Kazakistan
(XX, p. 143; App. II, ii, p. 136; III, i, p. 946; V, iii, p. 103; v. urss, XXXIV, p. 816; App. I, p. 1098; II, ii, p. 1065; III, ii, p. 1043; IV, iii, p. 754)
Geografia umana ed economica
Repubblica indipendente dal 1991, con una popolazione di 16,3 milioni di ab. (secondo stime del 1998) su ben 2,7 milioni di km², il K., membro fondatore della CSI, mantiene e rafforza stretti rapporti di vario tipo con la Federazione Russa e, in campo economico, con i vicini Kirghizistan e Uzbekistan; come gli altri paesi centro-asiatici guarda culturalmente ed economicamente alla Turchia, ma anche all'Iran e al Pakistan e alla loro Economic Co-operation Organization (ECO). Il K. ha sviluppato rapporti economici con l'Occidente, facilitati anche dall'adozione dell'alfabeto latino nel 1996. Meno amichevoli invece i rapporti con la Cina, nonostante l'entrata in servizio (1992) di una linea ferroviaria tra il K. e il Sinkiang, destinata a completare il collegamento tra Istanbul e Pechino, e il definitivo mutuo riconoscimento del confine comune (maggio 1998).
La popolazione rappresenta un vero mosaico etnico, con due componenti dominanti, i Kazaki e i Russi, che costituiscono insieme, in proporzioni oggi pressoché equivalenti (ma con tendenza all'aumento dell'etnia locale, dal comportamento demografico più vivace), quasi i quattro quinti della popolazione. Ci sono poi Tedeschi (6%: eredi dei 'Tedeschi del Volga', qui deportati da Stalin durante la Seconda guerra mondiale), Ucraini (5%), Uzbeki e altre minoranze più modeste. La dispersione sul territorio di queste popolazioni non ha reso conveniente l'istituzione di unità territoriali autonome su base etnica, per cui il paese è diviso in province su semplice base amministrativa, anche se ci sono lembi di K. prevalentemente russofoni, che specialmente nel Nord danno qualche preoccupazione per le tendenze separatiste. La religione musulmana (sunnita) dei Kazaki etnici coesiste, apparentemente senza problemi, con quella cristiana di altre popolazioni. Resta latente il reciproco sospetto tra le genti di etnia kazaka, che temono un comportamento da 'quinta colonna' di Mosca da parte della popolazione di etnia russa, e quest'ultima, che paventa un atteggiamento egemonico delle prime e cerca di mantenere le proprie posizioni di potere.
La periferica capitale Alma-Ata (Almaty), situata nell'angolo sud-orientale del paese, è stata sostituita nel giugno 1998 con Akmola, denominata Celinograd in epoca sovietica, e ribattezzata Astana ('capitale' in kazako) con un decreto presidenziale del maggio 1998 (tutta la toponomastica è in evoluzione dopo l'indipendenza, e soltanto in parte a causa dell'adozione del solo kazako, dal 1995, come lingua 'di Stato'). Astana è in posizione relativamente centrale ed è gradita alla componente russa, che ivi è maggioritaria (ma il ruolo di capitale vi favorirà forse l'afflusso di Kazaki etnici). Alma-Ata, piacevolmente ricca di verde pubblico, resta la maggiore città del paese, con 1,1 milioni di abitanti. La rete urbana del K. è comunque equilibrata: seconda città del paese è Karaganda (Qaraghandi) con circa 450.000 ab., mentre Čimkent (Simkent) ne ha quasi 400.000 e gli altri centri maggiori, come Semipalatinsk (Semey), Pavlodar e Oskemen superano i 300.000.
