Atatürk, Kemal
Il padre dei Turchi
Alla fine della Prima guerra mondiale l'ufficiale turco Mustafa Kemal, dopo aver guidato la lotta di liberazione dell'impero ottomano dagli invasori greci, fondò la Repubblica turca. Negli anni successivi introdusse alcune riforme molto importanti per trasformare la Turchia in un paese unito, moderno e laico. Nel 1934 l'Assemblea nazionale turca gli conferì il nome di Atatürk, che significa "padre dei Turchi"
Dopo la fine della Prima guerra mondiale Mustafa Kemal, che si era distinto in battaglia per il suo coraggio, organizzò la lotta per l'indipendenza e l'unità nazionale della Turchia (v. anche Turchia, storia della). Il territorio turco, infatti, rischiava di venire fortemente ridimensionato per le decisioni prese dai paesi vincitori della guerra e per le mire espansionistiche della Grecia.
La resistenza guidata da Mustafa Kemal fu vittoriosa e dalle ceneri del vecchio impero ottomano nacque la Repubblica turca, un paese molto più piccolo del vecchio impero ma molto più unito. Dopo la deposizione dell'ultimo sultano, il 29 ottobre 1923 in Turchia fu proclamata la repubblica e Mustafa Kemal fu eletto presidente. Negli anni successivi Atatürk ‒ questo il nome che, nel frattempo, gli era stato attribuito ‒ mise in pratica i principi fondamentali sui quali si fondava il suo pensiero.
Per trasformare la Turchia in uno stato laico e moderno, Atatürk riteneva necessario realizzare una rigida separazione tra la religione e le istituzioni del paese: per questo, secondo la nuova costituzione turca, l'islamismo non era più la religione di Stato e l'istruzione non si doveva fondare sui precetti islamici. Inoltre veniva abolita la poligamia, ossia la possibilità per un uomo di avere più mogli; anche l'abbigliamento non doveva più essere ispirato a regole religiose e così le donne venivano invitate ad abbandonare il velo e gli uomini a vestirsi all'occidentale. Sempre per avvicinare la Turchia alla cultura europea, fu reso obbligatorio l'uso dell'alfabeto latino, adattato alla lingua turca, in sostituzione di quello arabo, e il calendario musulmano fu sostituito da quello gregoriano.
In circa trent'anni la Turchia si trasformò profondamente, ma questo fu possibile perché già nel corso dell'Ottocento i governanti ottomani avevano avviato un lento processo di modernizzazione. Si svilupparono i trasporti, l'economia, si combatté l'analfabetismo, le donne ottennero il diritto di voto. Fino alla sua morte (1938), Atatürk governò il paese con sistemi autoritari e senza ascoltare le richieste delle minoranze, in particolare del popolo curdo le cui rivolte furono più volte violentemente represse.
Durante la Prima guerra mondiale la penisola di Gallipoli, in Turchia, fu teatro di una sanguinosa battaglia che durò quasi nove mesi. Più di 250.000 soldati morirono e circa 150.000 furono i feriti. Per uno dei due schieramenti in guerra - per gli Inglesi, gli Americani, gli Australiani - Gallipoli rappresenta ancora oggi una dolorosa sconfitta, una tragedia che provocò la morte di decine di migliaia di ragazzi venuti dall'altro capo del mondo a combattere in Turchia. Per l'altro fronte, per i Turchi, Gallipoli è il simbolo di una resistenza vittoriosa. L'eroe di questa battaglia fu proprio il colonnello Mustafa Kemal, il futuro presidente Atatürk.
Tra le riforme imposte da Atatürk nel 1925 c'era anche l'abolizione di un tipico copricapo maschile: il fez, un piccolo cappello a forma di tronco di cono con un fiocco di cordoncini scuri nel mezzo. Al posto del fez gli uomini turchi erano invitati a indossare cappelli all'occidentale. Atatürk aveva proibito il fez perché lo considerava troppo legato alla tradizione, alle regole religiose, insomma un simbolo dell'arretratezza del suo paese. In realtà il fez era stato introdotto nell'impero ottomano appena un secolo prima. Infatti nel 1826 il sultano Mahmud II aveva cercato di abolire il turbante, considerato un copricapo troppo antiquato, obbligando i suoi sudditi a indossare il fez!