Stato dell’Asia centro-occidentale, confina a NO con il Kazakistan, a E con il Kirghizistan e il Tagikistan, a S con l’Afghanistan e il Turkmenistan.
Esteso per circa 1500 km in direzione NO-SE, dalle rive del lago d’Aral alle falde occidentali del massiccio dell’Alaj, il territorio dell’U. può essere distinto, dal punto di vista geomorfologico e climatico, in due sezioni. Nella parte centro-occidentale, la pianura del Qoraqalpog´iston (Karakalpaki) – che circonda il lago d’Aral – e la steppa del Kyzylkum sono caratterizzate da un clima continentale arido, con forti escursioni termiche annue, precipitazioni scarse e venti violenti. Il fiume Amudar’ja, che segna il confine con il Turkmenistan e l’Afghanistan, separa l’area della steppa dall’altopiano desertico del Karakum a S, e dal deserto dell’Ustjurt a O. Nella parte sud-orientale, invece, i rilievi del Tian Shan, dell’Alai e del Pamir danno origine a vasti ghiacciai che alimentano un sistema idrografico articolato essenzialmente su tre bacini fluviali: quello dell’ Amudar’ja, quello del Syrdar’ja e quello dello Zeravšan. Quest’ultimo dà luogo, nella pianura di Samarcanda, a numerosi canali che rendono fertile un’area di circa 500 mila ha. Il Syrdar’ja bagna, invece, la valle di Fergana, la zona più fertile e popolosa del paese. Nelle valli fluviali e sulle pendici montuose, la continentalità del clima si attenua, aumentano le precipitazioni e la vegetazione si fa assai più diversificata. La superficie del lago d’Aral si è drammaticamente ridotta a causa dei forti prelievi cui sono soggetti i due principali immissari, l’Amudar’ja e il Syrdar’ja.
La popolazione dell’U., che nel 1989 (ultimo censimento dell’URSS) era di 19.900.000 abitanti, ha raggiunto nel 2009 un valore stimato di 27.606.007, confermandosi tra le più popolate repubbliche asiatiche di recente indipendenza. Il tasso annuo di crescita demografica, seppur in calo rispetto al quinquennio 1992-97 (2%), resta abbastanza elevato (0,9%). Una dinamica, questa, da ascrivere al permanere di un forte divario tra tasso di natalità e tasso di mortalità (rispettivamente 17,5 e 5,2‰ nel 2009). Il movimento migratorio ha modificato negli ultimi tre lustri la composizione etnica del paese, rendendola sempre più omogenea. Oltre l’80% della popolazione è, infatti, uzbeko (era il 70% nel 1991), mentre le minoranze russe e tagike non superano il 5%. Sono presenti anche kazaki (3%), karakalpaki (2,5%) e tatari (1,5%). La densità media è di quasi 62 ab./km2. La popolazione resta in prevalenza rurale (il 60% ca.). Le principali città sono Taškent, la capitale (2.200.000), seguita da Samarcanda (410.000), Namangan (380.000) e Andiuan (330.000). Nel 2023 nel Paese è ufficialmente terminata la transizione, avviata da un trentennio e finalizzata all'integrazione nei sistemi di comunicazione globali, dall'alfabeto cirillico a quello latino.
A oltre 15 anni dal crollo dell’URSS, il processo di transizione dall’economia pianificata al mercato è ancora lontano dall’essere realizzato. Nonostante l’andamento positivo del PIL, le prospettive di liberalizzazione economica sono ancora modeste e le necessarie riforme strutturali seguono un percorso difficoltoso. I primi passi verso l’introduzione di riforme in senso liberale, intrapresi tra il 1991 e il 1993, sono stati assai timidi. La caduta del PIL e un tasso di inflazione giunto nel 1994 al 700%, resero necessaria l’adozione di misure economiche e monetarie energiche: introduzione di una nuova valuta (il sum), privatizzazioni, apertura del mercato ad investitori esteri. Sul finire degli anni 1990 si sono iniziati a registrare segnali di ripresa economica, da ascrivere al rialzo dei prezzi sui mercati internazionali dei prodotti esportati, cotone e oro su tutti, ma anche a una maggiore apertura internazionale del paese. È migliorato anche il business climate, come dimostrano le numerose iniziative imprenditoriali in joint-venture con grandi gruppi internazionali: con la Daewoo per la produzione di automobili ad Asaka, con la francese Technip e la giapponese Marubeni per la raffinazione del petrolio a Buchara, con la statunitense AAB Lumus Global e la giapponese Mitsui and Nisho Ivai per un complesso chimico nella regione dello Shurtan. Nel luglio 2007 è stata data notizia dell’apertura ad Andjian di una joint-venture italo-uzbeka, la Anditaltex, per la produzione di filati di alta qualità. Per il resto, il settore industriale, che rappresenta circa il 22% del PIL, è caratterizzato dalla presenza di impianti ereditati dal periodo sovietico (stabilimenti metallurgici, siderurgici e meccanici) e da produzioni tessili ed alimentari. Il sottosuolo è particolarmente ricco: sono presenti giacimenti d’oro (4° posto al mondo), rame, uranio, tungsteno, piombo, zinco, ma anche riserve di petrolio e gas naturale, non ancora adeguatamente sfruttate.
