Stato dell’Asia centrale, confinante a N con il Kazakistan, a NE con l’Uzbekistan, a S con l’Iran e l’Afghanistan, a O con il Mar Caspio.
La maggior parte del territorio è occupata da un vasto tavolato, che a NE degrada verso la pianura dell’Amudar′ja, principale corso d’acqua del Paese, per lunghi tratti navigabile, che sfocia nel lago d’Aral, mentre a SE e a SO è limitato dalle catene montuose del Kuogitang (cui appartiene il monte Airybaba, 3137 m, la vetta più elevata del T.) e del Kopet Dag. Sul versante occidentale, la catena del Kopet Dag degrada verso la costa del Mar Caspio, che, nella parte che risale fino a Türkmenbaši, si presenta bassa e sabbiosa, per poi diventare frastagliata nel tratto che collega la città portuale al Kara Bogaz Gol, vasto lago salato separato dal Mar Caspio da una diga. La parte centrale del T. è quasi interamente occupata dal deserto del Karakumy, caratterizzato dalla presenza di ampie depressioni (takyr), da dune e barcane nella sezione occidentale, da coni di deiezione e depositi eolici al limite meridionale.
Il clima è di tipo continentale, con forti escursioni termiche stagionali e scarsa piovosità (100-200 mm all’anno). Solo sui rilievi si raggiungono 400 mm annui.
La popolazione del Turkmenistan, secondo le stime (2009), è di quasi 5.000.000 ab., con un incremento di circa il 40% rispetto all’ultimo censimento dell’URSS (3.534.000 ab. nel 1989). Il tasso annuo di incremento demografico si mantiene abbastanza alto (1,14%), per il permanere di un regime di tipo tradizionale, caratterizzato da elevati tassi di fecondità (3 figli circa per donna) e di natalità (19,6‰) e da tassi di mortalità (6,3‰) e di mortalità infantile (45,3‰) in costante riduzione. I flussi migratori, che hanno riguardato negli anni successivi all’indipendenza per lo più le minoranze russa e uzbeka, hanno accresciuto l’omogeneità etnica della popolazione, oggi costituita per l’85% da Turkmeni, per il 5% da Uzbeki e per il 4% da Russi. La densità è molto bassa (10 ab./km2) e tuttavia poco indicativa dell’effettiva distribuzione della popolazione. Quest’ultima si concentra, infatti, su appena 1/6 del territorio, in particolare lungo la linea della Ferrovia transcaspica a sud, lungo il Canale del Karakumy nella sezione mediana del paese, lungo il corso dell’Amudar′ja a nord. È in queste zone che si trovano le principali città: la capitale, Ašgabat, che da sola ospita quasi 1/8 della popolazione turkmena, Čardžou (o Türkmenabat) e Mary, le uniche altre città con una popolazione superiore ai 100 mila ab., Tasauz e Nebit Dag. L’indice di urbanizzazione è prossimo al 49%.
L’economia del T. è caratterizzata da un’agricoltura ancora scarsamente produttiva, da un limitato sviluppo industriale, ma anche da un’ampia disponibilità di risorse naturali. La presenza di un governo autoritario di stampo post-comunista e di un’organizzazione sociale di tipo tribale hanno, infatti, fortemente rallentato l’adozione di riforme e di politiche di privatizzazione, necessarie per la transizione a un’economia di mercato. Le enormi riserve di gas naturale e di petrolio hanno tuttavia consentito al T. di vivere in maniera meno traumatica rispetto ad altre repubbliche centroasiatiche il collasso dell’impero sovietico e di sostenere la crescita dell’economia. Non a caso, il governo indipendente si è da subito impegnato a siglare accordi con consorzi internazionali di imprese per lo sfruttamento e la commercializzazione delle materie prime energetiche. Significativo, a tal proposito, l’accordo sottoscritto nel 1999 con Azerbaigian, Georgia e Turchia per la realizzazione di un gasdotto diretto al terminal turco di Ceyhan.
L’agricoltura, secondo stime del 2009, contribuisce per il 10% alla formazione del PIL, ma occupa ancora quasi il 50% degli attivi. La principale coltura è il cotone (10° produttore mondiale), la cui esportazione rappresenta, escludendo gli idrocarburi, la voce attiva più importante della bilancia commerciale. Non mancano colture alimentari (frumento, mais, orzo, patate, pomodori, frutta), ma la produzione risulta insufficiente a coprire il fabbisogno interno.
Nelle regioni più aride e meno adatte all’agricoltura è diffuso l’allevamento, in particolare quello ovino, destinato alla produzione della lana di astrakan ottenuta dalle pecore di razza karakul, ma non mancano cammelli e cavalli della pregiata razza achal tekin.
