Stato della Transcaucasia, confinante a N e a NE con la Federazione Russa, a SE con l’Azerbaigian, a S con l’Armenia, a SO con la Turchia; a O si affaccia sul Mar Nero con uno sviluppo costiero di 310 km.
Il territorio della G. è in prevalenza montuoso, dominato a N dalla catena del Grande Caucaso che segna il confine con la Federazione Russa per oltre 700 km; a S si sviluppa il Piccolo Caucaso, con cime non superiori ai 3500 metri. Nella parte occidentale del paese si estende la fertile pianura della Colchide, aperta largamente sul Mar Nero e limitata verso l’interno dalle due catene caucasiche. Il principale fiume è il Kura: nato in Turchia, penetra in G., vi scorre per diverse centinaia di chilometri e sbocca nel Mar Caspio in territorio della Repubblica dell’Azerbaigian.
Il clima è molto vario e riflette l’eterogeneità orografico-altimetrica e morfologica: è temperato continentale nelle zone interne di mediocre altitudine, rigido in quelle più elevate, subtropicale umido (2800 mm annui di pioggia) lungo la costa.
Nel 1921, anno dell’ingresso del paese nell’Unione Sovietica, gli abitanti superavano di poco i 2.500.000; alla fine del decennio 1980, raggiungevano i 5.443.000. A partire dal conseguimento dell’indipendenza (1991), la difficile situazione politica ed economica interna ha causato l’emigrazione in Russia e in Occidente di circa 800.000 persone: la consistenza demografica del paese, che alla fine degli anni 1990 superava di poco i 5.000.000 di unità, nel 2006 era scesa a 4.600.000, accusando un tasso medio annuo di decremento maggiore dell’1%.
La popolazione è distribuita nel territorio con una densità media di 66 ab./km2 e con un tasso di urbanizzazione piuttosto modesto (53%). L’unica città con dimensioni e funzioni metropolitane è la capitale, Tbilisi, che nel 2007 contava 1.200.000 ab. nell’intera agglomerazione urbana.
L’83% della popolazione (Georgiani propriamente detti, Mingreli della piana costiera, Imeri dell’alto bacino del fiume Rion ecc.) appartiene al ramo meridionale, detto cartvelico, della famiglia linguistica caucasica. Le principali minoranze etniche sono formate da Azeri (6,5%), Armeni (5,7%), Russi (1,5%), Osseti, Abhasi, Agiari.
Oltre l’80% della popolazione è cristiano-ortodossa; rilevante (10%) è la componente musulmana; gli Armeni seguono la Chiesa armena apostolica.
Durante il periodo di appartenenza all’Unione Sovietica la G. ha conosciuto un discreto sviluppo. La sua economia, tradizionalmente agricola, si è rivolta anche verso l’industria (meccanica, aeronautica, elettronica, chimica, metallurgica, tessile, agroalimentare). Ciò nondimeno, il paese ha conservato la sua vocazione agricola, diventando uno dei principali fornitori di prodotti della terra (soprattutto agrumi, tè e prodotti vitivinicoli) nell’ambito dell’Unione Sovietica. La G. rappresentava inoltre un’importante meta per il turismo sovietico grazie alla varietà dell’offerta (balneare, montana, culturale). La sua economia era strettamente legata a quella degli altri membri dell’Unione e la scarsità di risorse energetiche acuiva la dipendenza dai partner sovietici.
Dopo il conseguimento dell’indipendenza, la G. ha vissuto un periodo di gravissima crisi economica, resa particolarmente difficile dall’instabilità politica interna e dai conflitti etnici con le minoranze secessioniste dell’Abhazija e dell’Ossezia Meridionale. Nel 1994 il prodotto interno lordo era sceso al 23% del valore del 1989, l’inflazione raggiungeva livelli record e la produzione industriale si era ridotta al 10% della capacità produttiva. L’adozione, dal 1994, di misure macroeconomiche straordinarie ha consentito una lenta ripresa, facilitata anche dalla posizione strategica del paese sulle rotte energetiche eurasiatiche: gli oleodotti Baku-Supsa (inaugurato nel 1999) e Baku-Tbilisi-Ceyhan (BTC, inaugurato nel 2006) e il gasdotto South Caucasus Pipeline o Baku-Tbilisi-Erzurum (BTE, operativo dal 2007), parallelo al BTC.
