KAZAKISTAN (A. T., 103-104)
Repubblica sovietica socialista autonoma dei Kazaki, antico territorio delle Steppe dei Kirghisi (Asia russa). Ha una superficie di 2.814.600 kmq.; è limitata a N. dalla Baskiria, dai territorî degli Urali e della Siberia; dal territorio autonomo degli Oirati e dal Turkestan cinese a E.; dalle repubbliche dei Kirghisi, dell'Uzbekistan e del Turkmenistan a S.; dalle provincie di Samara, Stalingrad e Astrachan′ e dal Mar Caspio a O. Tutta la zona occidentale e sud-occidentale è costituita da terreni desertici o da steppe, che degradano per buona parte nella depressione caspita; verso oriente troviamo invece una zona montuosa che si ricollega ai grandi sistemi orografici dell'Asia centrale. Nel complesso si tratta di una caratteristica regione di steppe in una fase di progressivo prosciugamento, cosparsa di laghi salati e soggetti a continui mutamenti di livello, solcata da numerosi corsi d'acqua che si esauriscono fra le sabbie. Il clima, ovunque assai rigido durante l'inverno e caldissimo nell'estate, è molto asciutto; insopportabili sono i venti, spesso violentissimi, che nell'estate determinano tempeste di sabbia e nell'inverno tormente di neve. Tra i corsi d'acqua è l'Ural, i cui affluenti si esauriscono nelle sabbie e il delta del quale, mentre nel 1796 contava 19 rami e 9 nel 1821, ora non ne ha più di 3; gelato dal novembre alla metà di marzo, per quanto a primavera abbia una forte portata, non è praticamente usufruibile per la navigazione; l'Emba che nasce dalle colline di Mugodžar, raggiunge il Caspio con una serie di lagune e stagni, non più navigabili dalla fine del sec. XVIII. Nella steppa di Turgaj, durante l'epoca glaciale coperta dalle acque dell'Aral e del Caspio, vi sono numerosi laghi, fra l'altro il Čelkar-Tengiz nel quale sfocia l'Irgiz. Procedendo verso E., compaiono, nella regione di Akmolinsk, altri laghi salati, e il fiume Išim, afluente dell'Irtyš il cui bacino superiore è però fertilissimo; più a S., fra l'Aral e il Balchaš si stendono la steppa desertica del Kara-Kum, il deserto di Mujun-Kum e la Steppa della fame, ripiano compreso fra i corsi del Sary-su e dello Ču. Altri corsi d'acqua importanti sono l'Irtiš superiore, l'Ili, immissario del Balchaš, e il Syr Darja, nel suo tratto medio e inferiore. Il Balchas e l'Aral sono i due maggiori laghi del Kazakistan; a essi possiamo aggiungere l'Ala-kul′, il Zajsan-Nor, ecc. La varietà geologica dei terreni, la diversità dei climi, determinata dalla diversa altitudine delle singole zone, portano una notevole varietà nelle associazioni vegetali.
Le terre nere del margine settentrionale sono coperte di una densa vegetazione erbacea (Stipa pennata), la quale a primavera attira innumerevoli schiere di oche e di gru, che devastano i campi dei Kirghisi; a S. delle terre nere compaiono terreni alcalini e quindi alla Stipa pennata si sostituisce la Stipa capillata, mentre lungo i corsi d'acqua crescono pioppi e pseudo-acacie (Caragana microphyla); i terreni argillosi sono coperti di artemisie e i terreni sabbiosi e aridi di salsolacee.