L’agricoltura rappresenta circa il 33% del PIL e costituisce l’ossatura dell’economia uzbeka. La principale coltura è il cotone, di cui l’U. è il quinto produttore mondiale e il secondo esportatore, seguita dalla seta (terzo produttore dopo Cina e India). Rilevanti le coltivazioni di grano, riso, frutta e ortaggi. Importante l’allevamento del bestiame, soprattutto ovino (varietà karakul). La bilancia commerciale è costantemente in attivo, grazie alle cospicue esportazioni di cotone e di oro. Il principale partner commerciale resta la Russia, seguita da Corea, Cina e, tra i paesi europei, Germania e Turchia. L’U. è interessato dal programma infrastrutturale TRACECA (Transport Corridor Europe-Caucasus-Asia) per lo sviluppo dei traffici commerciali intercontinentali lungo l’antica ‘via della seta’. Interessanti le prospettive di crescita del comparto turistico, potendo l’U. contare su un patrimonio archeologico e storico-artistico di rilevanza mondiale (Samarcanda, Buchara).
Costituita nel 1924, federata all’URSS dal 1925, la repubblica dell’U. divenne indipendente nel dicembre 1991. Fra il 1924 e il 1929 l’U. comprese anche la repubblica autonoma del Tagikistan e nel 1936 venne inclusa al suo interno la repubblica autonoma Kara-Kalpakija.
L’obiettivo di circoscrivere i contrasti etnici e religiosi, emersi a partire dal 1989, contribuì al rafforzamento del carattere autoritario del regime, anche dopo l’indipendenza, proclamata nel 1991. Nonostante l’adozione del multipartitismo (1992), la vita politica continuò a essere dominata dal PDPU (Partito democratico popolare dell’U., denominazione assunta nel 1991 dal partito comunista) e l’attività delle forze di opposizione fu fortemente limitata; I. Karimov, dal 1990 presidente della Repubblica dotato di poteri esecutivi, fu confermato nella carica nel dicembre 1991; nel 1995 il termine del suo mandato presidenziale fu esteso fino al 2000. Sul piano economico, il governo avviò una graduale transizione a un’economia di mercato. Uno dei problemi principali del paese era il contenimento delle spinte del fondamentalismo islamico, sia quelle interne, sia quelle provenienti dal confinante Afghanistan. A questo scopo, il governo consolidò i rapporti con gli altri Stati dell’Asia centrale e inasprì le misure repressive, mettendo fuori legge i partiti islamici (1996) e promulgando pesanti norme antiterrorismo. Ciò contribuì ad accentuare il carattere autoritario del governo, ma non impedì il ripetersi di sequestri e attentati. L’egemonia del PDPU e di Karimov fu confermata dalle elezioni politiche del 1999 e da quelle presidenziali del 2000. Sul piano internazionale i rapporti con Mosca rimasero difficili, mentre vennero intensificati quelli con la Cina e con gli Stati Uniti. Nonostante i tentativi di ottenere aiuti internazionali si fossero scontrati con una serie di reprimende per i mancati progressi nel campo delle libertà democratiche, dei diritti umani e delle riforme economiche, Karimov nel 2007, scaduto il mandato settennale, si è ripresentato alle elezioni che ha vinto, tra le proteste di un’opposizione indebolita da arresti e intimidazioni, essendo prevedibilmente riconfermato per un quarto mandato nel 2015 e rivestendo la carica fino alla morte, avvenuta nel settembre 2016; nel dicembre successivo gli è subentrato nella carica S.M. Mirziyoyev, esponente del Partito liberaldemocratico (LDPU) e già premier del Paese dal 2003, il cui partito si è attestato come prima forza politica del Paese alle elezioni legislative svoltesi nel dicembre 2019, alle quali ha ottenuto 43 seggi. Nell'ottobre 2021 Mirziyoyev ha ottenuto un secondo mandato presidenziale, mentre nel maggio 2023 è stato approvato a larghissima maggioranza (oltre il 90% dei consensi) il referendum costituzionale che potrebbe consentire all'uomo politico di prolungare il suo mandato fino al 2040; nel luglio 2023 Mirziyoyev è stato riconfermato nella carica con l'87% dei voti.