Stato dell’Asia centrale confinante a NO e a N con la Russia (per 6846 km), a E e SE con la Cina, a S con il Kirghizistan, a SO con Uzbekistan e con Turkmenistan.
Con i suoi 2,7 milioni di km2, il K. è il nono paese del mondo per dimensione territoriale. Il territorio è prevalentemente pianeggiante, pur presentando, nelle sue diverse sezioni, una morfologia variegata. Procedendo da O, si estende dapprima il Bassopiano Turanico, limitato da un lato dal Mar Caspio e, dall’altro, verso NE, da modesti rilievi, tra cui la catena dei Mugodžary (657 m). Attraverso la depressione nota come Porta di Turaj, il Bassopiano Turanico comunica con il Bassopiano Siberiano Occidentale, arido e coperto da steppe. Verso E, dopo un vasto altopiano (Alture del K.) che culmina nel Monte Aksoran (1565 m), il rilievo si fa via via più accidentato fino ad arrivare alle impervie catene degli Altaj e del Tian Shan, rispettivamente ai confini orientale e meridionale. Il Monte Khan Tengri (7010 m), una delle cime più alte del Tian Shan, segna appunto il confine tra K., Cina e Kirghizistan. I fiumi si concentrano nei settori settentrionale e sud-orientale. I principali sono l’Irtyš e l’Išim, tributari, tramite l’Ob´, del Mar di Kara; l’Ural e l’Emba che sfociano nel Mar Caspio; il Syrdar´ja e l’Ili che si gettano, rispettivamente, nel Lago d’Aral e nel Lago Balhaš. Altri corsi d’acqua (Turgaj, Sarysu) si perdono nei bassopiani steppici. Il K. si affaccia su alcuni importanti bacini interni dell’Asia centrale: il Mar Caspio, il Lago d’Aral (la cui superficie è diminuita sensibilmente a causa dei prelievi dagli immissari), il Balhaš, l’Alakol´, lo Zajsan, il Tengiz.
Secondo le stime ufficiali del 2009, la popolazione attuale è non molto superiore ai 15 milioni, un dato quasi corrispondente a quello del censimento del 1999 (14.953.000). All’indomani della dissoluzione dell’Unione Sovietica e della nascita dello Stato indipendente si era invece registrato un forte decremento della popolazione residente (–9% rispetto al 1989), determinato dalla massiccia emigrazione delle componenti etniche non kazake. Da un lato, oltre un milione di Slavi (Russi, Ucraini e Bielorussi) avevano abbandonato la neonata repubblica asiatica sia per la perdita dei privilegi economici e sociali loro riservati dal precedente regime, sia per la politica nazionalista e sempre meno filorussa inaugurata dalla dirigenza kazaka. Dall’altro, circa 650.000 Tedeschi erano emigrati nella ben più ricca madrepatria ormai riunificata. Di contro, si è verificata, nello stesso intervallo temporale, l’immigrazione di popolazioni di etnia kazaka da alcune repubbliche ex sovietiche (soprattutto da Russia e Uzbekistan) e dalla Mongolia. Questi imponenti movimenti di popolazione hanno finito con lo stravolgere la composizione etnica del paese. Nel 1989 la componente kazaka (37,4%) e quella russa (37,4%) presentavano la medesima consistenza e, ai due gruppi dominanti, si univano Tedeschi (6%), Ucraini (6%), Tatari (2%), Uzbeki (2%), Bielorussi (1%), Uiguri (1%). Una quindicina di anni dopo, circa il 60% della popolazione era kazako, mentre la componente slava complessivamente considerata (Russi, Ucraini e Bielorussi) non arrivava al 29%. Il tasso di natalità si conferma piuttosto elevato (18,2‰), ma la contemporanea presenza di un tasso di mortalità superiore al 10‰ fa sì che il saldo naturale non sia in grado di incidere in modo significativo sulla crescita della popolazione, specie nelle fasi, come quelle registrate alla fine del 20° sec., di forte emigrazione.