La popolazione (7.115.500 ab.) è composta di Kazaki (57%), Grandi Russi (20%), Ucraini (13%), Usbeki (3%), Karakalpaki e Tatari. I primi sono soprattutto allevatori. Le loro mandre di cavalli, bovini, ovini e cammelli, ammonterebbero a 30 milioni di capi. Da esse traggono tutto quanto è necessario alla vita, e cioè, carne, latticinî, lana, pelli e cuoi, esportando in Russia soprattutto pelli e lana; tuttavia le epidemie, la mancanza d'acqua e le tempeste di sabbia o di neve minacciano di continuo il patrimonio zootecnico. Circa il 92% del suolo è improduttivo od occupato da pascoli, mentre soìtanto l'1, 1% è destinato all'agricoltura, esercitata quasi esclusivamente dai coloni russi, con il sussidio dell'irrigazione; principali prodotti sono il frumento e il cotone. Nella zona dei monti vi è rame, argento, piombo, ferro, carbon fossile, lignite; nell'Altai si estrae oro, e, nel bacino dell'Emba, petrolio (200.000 tonnellate). Ad Alma-Ata e Čimkent vi sono due grandi fabbriche di prodotti chimici e di tessuti. Il Kazakistan è attraversato dalla ferrovia Orenburg-Taškent, dalla quale si stacca un ramo per Alma-Ata, a sua volta unita per ferrovia a Semipalatinsk (Turksib). Principali città sono Semipalatinsk sull'Irtyš (56.884 abitanti nel 1931), Alma-Ata nel bacino dell'Ili (45.400), centro amministrativo, Petropavlovsk (47.357), Kustanaj (25.417), Uralsk (36.329), Čimkent, ecc.; caratteristico è il contrasto fra queste città, fornite di luce elettrica, di stazioni radio, con i vicini villaggi dei nomadi, composti di sole tende..
Storia ed etnologia. - I Kazaki (o Kazak-Kirghisi), che costituiscono la popolazione fondamentale della repubblica, sono un popolo affine, nel tipo fisico, nella cultura e nella lingua ai Kirghisi (v.). Esso si formò attraverso la fusione di alcune tribù e famiglie nella seconda metà del sec. XV, quando il mondo turco-mongolo dell'Asia centrale era in decadenza politica dopo la morte di Timur (1405). Continue discordie avevano luogo fra i singoli principi turco-mongoli. Due di essi, della tribù dei Giuci, i fratelli Ghirey e Gianibec, non potendo sopportare l'oppressione del khān degli Usbeki Abulchair, fuggirono nel Mogolistan (Turkestan), al di là del lago Balchaš; e lì il signore del luogo assegnò loro un territorio per la loro vita nomade. A questi primi fuggiaschi seguirono altri, sì che nel 1465 erano raccolte 200.000 persone che formarono un solo popolo, e che i popoli vicini cominciarono a chiamare Kazaki (una parola turca con la quale viene indicata gente senza tetto). L'unione dei Kazaki si accrebbe rapidamente con l'assorbimento dei popoli vicini. Al principio del sec. XVI il numero dei Kazaki era già di un milione, e il territorio della loro vita nomade comprendeva già tutta la regione della steppa (tra le future città di Orenburg e Semipalatinsk e il lago Balchaš). Il vero fondatore di questo regno dei Kazaki fu il khān Kassim (figlio di Gianibec), morto verso il 1520. Dopo la sua morte, in seguito alle discordie sorte fra i suoi successori, cominciò il dissolvimento dello stato; ma alla fine del secolo, sotto il regno dell'energico khān Tevvekel, lo stato dei Kazaki si rafforzò di nuovo. Il benessere economico dei Kazaki era dovuto in gran parte alle rapine compiute sulle carovane commerciali dirette dal Turkestan meridionale verso il nord e viceversa. Per il carattere brigantesco della loro politica i Kazaki nei secoli XVI-XVII ora conchiudevano degli accordi, ora facevano guerre coi loro vicini, con Buchara al SE., coi Giungari a O. Nel sec. XVII i Kazaki si divisero in tre orde: la media, sul principio nella regione di Taškent, la minore, a Dešti-Kipčak, la maggiore, a Mogulistan. Verso il sec. XVIII, in seguito alle guerre sostenute con Buchara e i Giungari, l'orda kazaka si era molto indebolita, e nel 1718 il khān Tiavka si rivolse all'imperatore Pietro il Grande, dichiarandosi suddito del governo russo. Questa dichiarazione non ebbe conseguenze