BACH, Karl Philipp Emanuel (detto il Bach di Berlino, o di Amburgo)
Musicista, nato a Weimar l'8 marzo 1714, morto ad Amburgo il 14 dicembre 1788, era il secondo dei figli sopravvissuti di G. Sebastiano e di Maria Barbara Bach - figlia di Giovanni Michele e nipote di Enrico e però cugina in secondo grado di Giovanni Sebastiano.
Avviato alla giurisprudenza, andò a Francoforte sull'Oder e vi fondò una società corale. Nel 1738 si trasferì a Berlino e divenne, due anni dopo, accompagnatore al cembalo di Federico il Grande, accanito dilettante di flauto. Nel 1767, in seguito alla guerra dei Sette anni, cercò un posto più tranquillo e più sicuro e lo trovò ad Amburgo succedendo al Telemann, quale direttore della musica sacra.
Quanto alla sua vita spirituale, fu fortuna per lui l'essere vissuto a lungo nel periodo in cui fiorirono primamente il virtuosismo trascendentale con Pietro Locatelli e la sentimentalità romantica con il Boccherini e che sperimentò il passaggio dal cembalo al pianoforte, con tutte le sue conseguenze tecniche ed estetiche. Egli cominciò la sua carriera di musicista in un paese dominato dalle musiche e dai musicisti italiani e la terminò quando agl'Italiani restava poco più di una rocca forte, cioè Dresda, e anch'essa divisa a metà con i Tedeschi.
Istruito nella tecnica dal suo grandissimo genitore, vide sorgere sotto i suoi occhi il "concerto" italiano per cembalo e orchestra e le più mature produzioni di un genio costruttore che, sintetizzando tutte le esperienze passate italiane, francesi e tedesche, prescriveva a tutta un epoca il nec plus ultra. Ma ebbe, da natura, curiosità e versatilità vivissime, tali da fargli seguire ed assimilare senza sforzo tutte le variazioni di stile che accompagnarono la sua lunga vita. Sotto questo aspetto, il suo svolgimento spirituale è analogo a quello di Haydn, che non innova nulla, ma riesce a rinnovare sé stesso, sotto l'influenza degl'Italiani, di Mozart e dello stesso Beethoven.
Le varie maniere che si susseguirono di dieci in dieci anni in Italia nel campo della sinfonia, del quartetto, della sonata - soprattutto in quella per cembalo, meglio disposta all'intimità e meno proclive al virtuosismo della violinistica -, maniere che possono raggrupparsi in due stili essenziali (il drammatico e il sentimentale), finirono per maturare in una sintesi più o meno appariscente nelle ultime composizioni del Mozart, nel terzo periodo dell'attività di G. Haydn (1782-1809), nel primo del Beethoven (sino al 1802 circa), nei concerti del Viotti, negli ultimi quartetti del Boccherini e anche nelle composizioni del Cherubini. Insieme con questi ultimi Italiani possiamo collocare il Nostro, che dà anch'egli la sua sintesi, intorno al 1770, e le conferisce quanto e come meglio può, un colorito e una sentimentalità tedeschi. Da questo punto di vista, hanno un significato le parole di Haydn che lo dichiarava il suo solo maestro spirituale.
Troppo oltre si era andati, sino a pochi anni or sono, quando, per lunga tradizione di origine letteraria che risale al romantico Rochlitz, ancora si attribuiva a F. E. Bach non solo l'introduzione di uno stile drammatico nella sonata in genere ma la fissazione di un tipo-modello della sonata: quella in tre tempi col tempo lento nel mezzo e col primo tempo tristrofico.
Oggi è un fatto accertato che gl'Italiani della scuola veneziana (Domenico Alberti, B. Galuppi, G. Platti e altri minori) sono stati gli antesignani e i fattori di questa rivoluzione musicale, e che le prime opere pubblicate da F. E. Bach, sino al 1763 circa, hanno per compagni centinaia di pezzi italiani, e appaiono, di fronte a questi, nettamente inferiori; mentre è impossibile - esteticamente e storicamente - ridurre la storia della sonata alla storia di uno schema ideale che nessun autore, nemmeno lo stesso B., ha seguito costantemente.