Nonostante la presenza di centri urbani di una certa rilevanza (in particolare quelli sorti lungo l’antica Via della Seta), il passaggio definitivo del popolo kazako da stili di vita di tipo nomade a forme insediative più stabili, anche se non necessariamente urbane, si ebbe con l’annessione all’impero russo (1865). Fu però con il regime sovietico e in particolare a partire dagli anni 1930, in coincidenza con l’implementazione dei programmi di industrializzazione forzata, che si verificò un massiccio sviluppo urbano. Oltre 200 città sorsero disseminate per il paese in corrispondenza dei diversi kombinat produttivi e milioni di persone (si stima circa 2,5 milioni nel solo ventennio 1950-70) furono indotte a trasferirvisi abbandonando le aree rurali d’origine. Ciononostante, ancora oggi il K. si presenta come un paese con una forte componente rurale (43%). La città più popolosa è Alma-Ata con 1,2 milioni di abitanti (fonti non ufficiali stimano una popolazione di quasi 2 milioni). Nata come insediamento militare cosacco all’epoca della penetrazione russa, Alma-Ata si è sviluppata come centro urbano solo dalla fine del 19° secolo. È stata capitale dal 1929 al 1998 e anche se ha perso tale funzione resta la città più importante del paese e il principale centro commerciale ed economico. La nuova capitale, Astana, contava circa 600.000 abitanti nel 2006, il doppio di dieci anni prima. È stata ribattezzata la «Brasilia delle steppe» sia perché, al pari della città sudamericana, è piuttosto isolata rispetto alla rete urbana e infrastrutturale del paese, sia perché per la sua realizzazione non si è badato a spese e sono stati ingaggiati architetti di chiara fama per disegnare piani urbani ed edifici (per es., Kisho Kurokawa e Norman Forster). Altre importanti città sono Čimkent (540.000 ab.), posta lungo la ferrovia Turksib (Turkestan-Siberia), e Karaganda (450.000 ab.), cospicuo centro minerario e industriale, un tempo a maggioranza tedesca.
L’enorme disponibilità di materie prime e di risorse energetiche, i risultati delle riforme avviate all’indomani dell’indipendenza e l’elevato grado di apertura economica stanno consentendo al K. di uscire dalla lunga fase di transizione e lasciano presagire, per il medio e lungo periodo, prospettive di crescita e performance economiche piuttosto brillanti. Come altre repubbliche asiatiche ex sovietiche, anche il K. fu interessato, a partire dagli anni 1930, da imponenti programmi di infrastrutturazione e industrializzazione che determinarono la rapida e radicale trasformazione dell’economia, fino ad allora quasi esclusivamente agricola. Il sistema produttivo venne diversificato e basato sulla grande industria, mentre l’abbondanza di risorse naturali diede impulso all’industria estrattiva. Dopo la dissoluzione dell’URSS, tutte le debolezze e i difetti di un sistema economico rigido, inefficiente, orientato quasi esclusivamente verso la produzione di materie prime e dipendente, da un punto di vista tecnologico e commerciale, dalla Russia, resero improcrastinabile una serie di radicali riforme economiche (dalla liberalizzazione dei prezzi dei beni di consumo alla privatizzazione progressiva di tutti i settori economici, alla creazione di una valuta nazionale, il tenge). Tra il 1992 e il 1994, il PIL kazako si ridusse del 35%, l’inflazione superò il 2000% e la disoccupazione toccò livelli inimmaginabili fino a pochi anni prima. Poi, l’adozione, tra il 1994 e il 1996, di misure macroeconomiche e anti-inflattive sotto la supervisione della Banca Mondiale e del Fondo monetario internazionale, e gli ingenti investimenti esteri consentirono di invertire il trend e di intraprendere la strada della crescita. L’economia ha mostrato un andamento congiunturale particolarmente positivo fino al 2007, quando la crescita del PIL è stata dell’8%; poi vi è stato decremento fino al 3% come conseguenza del calo del prezzo del petrolio e della crisi finanziaria globale. Il tasso di disoccupazione è sceso dall’8,4% del 2004 al 6,6% del 2008, mentre la percentuale di persone che vive sotto la soglia di povertà (35 dollari al mese) è passata dal 34% del 1998 al 13,8% del 2007.
A stimolare la crescita è il settore industriale (40% del PIL e 18% di occupati), che, pur continuando ad avere nell’industria petrolifera il comparto trainante, si è progressivamente diversificato. La produzione dell’industria manifatturiera è in costante aumento, grazie alla crescita di alcuni comparti (tessile, della produzione di macchinari e alimentare). Forte anche la crescita del settore delle costruzioni che rappresenta il 5% del PIL, grazie all’impulso ricevuto dalle opere di miglioramento delle infrastrutture petrolifere e dal boom dell’edilizia a uso abitativo.
La principale ricchezza del paese restano le risorse minerarie. Il K. è il secondo produttore di petrolio all’interno della Comunità degli Stati indipendenti (CSI). Le risorse accertate ammonterebbero a circa 16 miliardi di barili, ma quelle stimate supererebbero gli 80 miliardi. I principali giacimenti sono quelli di Tengiz, Uzen´ e Karachaganak nel K. Occidentale. Per il loro sfruttamento sono state siglate importanti joint-venture internazionali. Tra le altre, il Tengizchevroil (per il petrolio di Tengiz), capeggiato da Chevron e con Kazakoil (la compagnia nazionale), Mobil e Lukoil, e il North Caspian sea production sharing agreement (per i giacimenti dello Kashagan), guidato dall’ENI. Il K. è ricco anche di gas naturale ed è tra i primi produttori al mondo di bauxite, manganese, carbone, tungsteno, titanio, cadmio, argento. Ingente è anche la produzione di uranio.