Nel primo quinquennio del 21° sec. la variazione del prodotto interno lordo ha seguito un andamento decisamente positivo, passando dall’1,9% del 2000 al picco del 2003 (11,1%). Il governo in carica dal 2003, in seguito alla cosiddetta ‘Rivoluzione delle Rose’, ha avviato nel 2004 un nuovo programma di riforme economiche volto alla riduzione della povertà e alla lotta alla corruzione, particolarmente radicata nella società georgiana. I risultati macroeconomici sono stati brillanti, nonostante il peggioramento dei rapporti con la Russia, principale fornitore di materie prime energetiche (utilizzate spesso come leva geopolitica per mantenere la propria influenza) e massimo acquirente di vini e acque minerali della G. (sottoposti episodicamente a misure di embargo).
È andato diminuendo il contributo recato alla formazione del prodotto interno lordo dall’agricoltura (sceso nel 2008 a meno del 13%), la quale però occupa ancora oltre il 50% della forza-lavoro. Le principali coltivazioni sono quelle degli agrumi, della vite, dei cereali, del tè. Non sono trascurabili le risorse minerarie (carbone, manganese) e le potenzialità idroelettriche. Il settore manifatturiero, dopo il crollo dei primi anni 1990, ha registrato una certa ripresa, arrivando nel 2008 a formare il 28,4% del prodotto interno lordo. Molti dei comparti che rappresentavano la forza dell’industria georgiana nel periodo sovietico (metallurgia, meccanica, tessile, aeronautica) si sono rivelati obsoleti e poco adatti a sostenere la concorrenza internazionale; hanno invece manifestato vitalità i settori agroalimentare ed energetico, quest’ultimo legato soprattutto alla realizzazione delle infrastrutture di trasporto degli idrocarburi, oltre che alla necessità di ridurre la dipendenza dall’estero. Un ruolo sempre più importante ha assunto il terziario, anch’esso in larga misura collegato alla costruzione di condotte per il trasporto di idrocarburi e alla gestione dei relativi investimenti dall’estero.
I principali partner commerciali della G. sono Russia, Turchia, Azerbaigian, Germania, USA. Le esportazioni sono soprattutto formate da prodotti agroalimentari e metalliferi; tra le importazioni figurano principalmente petrolio e derivati, gas naturale, prodotti alimentari.
La G. attuale corrisponde all’incirca alle regioni che gli antichi chiamavano Colchide e Iberia. I Georgiani costituirono il loro primo stato nazionale alla caduta dell’Impero macedone. Nel 4° sec. iniziò la loro conversione al cristianesimo. Avevano una scrittura propria, con due diversi alfabeti affini all’alfabeto armeno. L’economia era basata principalmente sull’agricoltura nelle vallate, sulla pastorizia e sulla silvicoltura nelle zone montuose. Ricchi erano i costumi tradizionali, specialmente femminili; l’armamento conservò a lungo, accanto alle armi da fuoco, l’arco, l’ascia, la sciabola, lo knut, la mazza ferrata. L’ordinamento sociale si basava sulla divisione in tribù costituite da gruppi consanguinei abitanti spesso villaggi distinti; queste comunità locali erano rette da un anziano e da un’anziana. A quest’ordinamento si era sostituito fra i Georgiani della pianura un regime feudale con un’aristocrazia dominante e classi sociali differenziate; esisteva anche la schiavitù. Si praticava l’esogamia, e non erano rari i casi di poligamia, anche fra i cristiani.
