(russo Azerbajdžan) Regione della Transcaucasia (192.550 km2 con 18,1 milioni di ab.), politicamente divisa tra la repubblica omonima e l’Iran, che affaccia a E sul Mar Caspio. Il paese include: a N, l’estrema sezione orientale della catena caucasica, che, oltre la cima del Bazardjuzju (4480 m), va digradando fino a ridursi a mediocri alture nella Penisola di Apšeron; a S, un altopiano, elevato in media oltre 1500 m, sul quale s’innalzano vulcani (Sahand, 3722 m; Sabalan, 4811 m) e impervi massicci (Qara, 3370; Murov, 3740, Dali, 3630), ultima ramificazione della catena dell’Elburz. L’altopiano è percorso dai fiumi confluenti nel Lago di Urmia (5000 km2), mentre a N è inciso dalla profonda valle del fiume Aras (Araks), che per lungo tratto segna anche il confine tra la Repubblica dell’Azerbaigian e l’Iran. Il Mar Caspio bagna l’A. per quasi 600 km. Il clima è mite, con temperature simili a quelle mediterranee, ma in particolare la piovosità (200-400 mm annui in media) presenta manifestazioni più continentali per la scarsa influenza esercitata dal Mar Caspio.
Nella grotta di Azïkh, nel Piccolo Caucaso, è stato individuato il più antico sito antropizzato dell’Eurasia centro-settentrionale: i livelli acheuleani, datati da 1 milione a 400 mila anni fa, hanno restituito focolari, utensili litici, reperti ossei animali e i resti di mascella di un uomo pre-neanderthaliano. Nel Neolitico la regione di Gobustan divenne uno dei centri di massima diffusione nel Caucaso dell’arte della pittura rupestre; durante l’epoca del Bronzo Antico (fine 4°-3° millennio a.C.) si sviluppò in A. la cultura del Kura-Arasse, caratterizzata da una produzione ceramica di vasi rossi e neri lustrati, decorati a rilievo o a incisione con motivi spiraliformi e geometrici. Tra il Bronzo Tardo e l’inizio dell’Età del Ferro (seconda metà del 2° millennio-prima metà del 1° millennio a.C.) sorsero importanti centri di produzione del bronzo.
Dopo aver formato uno Stato a sé sotto i successori del satrapo Atropate, l’A. fu disputata terra di confine tra Roma (poi Bisanzio) e la Persia sasanide. Occupato e islamizzato dagli Arabi sin dal sec. 7°, fece parte dell’Impero califfale, poi fu diviso tra dinastie locali iraniche e turche. Dal sec. 16° appartenne alla Persia safawide, i cui sovrani ebbero anzi nell’A. (ad Ardabil) la loro culla.
Con il sec. 18° cominciò a farsi sentire la pressione russa, finché i trattati di Gulistān (1813) e Turkmanciāi (1828), imposti dalla Russia alla Persia, divisero l’A. in due parti, di cui quella orientale rimase alla Persia, quella occidentale passò agli Zar. Durante la Seconda guerra mondiale l’A. persiano fu occupato da truppe dell’URSS, che favorì la creazione di un governo autonomista. La questione, sottoposta all’ONU, fu risolta nel 1946 con un accordo tra l’URSS e l’Iran, che attribuiva l’autonomia all’A. con nomina del governatore da parte di Teheran. Le truppe sovietiche furono sostituite da quelle iraniane, ma l’autonomia della regione fu di fatto soppressa.
Il turco àzeri, o dialetto azerbaigianico, fu già di uso letterario accanto all’osmanli nell’epoca classica della letteratura turca: in esso poetarono non solo illustri autori turchi come Fuẓūlī, ma anche persiani come lo scià Ismā-‛īl, il fondatore della dinastia safawide. Nella seconda metà del sec. 19° si ebbe una prima reviviscenza a opera di Ākhondzāde (M.F. Achundov), le cui commedie di carattere e ambiente ebbero notevole risonanza e furono tradotte in persiano. Nel 20° sec. la letteratura àzeri ha avuto nuovo impulso, nelle forme e negli spiriti del ‘risorgimento delle nazionalità’ entro il sistema sovietico.
La conquista araba determinò l’erezione nei principali centri regionali (quali Derbent o Bāb al-Abwāb, Shamākhā e Baku, Tabriz, Marāgha, Ardabil) degli edifici necessari alle nuove esigenze della vita religiosa e civile (moschea, scuola, caravanserraglio, bagno). Con la conquista dei Selgiuchidi nell’11° sec. iniziò una nuova fase, caratterizzata da monumenti in blocchi squadrati di pietra calcarea nel nord e in mattoni cotti rivestiti in maiolica invetriata nel sud del paese; tra i più importanti, la moschea del Venerdì e il mausoleo di Urmiya, i mausolei di Marāgha e quelli della regione di Nahičevan´. Con l’avvento degli Ilkhanidi (1256), la capitale fu stabilita dapprima a Marāgha, quindi, nel 1295, a Tabriz, radicalmente rinnovata (moschea del Venerdì della cittadella o di ‛Alī Shāh, nuova cinta urbana), e presso la quale sorsero i principeschi sobborghi di Rashīdyya e di Ghāzāniyya. Tra la fine del 13° e quella del 14° sec. fiorirono alcune botteghe di miniaturisti, attive soprattutto negli ambienti di corte della capitale (scuola di Tabriz), che elaborarono un linguaggio figurativo originale, erede di tradizioni pittoriche locali e importate, islamiche ed esterne all’Islam.