Molto elevato il grado di apertura economica. Gli investimenti diretti all’estero, elemento chiave nell’attuale fase di sviluppo economico del K., hanno sfiorato nel 2004 gli 8500 milioni di dollari. Le industrie del petrolio e del gas ne hanno assorbito il 28% e le attività geologiche e di prospezione legate all’attività estrattiva un altro 46%. Grazie alla enorme disponibilità di risorse energetiche, la bilancia commerciale è sempre largamente positiva. In crescita le importazioni, che riguardano macchinari, attrezzature, prodotti metallurgici e chimici. I principali partner commerciali sono i paesi della CSI, Russia in testa, ma aumenta l’interscambio con l’UE e soprattutto con la Cina.
Dal 1917 al 1925 il K. fece parte della Repubblica sovietica del Turkestan; repubblica autonoma dal 1926, nel 1936 divenne una repubblica dell’URSS. Nel 1991 dichiarò l’indipendenza, entrando a far parte della Comunità degli Stati indipendenti. Nel corso degli anni 1990 il potere si concentrò nelle mani del presidente N. Nazarbaev, mentre dilagava nel paese una diffusa corruzione. Nel 1993 fu adottata una nuova Costituzione, che introduceva un sistema politico di tipo presidenziale, e nel 1994 le prime elezioni legislative, la cui regolarità fu contestata dagli osservatori internazionali, attribuirono la vittoria a sostenitori del presidente (come il Partito dell’unità popolare, formazione politica che Nazarbaev aveva costituito nel 1993). Nonostante l’annullamento delle elezioni, Nazarbaev riuscì a imporre nuovamente le forze a lui favorevoli. Le forze di opposizione, divise e sottoposte a forti intimidazioni, hanno continuato a ricoprire un ruolo marginale, mentre il potere di Nazarbaev, cui nel 2007 il Parlamento ha decretato la possibilità di candidarsi a presidente per un numero illimitato di mandati, ha assunto caratteri sempre più autoritari e personalistici. Alle elezioni per il rinnovo del Parlamento tenutesi nel gennaio 2012 il partito di Nazarbaev ha registrato una nuova prevedibile vittoria, aggiudicandosi l'80% delle preferenze (comunque in calo rispetto all'88% delle precedenti consultazioni), mentre per la prima volta hanno ottenuto seggi anche il partito comunista e la formazione di imprenditori capeggiata da un ex fedelissimo del presidente, che ha superato di misura la soglia di sbarramento del 7%. Alle consultazioni svoltesi nell'aprile 2015 - alle quali l'opposizione ha provocatoriamente rinunciato a presentare candidati - Nazarbaev è stato riconfermato nella carica presidenziale ricevendo il 97,7% dei suffragi, e alle legislative del marzo 2016 il partito del presidente è risultato vincitore con l'82% dei consensi. In economia è stato avviato un processo di privatizzazione, ma il permanere di gravi difficoltà economiche – le ricchezze sono concentrate in un segmento ristretto di popolazione e nella cerchia presidenziale – ha mantenuto alta la tensione sociale. Nel marzo 2019 il presidente Nazarbaev ha rassegnato le sue dimissioni, subentrandogli ad interim il presidente del Senato K.Z. Tokayev, che il mese successivo ha indetto elezioni presidenziali per il giugno 2019, anticipandole di un anno rispetto alla data inizialmente prevista; alle consultazioni l'uomo politico ha ricevuto il 70,7% delle preferenze, subentrando nella carica a Nazarbaev. Le consultazioni politiche per il rinnovo della Camera bassa del Parlamento svoltesi nel gennaio 2021 hanno confermato al potere il partito Nur Otan che ha ottenuto il 72% circa dei suffragi, seguito dal Partito democratico (10%) e dal Partito popolare (9%). Nel novembre 2022 Tokayev è stato riconfermato nella carica presidenziale con l'81% dei consensi.
L'inasprimento della crisi socioeconomica causato dalla pandemia di Covid-19 ha continuato nel periodo successivo ad alimentare il dissenso contro le classi dirigenti, generando nel gennaio 2022 manifestazioni di piazza contro l'aumento del prezzo dei carburanti duramente represse dalle forze dell'ordine, e inducendo l'esecutivo a rassegnare le dimissioni e il presidente Tokayev a proclamare lo stato di emergenza nella regione petrolifera di Mangystau. Nel giugno 2022 è stata approvata a larga maggioranza attraverso lo strumento referendario una sostanziale riforma costituzionale che limita il potere del Capo dello Stato a vantaggio di quello della Camera bassa e del Senato, abolendo inoltre la pena di morte e ripristinando le funzioni della Corte costituzionale. Le elezioni politiche del marzo 2023 hanno registrato come esito scontato la vittoria del partito del presidente Tokayev, che ha ottenuto il 54% dei consensi.