Condizioni economiche
Il K. è ancora un paese largamente rurale, ma meno di un quarto della sua popolazione attiva lavora nel settore agricolo e nell'allevamento. Nel Nord, nelle 'terre vergini' messe a coltura ai tempi di Chruščëv, si coltivano, su grandi estensioni e con impiego massiccio e sistematico di mezzi meccanici, cereali (il K. è un buon produttore di grano e il maggior produttore asiatico di orzo), barbabietola da zucchero, patate e tabacco. Nelle aree meridionali, favorite dalle acque del Syr Darya - fiume 'esogeno' che scende dalle altissime montagne kirghize e tagike - si pratica, sempre su larga scala, la coltura del cotone (la massiccia irrigazione che questa coltura richiede sottrae acqua al Lago d'Aral, che risulta in rapida contrazione negli ultimi anni e addirittura minacciato di totale prosciugamento). Non mancano orti e frutteti al bordo pedemontano, presso il confine con il Kirghizistan. L'allevamento, pur in leggero regresso negli ultimi anni per il lento declino del nomadismo nelle steppe centrali del paese, resta assai importante, specialmente quello ovino che può spaziare su pascoli estesi sui due terzi della superficie del paese (il K. è il quinto produttore mondiale di lana, e ricava anche le note pellicce di astrakhan dalle pecore karakul).
Il sottosuolo è ricchissimo di minerali, sia energetici sia metallici. Ai bacini carboniferi di Karaganda e di Ekibastuz, nel K. orientale (la cui produzione fa del paese uno dei dieci 'grandi' del carbone mondiale), si affiancano quelli petroliferi della valle dell'Emba e della penisoletta caspica di Mangyšlak, nel K. occidentale, e quelli di gas naturale di Karačaganak. Di questi giacimenti di idrocarburi si stanno interessando attivamente società europee e americane, che hanno siglato con il governo del K. nel novembre 1998 due importanti contratti sul loro sfruttamento, e che hanno in progetto notevoli sviluppi futuri, inclusa la costruzione di nuovi oleodotti e gasdotti (gli investimenti occidentali effettuati negli anni Novanta nel K. sono stati in assoluto i più cospicui in tutta la CSI); in giugno e in settembre erano stati firmati tra il K. e la Cina due contratti analoghi, riguardanti anche la costruzione di un nuovo oleodotto fino al confine tra i due paesi. Su simili prospettive puntano la loro attenzione, peraltro, anche la Federazione Russa, la Turchia e l'Iran.
È presente anche l'uranio, in proporzioni abbondanti (5÷6% della produzione mondiale a metà degli anni Novanta). Nella parte centro-meridionale del paese si trovano invece minerali metallici (rame, piombo, zinco e bauxite), lavorati localmente con forte dispendio di energia, non tutta prodotta con le pur grandi risorse locali, a causa di un complicato sistema di accordi di scambio che la CSI ha ereditato dall'URSS. Da aggiungere i minerali di ferro, estratti a cielo aperto a Kustanaj (Qostanaj) nel Nord del paese, e di cromo.
Le consistenti produzioni agricole e minerarie del K. alimentano (nel quadro di un sistema che è tuttora largamente statalizzato e pianificato, ma va lentamente evolvendosi dopo un programma di privatizzazione avviato nel 1994-95) diverse industrie connesse, abbastanza ben distribuite sul territorio: fabbriche alimentari e tessili le prime, siderurgia, metallurgie varie, meccanica e chimica le seconde. *
bibliografia
M. Meini, Il Lago d'Aral: disastro ecologico e tentativi di conservazione, in Bollettino della Società geografica italiana, 1994, pp. 297-310.
F. Fiore, Caratteri geografici del Kazakhstan, in Geografia, 1994, pp. 59-61.
P. Migliorini, Nuovi scenari geopolitici: il petrolio del Mar Caspio, in Bollettino della Società geografica italiana, 1997, pp. 435-38.
R.M. Auty, Mineral wealth and the economic transition: Kazakstan, in Resources policy, 1998, 4, pp. 241-49.
Storia
di Martina Teodoli
Divenuto indipendente nel 1991, il K., il più esteso fra gli Stati ex sovietici dell'Asia centrale, si pose come obiettivo prioritario quello di rafforzare il proprio ruolo nel contesto regionale e internazionale. Il mantenimento di strette relazioni con Mosca fu quindi accompagnato dal tentativo di diversificare le relazioni del paese: furono consolidati i rapporti con importanti Stati vicini, come la Cina, l'Iran e la Turchia, e con i paesi occidentali. L'obiettivo di incrementare gli scambi economici e commerciali fece emergere la necessità per il paese ricco di risorse minerarie di aprire delle vie di trasporto che fossero alternative rispetto a quelle che attraversavano il territorio russo. Sull'incremento della produzione petrolifera e delle esportazioni puntò infatti il governo kazako per risollevare l'economia del paese, che registrò gravi difficoltà in seguito alla dissoluzione dell'Unione Sovietica, mentre la politica di liberalizzazione, avviata fin dal 1990, fu segnata da estesi fenomeni di corruzione.
