Stato dell’Asia centrale confinante a N con il Kazakistan, a E e a SE con la Cina, a S con il Tagikistan, a O con l’Uzbekistan.
La superficie è per il 94% occupata da montagne. Circa il 40% del territorio è posto oltre i 3000 m s.l.m. ed è in buona parte coperto da nevi e ghiacci permanenti. La principale caratteristica morfologica è la catena del Tian Shan, a SO, le cui cime formano un imponente confine naturale con la Cina, e che culmina nel Pik Pobedy (7439 m). La Catena del Fergana, che taglia il Paese a metà, e gli Alaj del Pamir a S, chiudono al loro centro la Valle di Fergana. I fiumi principali sono il Naryn, che percorre quasi per intero la lunghezza del paese fino a confluire nel Syrdar´ja, e il Ču, che scorre lungo il confine con il Kazakistan. In una insenatura del Tian Shan si trova il lago Issyk, profondo quasi 700 m.
Dal 1989, data dell’ultimo censimento ufficiale dell’URSS, la popolazione del K. è cresciuta di oltre 1 milione di unità. Tale dinamica è da ascrivere essenzialmente a tassi di natalità che si mantengono particolarmente elevati (21,6‰) pur se accompagnati da tassi di mortalità (7‰) e di mortalità infantile (44‰) tutt’altro che irrilevanti. Per contro, i saldi migratori, almeno nel corso del primo decennio successivo all’indipendenza, sono stati costantemente negativi. A partire dal 1991, infatti, si sono registrati flussi in uscita che hanno raggiunto la punta massima nel 1993 (−150.000 persone, in prevalenza Slavi e Tedeschi). I Kirghizi costituiscono ormai il 65% della popolazione, per il resto formata da Uzbeki (13%) concentrati nella valle di Fergana, da Russi (11%) che vivono principalmente nella capitale, e da piccole comunità di oltre 80 gruppi etnici e nazionalità (Tatari, Kazaki, Tedeschi ecc.). La maggior parte della popolazione vive in aree rurali, spesso all’interno di organizzazioni di natura tribale. La percentuale di popolazione urbana si mantiene perciò piuttosto bassa (42%). Solo due città superano i 100.000 abitanti: la capitale Biškek (700.000) e Oš (230.000).
L’economia kirghiza, nonostante i provvedimenti adottati per liberalizzare il mercato, appare tuttora in transizione. Essa è ancora poco diversificata e troppo dipendente dalle fluttuazioni dei prezzi mondiali delle materie prime (dai settori agricolo e minerario proviene oltre la metà del PIL). Troppo elevato è il debito estero, che assorbe molte delle limitate risorse finanziarie disponibili e impedisce l’implementazione di progetti sociali volti a migliorare le condizioni di quei circa 500.000 Kirghi;zi che vivono al di sotto della soglia di povertà. L’eccessiva presenza dello Stato, la scarsa incidenza del settore privato, i frequenti episodi di corruzione costituiscono, inoltre, un forte deterrente per gli investitori internazionali e spiegano il basso livello di investimenti diretti all’estero. A ciò si aggiunga che l’immagine di ‘paese moderato’ di cui il K. godeva a livello internazionale è stata minata dai disordini seguiti alle elezioni parlamentari del 2005 (la cosiddetta ‘rivolta dei tulipani’).
L’agricoltura resta il settore portante dell’economia, rappresentando il 36% del PIL e occupando il 53% della popolazione attiva. La produzione cerealicola, localizzata nelle valli, costituisce la metà dell’intero output del settore, ma si coltivano anche patate, barbabietole, legumi, ortaggi e tabacco. L’allevamento è praticato anche al di sopra dei 2500 m. Oltre a capre e pecore, si allevano i cavalli kirghizi e lo yak, utilizzato sia per il trasporto sia per produrre carne e latte.
Il settore industriale nel suo complesso ha visto diminuire dagli anni dell’indipendenza il proprio apporto al PIL dal 38 al 26% e la forza lavoro occupata scendere al 12%. A dominare il settore è l’industria mineraria e, in particolare, l’estrazione dell’oro, concentrata nella miniera di Kumtor (ottavo giacimento mondiale), che, fin dalla sua apertura nel 1997, ha fatto da propellente per il paese, aiutando a frenare la recessione sofferta dalle imprese degli altri settori industriali. Oggi la produzione è in rapida diminuzione, anche per l’esaurimento di alcuni filoni. Per il resto, sono presenti solo alcuni stabilimenti tessili e agroalimentari, impianti per la produzione di materiali elettrici e di macchine agricole (regione di Biškek) e per il trattamento dei minerali (regione di Oš). Buona la produzione di energia attraverso le centrali idroelettriche operanti sui fiumi Naryn e Ču.