L’apparato industriale, che occupa il 30% degli attivi e partecipa per quasi il 40% alla formazione del PIL, è relativamente modesto. Sono presenti alcune raffinerie, impianti chimici, cementifici, fabbriche metalmeccaniche e tessili. Un ruolo di primo piano va riconosciuto ai laboratori artigianali per la produzione di tappeti, famosi nel mondo per le trame ricercate e pregiate. La bilancia commerciale è costantemente attiva grazie all’esportazione di risorse naturali energetiche e di cotone. I principali partner commerciali restano i paesi della CSI, anche se crescono i rapporti con gli Stati dell’Europa occidentale, Francia e Italia su tutti.
La presenza turkmena nel paese risale ai sec. 9°-10°, quando un gruppo di discendenti del popolo turco degli Oghuz, provenienti dagli altopiani dell’Asia centrale, emigrando verso occidente, si insediò nella regione compresa fra il Syrdar′ja, l’Amudar′ja e le sponde orientali del Mar Caspio, integrandosi con la popolazione autoctona di lingua iranica, anch’essa nomade, e assumendo il nome etnico di Turkmeni (o Turcomanni). Sospinto successivamente dai Turchi verso S, tale gruppo attraversò l’Amudar′ja, insediandosi tra l’area desertica del Karakumy e la regione persiana del Khorasan; soltanto alcuni nuclei emigrarono, in periodi diversi, verso occidente. Nel corso dell’11° sec. una parte dei Turkmeni (Selgiuchidi) fondò il regno di Buhara, impossessandosi della Persia e del califfato di Baghdad e formando uno Stato musulmano potentissimo comprendente la Persia, l’Anatolia e la Mesopotamia, per estinguersi poi nel 14° secolo. Durante quest’ultimo un gruppo di Turkmeni si diresse ancora verso occidente, dando vita all’Impero ottomano, mentre un altro gruppo portò alla ‘turchizzazione’ dell’Azerbaigian. Il territorio dei Turkmeni venne occupato nel 13° sec. dai Mongoli, fu soggetto agli Uzbeki nel 15° sec. e al canato di Hiva sul finire del 18° secolo. I Turchi della madrepatria, indeboliti, si frammentarono in 24 tribù, alcune delle quali in perenne conflitto fra di loro: quelle orientali si sottomisero al khān di Buhara, quelle occidentali entrarono nell’orbita della Persia. Ma l’organizzazione sociale e la vita culturale conservarono la loro autonomia. Il territorio divenne protettorato russo nel 1868; le sezioni occidentali e meridionali vennero annesse alla Russia nel 1884, ma la russificazione si presentò difficile per le caratteristiche ambientali e per la resistenza opposta dalle popolazioni: i Turkmeni conservarono così la loro vita tradizionale, opponendosi alla collettivizzazione forzata e alla sedentarizzazione.
Costituita nel 1924, federata all’URSS dal 1925, la repubblica del T. divenne indipendente nel dicembre 1991. La vita politica dopo l’indipendenza è stata dominata dal Partito democratico (denominazione assunta dal partito comunista). S. Niyazov, primo segretario del partito dal 1985 e presidente della Repubblica dal 1990, dopo l’introduzione di una nuova Costituzione assunse anche la carica di primo ministro, dando vita a un regime di tipo autoritario. Sul piano internazionale il T. ha mantenuto stretti rapporti con Mosca, rafforzando al tempo stesso le relazioni a livello regionale; sono stati inoltre incrementati i rapporti politici ed economici con la Turchia e l’Iran. Niyazov continuò a reprimere duramente ogni forma di opposizione e ad annunciare periodicamente progetti faraonici di infrastrutture e palazzi. Nel 2003 firmò un nuovo accordo con Mosca per lo sfruttamento delle riserve di gas del paese, e nel 2006 vennero conclusi accordi energetici con Cina e Russia. Nel dicembre 2006 Niyazov morì e nel 2007 le elezioni presidenziali furono vinte da G. Berdimuhammedow; per la prima volta si presentarono più candidati, sebbene tutti appartenenti al partito di governo. Rieletto nel febbraio 2012 con il 97% dei voti e, per un terzo mandato, nel febbraio 2017 con la stessa percentuale di consensi, l'uomo politico ha mostrato un cauto spirito riformatore e compiuto importanti passi verso la liberalizzazione dell’economia e l’apertura ai mercati internazionali. Nel febbraio 2022 Berdimuhammedow ha indetto elezioni presidenziali anticipate, fissate al mese successivo, alle quali è risultato prevedibilmente vincitore il figlio Serdar Berdymukhamedov, che ha ottenuto il 72,9% dei consensi.