Le date di alcune composizioni rimaste per gran tempo manoscritte, se anche sono sincere, non escludono, anzi rendono verosimili dei rifacimenti posteriori (di vent'anni e più) che tolgono loro ogni valore di documento storico. È da osservare poi, che il B. tenne, da giovane, più ad imitare lo stile francese - il quale non ha caratteri drammatici - che non ad assimilare lo stile italiano.
Il Bach di Amburgo non ha personalità definita, come hanno gl'innovatori: e la prima metà della sua vita si riduce ad un vagabondare, non sempre elegante e sentito, da stile a stile. I suoi meriti si riducono alla composizione di buone sonate e di qualche ottimo quartetto e concerto, in generale posteriori al 1770, e che bene esprimono l'epoca della Empfindsamkeit (sentimentalità, sensiblerie). Egli stesso disse al Burney (1773): "Il mio principale studio, specialmente negli ultimi anni, fu quello di eseguire sulla tastiera nel modo più cantabile possibile, nonostante la mancanza di tenuta del suono, e di comporre in armonia con questo scopo". Questo è il merito che gli si può attribuire - quale tedesco vivente in Germania e soprattutto nella conservatrice Germania del Nord, rimasta sino allora al di fuori del movimento di rinnovazione - e però egli ha per compagni, per non parlare dei più remoti, il Boccherini (op. 5, composta prima del 1768) e il Clementi (opere 1 e 2, 1773; e le famose sonatine dell'op. 4). Ha inoltre il merito, correlativo al precedente, di essersi opposto anch'egli alla penetrazione dello stile dell'opera buffa nella sonata, fatto deplorato dal Galuppi in una conversazione con lo stesso Bach; della quale penetrazione esiste traccia nelle sonate del Rutini, del Vento, di Giovanni Cristiano Bach e persino di Mozart, quantunque si debba intendere l'opera buffa dei recenti maestri, non quella del Pergolesi, del Leo, del Logroscino e dello stesso Galuppi.
Le migliori sonate sono state composte da B. a partire dal 1763. Di quest'anno è la Sonata in fa minore, la prima di quelle scelte e "ritoccate" (N.B.) da Hans v. Bülow. Dello stesso anno è la sonata pubblicata nella terza raccolta del Marpurg (Clavierstücke.... für Anfänger und Geübtere) che comincia:
Essa è senza dubbio un rifacimento: ed è un indizio certo, nel nostro autore, di un rinnovamento di stile su basi italiane.
Le migliori sonate di data sicura sono contenute nelle sei Raccolte per conoscitori ed amatori del 1779-1787. Compose circa 210 pezzi per cembalo e per pianoforte (B. Galuppi circa 250, D. Scarlatti 900 circa, ecc.).
Quale pedagogo il Bach si fa notare per il suo Saggio sul vero modo di sonare il cembalo del 1753, a cui seguì una seconda parte nel 1762, più volte interamente ristampato, che ebbe largo seguito in Germania e che, per quanto riguarda, ad esempio, l'interpretazione "irrazionale" del ritmo, s'ispira alla scuola italiana.
Bibl.: La vita: in K. H. Bitter, K. Ph. E. und W. Friedemann Bach u. deren Brüder, voll. 2, Berino 1868. Il catalogo tematico delle sue opere: A. Wotquenne, Thematisches Verzeichnis, Lipsia 1904. Sull'arte: F. Torrefranca, La creazione della sonata drammatica moderna rivendicata all'Italia, in Rivista musicale italiana, 1910; id., La fortuna di F. E. Bach nell'Ottocento, ibid., 1918; Flueler, Die norddeutsche Symphonie zur Zeit Friedrichs des Grossen, Berlino 1910. Vedi anche ai singoli nomi degli autori citati in questo articolo.