Il K. svolse un ruolo di rilievo nel processo di integrazione regionale sviluppatosi nel corso degli anni Novanta. Promotore di un maggior coordinamento fra gli Stati membri della CSI, stipulò con la Federazione Russa e la Bielorussia un accordo di unione doganale nel gennaio 1995, rafforzato nel marzo 1996 dall'adesione del Kirghizistan e dalla firma fra i quattro paesi di un trattato per il consolidamento delle relazioni economiche, culturali e sociali, volto alla nascita di una 'comunità di Stati integrati'. Il K. condivise anche con l'Uzbekistan gli sforzi per una maggiore cooperazione economica, e diversi accordi in tal senso furono stipulati fra i due paesi fin dal 1994. Divenuto quarta potenza nucleare in seguito alla dissoluzione dell'URSS, il K., che nel 1993 aveva aderito al Trattato sulla non proliferazione, completò lo smantellamento delle proprie armi nucleari (in parte distrutte, in parte trasferite in territorio russo) nel maggio 1995.
Con Mosca, che rimase il principale partner economico del K. furono firmati anche diversi accordi bilaterali: un trattato di amicizia, cooperazione e reciproca assistenza venne stipulato nel maggio 1992, nel 1995 fu stabilita la creazione di una forza militare congiunta e nel luglio 1998, insieme a una dichiarazione di amicizia e alleanza, furono stipulati ulteriori accordi di cooperazione economica e tecnica in merito allo sfruttamento dei giacimenti off-shore del Mar Caspio. Nei rapporti con Mosca pesarono però i problemi legati alla presenza in K. di una consistente minoranza russofona. Quest'ultima, che rivendicava, fra l'altro, l'adozione del russo come seconda lingua ufficiale e la possibilità di ottenere una doppia cittadinanza, fu protagonista di un massiccio esodo in direzione della Federazione Russa, mentre era al centro di ripetuti disordini, nel 1992 e nuovamente nel 1994-95.
Come per altri Stati ex sovietici, la fine del regime comunista non portò all'avvio di un processo di effettiva democratizzazione: la diffusa corruzione e le tendenze autoritarie messe in atto da N. Nazarbaev (presidente della Repubblica dal dicembre 1991) contrassegnarono la vita politica nel corso degli anni Novanta. Nel gennaio 1993 fu adottata una nuova Costituzione, che introduceva un sistema politico di tipo presidenziale, e nel marzo 1994 le prime elezioni legislative, la cui regolarità fu contestata da parte di osservatori internazionali, attribuirono la maggioranza dei seggi a sostenitori del presidente: fra questi, i deputati del Partito dell'unità popolare, che lo stesso Nazarbaev aveva costituito nel gennaio 1993, dopo aver abbandonato la guida del Partito socialista.
Nel marzo 1995, dopo la pubblicazione di una sentenza della Corte costituzionale che dichiarava illegali le elezioni legislative del 1994, il presidente sciolse anticipatamente il Parlamento, attribuendosi il potere di governare tramite decreti fino allo svolgimento di nuove elezioni legislative. Dopo aver ottenuto, per mezzo di un referendum (aprile 1995), un'estensione del mandato presidenziale fino al 2000, Nazarbaev promosse il varo di una nuova Costituzione, che rafforzò ulteriormente i poteri presidenziali. Le elezioni per il Parlamento bicamerale, svoltesi nel dicembre dello stesso anno, registrarono un'affermazione delle forze politiche vicine al presidente, ma numerose irregolarità furono rilevate da parte di osservatori internazionali. Nell'ottobre 1998 un emendamento costituzionale anticipò le elezioni presidenziali, che, svoltesi nel gennaio 1999, confermarono a larga maggioranza Nazarbaev.
bibliografia
N. Melvin, Russia and the ethno-politics of Kazakhstan, in The world today, 1993, pp. 208-10.
M.B. Olcott, Central Asia. The calculus of independence, in Current history, 1995, pp. 337-42.