La conquista araba, verso la metà del 7° sec., lasciò il potere diretto all’aristocrazia locale e l’indebolimento del califfato permise il graduale formarsi di una monarchia nazionale. Questa raggiunse l’apogeo con il re David II (1089-1125) e con la regina Tamara (1184-1213). Le invasioni mongola e timuride produssero un’epoca di decadenza, cui invano la restaurata monarchia nazionale (Alessandro I, 1412-42) cercò di porre riparo. Il sorgere della potenza ottomana e le sue guerre del 16° e 17° sec. con la Persia, poi l’affacciarsi a N dell’Impero russo compromisero per sempre l’indipendente sviluppo della G., che sin dal 16° sec. cercò la protezione degli zar. La formale annessione del paese alla Russia fu avviata nel 1801.
Sotto il dominio russo, nel 19° sec. si ebbe un notevole sviluppo civile e industriale (abolizione della servitù della gleba, 1863-67; grandi costruzioni ferroviarie, massimo incremento commerciale ecc.). Si crearono così anche le condizioni propizie per il movimento rivoluzionario, che nel 1905 e poi a partire dal 1917 guadagnò una posizione sempre più salda nel paese. Nel 1918-21 ebbe vita nella G. una Repubblica democratica guidata dai menscevichi, ma un’insurrezione comunista condusse poi alla proclamazione della Repubblica Socialista Sovietica di Georgia. La G. entrò nell’URSS nel 1922 come parte della Federazione transcaucasica, e quindi dal 1936 come Repubblica federata.
Divenuta Repubblica indipendente nel 1991, la G. conobbe una prolungata fase di instabilità interna, determinata sia dai contrasti politici sia dagli scontri etnici riesplosi con violenza dopo il distacco dall’URSS. Disgregatosi il composito fronte nazionalista che aveva guidato il paese all’indipendenza, l’opposizione al presidente Z. Gamsakhurdia sfociò in guerra civile. Dopo l’elezione alla guida del paese di E.A. Ševardnadze, già ministro degli Esteri sovietico e personaggio di spicco della perestrojka (1992), i seguaci di Gamsakhurdia furono sopraffatti anche grazie all’intervento russo, reso possibile dall’avvicinamento a Mosca promosso da Ševardnadze, che portò anche all’ingresso della G. nella Comunità degli Stati indipendenti (1993). Nell’Ossezia Meridionale, la diffusione di un movimento separatista, che dal 1989 rivendicava l’indipendenza e l’integrazione nella Federazione Russa, sfociò in guerra civile; rimase critica anche la situazione in Abhazija, a sua volta in conflitto con il governo centrale per ottenere l’indipendenza, e entrambe le regioni, sostenute nelle loro aspirazioni dalla Russia, si resero di fatto indipendenti. Prevalentemente cristiana, la G. fu inoltre interessata dal crescente contrasto con la Repubblica autonoma dell’Adžarija, di religione musulmana. Tale complessa situazione vanificò gli sforzi per il consolidamento di nuove strutture politiche e per la ricostruzione economica, creando al contempo drammatici problemi sociali, come lo spostamento di decine di migliaia di profughi, aggravati dalla lotta fra le milizie private, responsabili di ripetuti atti di terrorismo.
