Nella Grecia antica, il governo degli ἄριστοι, i «migliori» per eccellenza di nascita e per privilegio di ricchezza. Potente già nel periodo monarchico, in cui affiancò il sovrano distinguendosi per l’ἀρετή, che è «virtù» del consiglio ma soprattutto «valore» in guerra, l’a. fu classe di governo nella fase compresa tra la caduta della monarchia e l’introduzione della tattica oplitica (8°-6° sec. a.C.). In questo periodo tutta la vita greca fu segnata dall’impronta del costume aristocratico: erano i nobili infatti che coltivavano gli ideali della vita strenua e del culto del bello, che combattevano tra le prime schiere, che gareggiavano nelle grandi gare panelleniche. Nel corso del 6° sec., la trasformazione della tattica di guerra da individuale a oplitica mutò gli antichi rapporti a favore dei ceti non aristocratici, che pretesero uguali diritti politici in quanto assunsero uguali doveri. Disgregata dall’individualismo, che era un aspetto della sua etica, l’a. oppose una resistenza ora più forte ora più debole, a seconda delle circostanze e della consistenza del ceto (commerciale, artigiano, piccolo proprietario) che le si contrapponeva.
A Roma l’a. come classe di governo si identifica con il patriziato (➔ patrizio) e ha quindi formazione e significato diverso dall’a. greca; ancor più complesso diviene il quadro quando, con la progressiva ascesa dei plebei, si forma un’a. plebea. Si viene costituendo la nobiltà, che attraverso le vicende dell’Impero muta nei diversi momenti la propria fisionomia e si costituisce come classe sociale.
Dal Medioevo in poi, l’a. è di fatto un ceto di cittadini, che – distinguendosi dal clero e insieme dalla borghesia – si fonda sull’esercizio delle armi e su privilegi familiari trasmissibili per eredità. Successivamente, la formazione dei grandi Stati dinastici e la politica accentratrice del sovrano tende a limitare sempre più i privilegi politici dell’a., attraverso la formazione di una burocrazia statale, non più legata da vincoli di fedeltà personale al sovrano. Permangono alcuni organismi statali ‘aristocratici’ (Venezia, Genova, alcune città imperiali tedesche), ma in complesso dal 16° al 17° sec. l’a. si configura sempre più come classe chiusa, provvista di titoli, ricchezze e privilegi ereditari, che maschera con nuovi valori ideologici (senso dell’onore ecc.) la sostanziale perdita di potere politico a favore della borghesia. Dopo il 1789 la cessazione dei privilegi sociali dell’a. porta al suo rinnovamento e imborghesimento.
A. nera Quella parte della nobiltà romana che subito dopo il 20 settembre 1870 non accettò l’abolizione del potere temporale pontificio e rifiutò di collaborare con il governo del Regno d’Italia.