pratiche a causa della morte del khān Tiavka avvenuta poco dopo. Poco tempo dopo (verso il 1723) i Kazaki furono costretti a rinunziare al Turkestan e, spinti fuori da quel paese verso il nord, entrarono così in un contatto più stretto coi possessi russi. L'Orda maggiore cadde sotto il dominio dei Giungari, e il khān dell'Orda minore, Abulchair, prese nel 1731 la sudditanza russa. Dopo l'Orda minore cercò la sudditanza mssa anche l'Orda media. Ma per la disfatta che i Giungari ebbero dai Cinesi (1758) i Kazaki dovettero barcamenarsi fra la Cina e la Russia; l'Orda media conservò fino al 1781 la sua effettiva indipendenza, ma poi si sottomise alla Russia. Nella prima metà del sec. XIX il governo russo prese una serie di misure per il dominio completo sulla regione delle steppe kirghise. Fu costruita una serie di linee fortificate, fu istituita un'amministrazione locale, si cominciarono a organizzare colonizzazioni russe, per le quali vennero tolti dei terreni ai Kazaki. Conseguenza di ciò fu la ribellione del khān Kenissary (1838-47). Soffocata la rivolta, le Orde minore e media (e nel 1847 anche l'Orda maggiore) furono completamente sottomesse alla Russia. Negli anni seguenti furono costruite dai Russi nella regione dei Kazaki e attorno a essa alcune nuove fortificazioni. La conquista del Turkestan (1860-70) chiuse il cerchio del dominio russo nell'Asia centrale. Dopo la liberazione dei contadini (1861) e soprattutto nel 1880-90 una corrente sempre occupata dai Kazaki. Nel 1900 nella sola regione di Akmolinsk si erano stabiliti 160.000 emigranti russi. L'ondata colonizzatrice russa portava alla diminuzione dei territorî riservati ai Kazaki. Questo fatto cagionò naturalmente il loro malcontento, e, quando nel 1906 i Kazaki ricevettero il diritto di eleggersi un deputato nella Duma, questo deputato occupò il posto nell'opposizione (nel partito costituzionale democratico, dei cosiddetti cadetti). Dopo la pivoluzione del 1917, i Kazaki fecero parte della repubblica del Turkestan, ma dal 1925 formano, come si è detto, uno stato autonomo, organizzato (1926) a repubblica.
I Kazaki si dividono ancora nelle tre Orde: maggiore o grande (circa 25% di tutti i Kazaki), che predomina nel Kazakistan meridionale; media (circa 45%, di tutti i Kazaki), nel Kazakistan orientale; minore (circa 30% dei Kazaki), che occupa soprattutto il Kazakistan occidentale. Dall'Orda minore si sono successivamente staccati due rami di Kazaki dell'estremo Occidente: l'Orda Bukeevskaia e l'Orda Adaevskaia, fissatesi al principio del sec. XIX nella steppa di Orenburg.
I Kazaki stanno passando ora dalla vita nomade a quella fissa. La loro occupazione principale è l'allevamento del bestiame, in parte l'agricoltura, la pesca e la professione del carrettiere. Occupazioni complementari degli uomini sono la conciatura delle pelli, il mestiere di calzolai, di falegnami (preparazione dell'armatura delle iurte, del vasellame, delle selle, dei carri). Le donne si occupano della fabbricazione del felpo, delle fettucce, delle corde.
Le abitazioni dei Kazaki sono, nell'estate, l'uj (iurta, una tenda di felpo), nell'inverno il kstau (capanne invernali). La iurta è un'armatura a reticolato in legno, di forma conica, su cui è stesa una specie di felpo sottile (hošma). La porta è formata da un'intelaiatura quadrangolare; la finestra, che serve anche per dar passaggio al fumo, è un pezzo di kosma che si può rovesciare indietro. Le capanne invernali vengono costruite in pietra e in legno nelle regioni montane e forestali degli Altai, di zolle di terra nelle zone di steppe. Sono divise in due parti: la prima contiene il forno, e serve anche per preparare gli alimenti, per depositare gli utensili domestici, e per la custodia del bestiame giovane. La seconda, posteriore, è occupata da panche (nary), sulle quali i Kazaki sogliono mangiare e dormire: molta ristrettezza di spazio e molta sporcizia. Addossate alle abitazioni sono le stalle per i montoni.