Alla fine del 1994 il relativo miglioramento della condizione economica favorì il ristabilimento dell’autorità centrale e il rafforzamento dei poteri presidenziali, sancito dalla Costituzione approvata nel 1995. Nelle elezioni per il nuovo Parlamento, la maggioranza dei consensi andò al partito di Ševardnadze, che nel 1995 fu eletto presidente della Repubblica e riconfermato nelle presidenziali del 2000. Nel 2003 i brogli denunciati dopo le elezioni legislative dall’opposizione guidata da M. Saakašvili e i conseguenti movimenti di piazza (Rivoluzione delle Rose) costrinsero Ševardnadze alle dimissioni; gli successe lo stesso Saakašili, eletto con una schiacciante maggioranza di voti (oltre il 95%) nel 2004. Il programma di integrazione nel blocco occidentale del nuovo presidente e la crescente influenza occidentale (il processo di avvicinamento a UE e USA si è tradotto in una politica di collaborazione economica e militare) hanno suscitato le inquietudini della Russia. L’apertura nel 2006 dell’oleodotto BTC che da Baku, passando in territorio georgiano, trasporta il petrolio del Caspio in Turchia, ha ulteriormente alimentato le tensioni fra Tbilisi e Mosca, drammaticamente esplose nell’estate 2008, quando la G. ha cercato di ristabilire il suo controllo sull’Ossezia Meridionale, a sostegno della quale la Russia ha inviato le sue truppe. Dopo il breve conflitto, terminato con la mediazione dell’Unione Europea, la Russia ha riconosciuto formalmente l’indipendenza di Abhazija e dell’Ossezia Meridionale, mentre la G. ha abbandonato la Comunità degli Stati indipendenti.
Sul fronte interno, le elezioni legislative tenutesi nell'ottobre 2012, in cui si è registrata un'affluenza alle urne del 61%, hanno visto la sconfitta di Saakašvili sul quale si è imposto il partito di opposizione Sogno georgiano guidato da B. Ivanišvili, nuovo premier del Paese, cui nel 2013 è subentrato I. Garibašvili. Le consultazioni presidenziali tenutesi nell'ottobre 2013 hanno registrato la vittoria di G. Margvelašvili, che ha ottenuto il 67% delle preferenze. Nel dicembre 2015, a causa dell'aggravarsi della crisi economica, il premier Garibašvili ha rassegnato le dimissioni, subentrandogli nella carica G. Kvirikašvili del partito Sogno georgiano; riconfermato alla guida del Paese dopo le consultazioni legislative svoltesi nell'ottobre 2016, alle quali Sogno georgiano ha ottenuto la vittoria in 48 su 50 circoscrizioni, Kvirikašvili si è dimesso nel giugno 2018 a seguito di una serie di proteste popolari contro il governo e per insanabili divergenze con il leader del partito B. Ivanišvili, subentrandogli nella carica M. Bakhtadze, sostituito dal settembre 2019 da G. Gakharia del partito Sogno georgiano, che si è confermato vincitore alle elezioni legislative del novembre 2020, alle quali ha ottenuto il 48% dei voti. Al primo turno delle consultazioni presidenziali svoltesi nell'ottobre 2018 si è imposta S. Zurabišvili, candidata indipendente sostenuta dal partito Sogno georgiano (38,7%), seguita dal candidato dell’opposizione G. Vasadze (37,7%), che ha sconfitto al ballottaggio ottenendo oltre il 55% delle preferenze e subentrando nella carica al presidente uscente Margvelašvili. Nel febbraio 2021 il premier Gakharia ha rassegnato le dimissioni, sostituito dalla stessa data da I. Garibašvili. La presidente Zurabišvili ha presentato all'Unione europea nel febbraio 2022, a pochi giorni dallo scoppio del conflitto bellico tra Ucraina e Federazione Russa, una richiesta di candidatura del Paese a membro dell’Unione Europea, approvata nel giugno successivo dal Consiglio europeo, che si è impegnato a concedere al Paese, una volta soddisfatte le priorità indicate, lo status di candidato. Nel marzo 2023 si sono verificate violente agitazioni di piazza, duramente represse dalle forze dell'ordine, per protestare contro l’adozione - poi revocata - di una legge volta, sul modello dell'analoga varata in Russia nel 2012, a limitare le attività dei media e delle organizzazioni non governative.
