sua classe, del suo ceto, ecc., di cui condivide sempre le forme di pensiero tipiche. Chi è capace di attuare un simile processo cognitivo, nel senso dell’autoanalisi della sociologia del sapere, fa parte per M. di quel «sottile strato sociale» che ha maggiori possibilità di conoscenza rispetto agli individui ciecamente coinvolti. Sulla scia di A. Weber, M. definisce questo strato sociale «intelligencija liberamente fluttuante» (freischwebende) e gli attribuisce il compito specifico di elaborare, attraverso una continua autocritica, «sintesi relative» di tutti gli elementi di verità esistenti nelle diverse posizioni spirituali e politiche di un’epoca. Ciò è possibile solo per mezzo di «concetti fluidi» capaci di adeguarsi allo sviluppo storico della società («sintesi culturali»).

Vedi anche
Mead, George Herbert Mead ‹mìid›, George Herbert. - Filosofo statunitense (South Hadley, Massachusetts, 1863 - Chicago 1931), uno dei maggiori esponenti del pragmatismo americano. Allievo di James e Royce, dal 1888 al 1891 studiò psicologia e filosofia in Europa. Dal 1892 insegnò all'univ. di Chicago. La filosofia di Mead, ... Simmel, Georg Simmel ‹ʃìmël›, Georg. - Filosofo e sociologo (Berlino 1858 - Strasburgo 1918). Studiò a Berlino e in questa università insegnò poi come prof. straordinario (dal 1901); passò quindi come ordinario all'univ. di Strasburgo (dal 1914). Punto di partenza della riflessione di Simmel, Georg fu l'insieme dei ... Scheler, Max Scheler ‹šéelër›, Max. - Filosofo (Monaco di Baviera 1874 - Francoforte sul Meno 1928). Professore nelle univ. di Jena, di Monaco, di Colonia e di Francoforte. Dopo un saggio ispirato ancora alle prospettive del suo maestro R. Eucken (Die transzendentale und die psychologische Methode, 1900), Scheler, ... Weber, Max Sociologo e storico (Erfurt 1864 - Monaco di Baviera 1920). La sua sociologia, concepita come scienza pura, è immune da concetti naturalistici e da costruzioni speculative: polemico al tempo stesso contro positivismo e storicismo, Weber, Max si proponeva di studiare le azioni tipiche, le probabilità ...
Tag
  • SOCIOLOGIA DELL’EDUCAZIONE
  • LONDON SCHOOL OF ECONOMICS
  • PROCESSO COGNITIVO
  • LINGUA TEDESCA
  • INGHILTERRA
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    Enciclopedia on line
    Sociologo tedesco (Budapest 1893 - Londra 1947), prof. di sociologia nelle univ. di Heidelberg e di Francoforte; con l'avvento del nazismo si rifugiò in Inghilterra, e insegnò pedagogia nella Scuola di scienze economiche dell'univ. di Londra. In Ideologie und Utopie (1929; ed. ingl. ampliata, 1936; ...
  • MANNHEIM, Karl
    Enciclopedia Italiana - III Appendice (1961)
    Franco LEONARDI Sociologo, nato a Budapest il 27 marzo 1893 e morto a Londra il 9 gennaio 1947. Insegnò sociologia presso l'università di Francoforte fino al 1933, anno in cui fu espulso dalla Germania nazista. Emigrato in Inghilterra, tenne la cattedra di pedagogia all'università di Londra (dal 1945) ...
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