Il vestiario degli uomini è generalmente composto di una camicia di percalle o di tela (kuliuk), e di mutande corte e larghe (dambaly). Sopra questo una vestaglia (chalat) di lana o di seta, dei pantaloni larghi (scelbyra); il tutto è coperto da un bešmet (un largo kaftan fatto di una stoffa di colore). Sul capo un berretto rotondo (bork). Calzano degli stivali leggieri di un cuoio fine (iciga) o degli stivaloni pesanti di cuoio con tacchi di legno (santama). La cintura è costituita da un nastro di percalle o da una cinghia di cuoio (kse). Nell'inverno sopra il bešmet i Kazaki indossano una pelliccia di felpo (kupa), e completano l'acconciatura con un berretto di pelliccia di forma conica (malachaj); i pantaloni invernali sono pure imbottiti o foderati di pelliccia di montone. Il vestiario delle donne è somigliante a quello degli uomini. Solo i chalat e i bešmet sono fatti a vita. Nell'alimentazione hanno parte grande i latticinî: kumys, di latte di cavalla, ajran, di latte di vacca cagliato, kurt, formaggio arrostito di montone, ieremcichi, formaggio di latte di vacca nacidito. La carne (generalmente di montone) si usa specialmente durante l'inverno, quasi sempre lessata. Si usa mangiare anche il miglio sbucciato o leggermente arrostito o come kascia (cottura densa). Oltre al kumys si usa anche il tè (a preferenza quello a mattonelle), con lo zucchero. Fra gli utensili domestici la parte principale è rappresentata dalla caldaia di ghisa (kasan), che viene collocata sul focolare sopra un treppiede (uc-aiak). Le tazze sono di legno o di porcellana, le brocche di rame (kumgan). I più agiati posseggono qualche volta un samovar.
Il carattere dei Kazaki è vivace e socievole, l'intelligenza assai pronta. Gli avvenimenti di famiglia e le feste vengono accompagnate da rinfreschi offerti a tutto l'aul (villaggio), da giuochi della gioventù, da canti. È molto diffuso nella conclusione del matrimonio il sistema del kalym prezzo pagato per la sposa. Le donne godono relativa libertà e non tengono coperto il viso.
Fin dal sec. XV i Kazaki subirono l'influenza dell'islām (setta dei sunniti), che si affermò poi su larga scala alla fine del sec. XVIII in seguito all'opera missionaria dei Mullah tatari di Kazan′, incoraggiata dal 1786 dal governo russo. Anche oggi i Kazaki seguono la religione islamica (sunnita) ma senza fanatismo, anzi sono piuttosto indifferenti verso la loro religione. Si sono conservate fra di loro anche delle tracce dell'antico sciamanismo. Nel curare una malattia qualche volta si ricorre a un baksi (sciamano), generalmente un vecchio. In relazione con la religione islamica l'alfabeto di cui si servono i Kazaki è l'arabo, ma attualmente questa scrittura cede il posto al nuovo alfabeto latino. L'analfabetismo, molto diffuso, va gradualmente diminuendo. Fino alla seconda metà del secolo XIX non esisteva una letteratura scritta e aveva perciò una grande importanza la letteratura orale affidata ai declamatori e cantori (akyny e olongci) e ricca soprattutto di composizioni di carattere lirico. Una parte minore ha l'epica. Vi sono anche dei canti famigliari (per nozze, funerali). I canti sono in unisono generalmente lenti e malinconici. Gli strumenti musicali sono la domra (una specie di balalaika a triangolo con tre corde), la kobsa (una balalaika di forma ovale con un pernio in basso, come nei violoncelli), la zurna (un lungo corno di legno).
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