Lingua letteraria e nazionale è il georgiano o grusinico (georg. k‛art‛uli ena); appartiene alla famiglia caucasica e rientra nel gruppo meridionale o cartvelico della stessa. Il frazionamento dialettale è minimo. Nella fonetica si nota la presenza di un forte accento espiratorio che ha prodotto frequenti cadute di vocali atone. Il georgiano si scrive con un alfabeto derivato da quello armeno.
Gli inizi della letteratura georgiana, risalenti sino al 5° sec. d.C., consistono in traduzioni, dall’armeno e dal greco, della Bibbia e di opere di Padri della Chiesa. Ma sono 12° e 13° sec. il periodo più originale della letteratura profana, che rispecchia una brillante cultura cavalleresca accompagnatasi all’unificazione del paese e alla sua espansione politica. Confluiscono in tale cultura elementi cristiani e musulmani, specie della vicina Persia. Il maggior frutto artistico di tale epoca è il poema cavalleresco nazionale Vep‛khis Tqaosani («L’uomo nella pelle di pantera»), composto attorno al 1200 da Š. Rustaveli, e narrante le avventure dell’eroe Tariel. Dopo un periodo di decadenza seguito all’invasione mongola, la vita intellettuale della G. si risollevò nel 18° sec. grazie anche all’opera illuminata del re Vachtang VI, che fece redigere la cronaca K‛art‛lis ckhovreba («La vita della Georgia») e stampare i primi libri georgiani. I più noti lirici di questo periodo sono D. Guramišvili e V. Gabašvili.
Al principio del 19° sec. la G. si aprì all’influenza della poesia russa e a quella occidentale europea: ricordiamo i poeti romantici A. Čavčavadze, G. Orbeliani, N. Baratašvili, il realista e creatore del dramma georgiano G. Eristavi, e il maestro della novella I. Čavčavadze. Al periodo simbolista (gruppo del Corno azzurro, animato da P. Jašvili e T. Tabidze) seguì la rivoluzione bolscevica, che diede vita alla letteratura proletaria.
Notevole la vivacità della letteratura georgiana nella seconda metà del 20° secolo. Č. Amireǧibi, che aveva raggiunto la notorietà con il romanzo Data Tutašxia (1973-75), nel romanzo Gora mborgali («Il Gora furioso», 1996), inserendo episodi autobiografici, narra la storia di un recluso georgiano fuggito da un campo di concentramento siberiano durante il regime sovietico. G. Gegečkori, con le raccolte di poesie (Sauk’une tavdeba «Il secolo finisce», 1994; Erttomeuli «Opere in un volume», 1995), ha arricchito e maturato il suo verso. A. Kalandadze, autore di diverse raccolte di poesie in cui alle riflessioni filosofiche si uniscono tematiche patriottiche, ha pubblicato nel 1996 due volumi di opere scelte. E. Kvitaišvili, nelle raccolte di poesie Sismari vnaxe («Ho fatto un sogno», 1986), Cis kalaki («La città del cielo», 1987) e Tavšesapari («Rifugio», 1990), conferma la sua ispirazione lirica, intrisa di tristezza e nutrita di una solida cultura filosofica. M. Lebanidze in Rčeuli txzulebani or t’omad («Opere scelte in due volumi», 1989) riprende il meglio della sua produzione poetica a partire dagli anni della seconda guerra mondiale, a cui aveva partecipato. Š.G. Nišnianidze ha dato alle stampe nel 1993 la raccolta dal titolo 100 leksebi («100 poesie»), in cui continua a palesare la sua raffinatezza formale. L. Sturua impiega, a partire almeno dagli 1970, il verso libero, che non è molto frequente nella poesia georgiana (Leksebi, p’oemebi «Poesie, poemetti», 1991; Šuks nu čamikrobt «Non spegnermi la luce», 1995). A. Sulakauri, poeta e scrittore, ha pubblicato Tbilisuri čanaxatebi («Bozzetti tbilisiani», 1996). G. Pangikidze nel romanzo Ešmak’is borbali («La ruota del diavolo», 1996) affronta i più importanti avvenimenti che hanno segnato la storia georgiana dagli anni 1930. Ǧ. Čarkviani, membro del Parlamento georgiano, nella raccolta di poesie Mze tixasi («Il sole nell’argilla», 1986) affronta temi civili e nazionali. O. Čxeidze è prolifico scrittore di novelle, drammi, saggi letterari e romanzi