Il settore dei servizi rappresenta il 40% del PIL (35% della forza lavoro) e continua a crescere beneficiando dell’incremento dei redditi e quindi della domanda interna e della recente ristrutturazione del sistema bancario e creditizio.
La bilancia commerciale è costantemente in deficit e anzi il disavanzo va crescendo a causa dell’incremento delle importazioni, non sostenuto da una contemporanea crescita dell’export. I metalli preziosi e i prodotti minerari in genere rappresentano la principale voce di esportazione, seguiti dai prodotti tessili, da quelli dell’industria alimentare e dal tabacco. Le importazioni riguardano risorse energetiche, macchinari, prodotti chimici e beni di consumo. I principali partner commerciali sono i paesi della CSI, l’UE e, in misura sempre maggiore, la Cina.
Annesso dalla Russia nel 1864, nel 1918 il K. divenne parte della Repubblica del Turkestan; Repubblica autonoma dal 1926, entrò nell’URSS nel 1937. Stato indipendente dal 1991, nel 1993 promulgò una Costituzione che introdusse un sistema di governo di tipo parlamentare. Estremamente arretrato, risentì in modo particolare della disgregazione del mercato sovietico e del passaggio a un’economia di mercato, che causò un calo della produzione, un aumento della criminalità e una crescente diffusione della corruzione. Ulteriori elementi di instabilità erano costituiti dal riaccendersi del conflitto etnico tra i Kirghizi e le altre minoranze (russa e uzbeka), e dal contrasto tra il presidente con poteri dittatoriali A. Akayev e le forze di opposizione (di ispirazione comunista e nazionalista), che, dopo la rielezione di Akayev nel 2000, sfociò in gravi disordini durante le contestate elezioni amministrative del 2002. Nel 2005 l’ennesima falsificazione elettorale fece scoppiare moti su larga scala (Rivoluzione dei tulipani), che portarono alla fuga di Akayev e alla successiva elezione di K. Bakiev, ex collaboratore di Akayev e già primo ministro, con il quale le opposizioni intrapresero un lungo braccio di ferro per ottenere maggiori garanzie di democrazia. Nelle presidenziali del 2009 Bakiev è stato confermato con larga maggioranza di voti, ma nel 2010 un’azione di forza dell’opposizione, guidata da R. Otunbayeva, lo ha costretto alle dimissioni, e la stessa Otunbayeva ha assunto la carica di premier ad interim e, nel luglio 2010, quella di presidente. Il governo provvisorio ha promosso un importante referendum costituzionale, che ha sottratto poteri al ruolo presidenziale concedendone al Parlamento. Alle consultazioni tenutesi nel novembre 2011 è stato eletto presidente A. Atambayev, già primo ministro nel 2007 e quindi nel 2010; il partito socialdemocratico del presidente ha ottenuto alle elezioni legislative dell'ottobre 2015 il 27% circa dei consensi, mentre l'alleanza d'opposizione Respublika Ata Zhurt si è attestata al 20,1%.
Al referendum svoltosi nel dicembre 2016 è stata approvata con l’80% di voti favorevoli una riforma costituzionale proposta dal governo, in base alla quale vengono conferiti al premier maggiori poteri, limitando sostanzialmente quelli delle altre autorità istituzionali, e consentendo inoltre al presidente Atambayev di ripresentarsi alla guida del Paese come primo ministro. Nell'ottobre 2017 è stato eletto presidente con il 54,3% dei consensi S. Jeenbekov, già premier del Paese, dimessosi nell'ottobre 2020 a seguito delle manifestazioni popolari che hanno portato all'annullamento delle consultazioni parlamentari tenutesi nello stesso mese, vinte dal Partito socialdemocratico dell'uomo politico. Le presidenziali tenutesi nel gennaio 2021 hanno registrato la vittoria di S. Japarov con l’80% delle preferenze, confermando il consenso accordato alle forze di governo alle consultazioni tenutesi nel novembre dello stesso anno con l'affermazione dei partiti filogovernativi Ata-Jurt, Ishenim, Yntymak e Yyman Nur; nello stesso mese il presidente del Paese ha affidato la guida del nuovo esecutivo all’ex ministro delle Finanze A. Japarov.
In politica estera, il K., entrato a far parte della Comunità degli Stati indipendenti (CSI; 1991), mantenne stretti rapporti e relazioni economiche e culturali con Russia, Bielorussia e Kazakistan (1996). Anche le relazioni con la Turchia e il processo di distensione con la Cina progredirono ulteriormente. Dopo gli attentati dell’11 settembre 2001, il K. appoggiò la coalizione guidata dagli Stati Uniti.