legati alla realtà georgiana contemporanea. T. Čanturia ha raccolto la sua migliore produzione nelle Txzulebata or t’omad («Opere in due volumi», 1992), da cui traspare il suo percorso di poeta, e il volume di critica letteraria Dinozavridan dinaizamde («Dal dinosauro al design», 1989). R. Čeišvili ha pubblicato romanzi (Kalakši dinozavrebi dadian «In città camminano i dinosauri», 1976; Musik’a karši «Musica nel vento», 1978; Qačayebi «Banditi», 1995), novelle e racconti ed è autore anche di sceneggiature cinematografiche. T. Čiladze ha raggiunto la notorietà con le opere in prosa e il romanzo Aha, miic’ura zamtari! («Ah, è finito l’inverno!», 1967), in cui si addentra in problematiche etico-morali assai complesse, e alcuni lavori teatrali, che affrontano temi di grande attualità. O. Čiladze, affermatosi come poeta originale già negli anni 1950 e 1960, deve però la propria fortuna ai romanzi, che iniziò a pubblicare dall’inizio degli anni 1970, tra i quali si ricorda Rk’inis teat’ri («Il teatro di ferro», 1981), ambientato nella G. degli anni 1910 e 1920. Nel suo romanzo Avelumi (che in lingua sumerica significa «cittadino libero», 1995), il protagonista, per la sua caratteristica di indomito combattente, incarna lo spirito del popolo georgiano e sembra vivere nell’odierna G. turbata da gravi conflitti sullo sfondo di una continua lotta per la sopravvivenza.
Dal sito di Dmanisi provengono reperti di straordinaria importanza per gli studi paleoantropologici: vi sono stati infatti rinvenuti resti fossili, risalenti a 1,8 milioni di anni fa, di un ominide caratterizzato da arti inferiori di tipo moderno e da quoziente di encefalizzazione, aspetto corporeo e molte morfologie delle specie più arcaiche di Homo erectus.
La G. è assai importante archeologicamente perché, a causa delle abbondanti miniere, la civiltà dei metalli ebbe qui larga diffusione a partire dalla seconda metà del 3° millennio a.C. Oggetti d’arte realizzati nel 2° millennio a.C. sono venuti alla luce nel corso di diversi scavi. Notevoli le scuri di bronzo e, più tardi, gli ornamenti in ferro, del quale i Greci ritenevano inventori i Calibi, abitanti nella Colchide. Gli scavi hanno fornito tracce di insediamenti greci nei pressi di Suhumi (Dioscuriade), di Očiamčira (Gyenos) e, inoltre, dell’antica Fasi, presso le foci dell’omonimo fiume (od. porto di Poti); sono state anche messe in luce mura nei pressi dell’od. Ešera. Molto interessante è il sito di Vani, dove sono stati scoperti gli esempi più consistenti di strutture architettoniche (mura con torri semicircolari e poligonali, due aree sacre, un tempio circolare, un altare) databili dal 3° al 1° sec. a.C.; inoltre da Vani proviene un gran numero di oggetti d’oro e d’argento di fattura elegantissima risalenti al 5° sec. a.C., fortemente influenzati da prototipi greci, achemenidi e orientali. Lo scavo di alcuni sepolcreti ha mostrato come gli usi locali convivessero con l’influenza greca. Di rilievo la lavorazione locale del ferro. Si pensa che nella serie di vasche di ceramica ritrovata lungo la costa fossero trattenute le acque dei fiumi o del mare per ricavare il ferro dal deposito delle loro sabbie; la fusione avveniva, poi, nelle zone montane. Si segnalano attrezzi agricoli (asce, zappe, vomeri) e armi (puntali di picche, giavellotti, frecce, scuri). Importante anche la produzione locale di anfore (un unico tipo con tre sottoclassi) che va dal 4° sec. a.C. al 2° d.C. Gli scavi delle residenze della nobiltà, cioè dei centri amministrativi, rivelano una polarizzazione sociale e di proprietà della società locale, che si manifesta nei riti funerari: da una parte semplici fosse con un corredo assai scarso di ornamenti e vasi di terracotta, dall’altra inumazioni in grandi sarcofagi di legno, accompagnate da servi e cavalli, una grande quantità di argenteria e oreficeria, diverse masserizie e cibo copioso.
Tra 5° e 7° sec. l’architettura religiosa mostra varianti del tipo basilicale (Bolnisi, basilica di Sion, 5° sec., a tre navate, abside aggettante; Zigani, basilica, 7° sec., a tre sale) e del tipo a pianta centrale con cupola impostata su trombe: dalla cattedrale di Ninozminda (fine 6° sec., quattro absidi raccordate da nicchie quadrangolari biabsidate), al santuario della Croce (Djvari) di Mzcheta che presenta all’esterno facciate tripartite, alla chiesa di Zromi con cupola sostenuta da quattro pilastri liberi. La tecnica costruttiva raggiunge un elevato livello con accurata scelta cromatica dei materiali. Dopo la dominazione araba, l’architettura continua la sua linea di sviluppo nelle costruzioni a pianta centrale con importanti innovazioni (cupole impostate su pennacchi), braccio occidentale allungato, verticalità accentuata, spazi interni unificati dalla decorazione pittorica, ricca decorazione scultorea all’esterno: cattedrale di Alaverni (11°-15° sec.), S. Nicola, monastero di Kintsvisi (13° sec.), chiesa della Trasfigurazione, monastero di Zarzma (14° sec.) ecc. Importanti le testimonianze nel campo della miniatura, così come in quello degli smalti e dell’oreficeria, dalla tradizione millenaria (trittico di Khakhuli, 8°-12° sec.; tondo da Gelati, sec. 11°, Tblisi, Museo d’arte georgiana).
All’inizio del 19° sec., incorporata nell’impero russo, la G. si apre all’influenza europea con architetture toccate prima dal neoclassicismo poi dall’eclettismo. Nel periodo sovietico si individua un filone costruttivista, ma dopo il 1940 prevale un uso acritico del classicismo. Dagli anni 1970 si hanno rivisitazioni delle architetture d’avanguardia (a Tbilisi: Filarmonica, 1971; Ministero delle strade, 1975; Palazzo dei Matrimoni, 1985; ecc.). Realismo e soggetti patriottici caratterizzano le opere ufficiali nel periodo sovietico: M. Berdzeniǧvili e E. Amaǧukeli, autori di sculture monumentali; Z. Tsereteli, scultore, mosaicista e autore di smalti. La pittura di paesaggio, la ritrattistica e, soprattutto, l’illustrazione di libri e la scenografia, espressioni della migliore produzione artistica in G. sin dall’inizio del 20° sec. (D. Ǧevardnadze; V. Sidamon-Eristavi; D. Kakabadze; K. Magalaǧvili; L.D. Gudiaǧvili), continuano ad avere un ruolo di primo piano con R. Tarkhan-Mouravi, autore di serie grafiche su canti e giochi tradizionali; A. Bandzeladze, ritrattista e illustratore; Z. Nižaradze, autore di ritratti e scene di genere; K. Ignatov, autore di grandi composizioni e di scenografie. L’apertura a nuovi mezzi espressivi si manifesta soprattutto dagli anni 1990: G. Alexi-Meskhiǧvili, M. Japaridze.