Vedi Kirghizistan dell'anno: 2012 - 2013 - 2014 - 2015 - 2016
Il Kirghizistan è una ex repubblica sovietica federata, indipendente dall’Urss dal 1991. La sua rilevante collocazione geografica, al centro del continente asiatico – il cosiddetto Heartland secondo la definizione del geografo britannico Halford John Mackinder – rende il paese un’importante cerniera geostrategica tra l’Asia centrale e la Cina. Dopo le repubbliche baltiche, il Kirghizistan è stato il primo paese ex sovietico ad abbandonare la forma di governo presidenziale in favore di una parlamentare, a seguito delle sommosse popolari che nell’aprile 2010 hanno costretto l’ex presidente Kurmanbek Bakiev all’esilio in Bielorussia. Il rovesciamento di Bakiev – accusato di corruzione e di derive autoritarie – ha rappresentato la fine della parabola iniziata nel 2005 con la ‘Rivoluzione dei tulipani’ kirghisa, ultima delle ‘rivoluzioni colorate’ che hanno interessato lo spazio post-sovietico a partire dal 2003. Proprio in Bakiev il popolo kirghiso aveva riposto, con le elezioni presidenziali del luglio 2005, le speranze di rinnovamento dopo un quindicennio caratterizzato dal potere autoritario di Askar Akaev, primo presidente dall’indipendenza del 1991. Tuttavia, rimangono ancora aperte le ferite della rivoluzione del 2010. Nonostante l’approvazione di una nuova Costituzione (giugno 2010), il parlamento eletto nell’ottobre 2015 rimane debole e altamente frammentato. La maggioranza dei seggi è stata conquistata dal Partito socialdemocratico di Atambaev. La coalizione di governo è costituita da quattro partiti: il Partito socialdemocratico, il Kirghizistan Party, Onuguu-Progress e Ata Meken. Le elezioni presidenziali dell’ottobre 2011, vinte dai socialdemocratici di Almazbek Atambaev, sebbene viziate da irregolarità, hanno fatto segnare un passo in avanti verso la democratizzazione. Il clima politico rimane comunque instabile, anche per i continui scandali legati alla corruzione. I disordini del 2010 hanno avuto pesanti ripercussioni anche sull’economia kirghisa, la più piccola per dimensioni tra quelle degli stati ex sovietici. Dopo una buona ripresa nel 2011, lo sviluppo ha subito un nuovo duro rallentamento, frutto della contrazione della produzione mineraria e agricola, oltre che dall’analogo trend delle economie dei paesi partner e dei vicini regionali. Tale contrazione ha inciso in negativo anche sul flusso di rimesse, voce centrale del bilancio nazionale (circa il 20% del pil). Sebbene il Kirghizistan non disponga di significative risorse naturali, l’oro costituisce più di un terzo delle esportazioni, mentre le abbondanti risorse idriche hanno permesso di avviare importanti progetti idroelettrici e costituiscono una moneta di scambio energetica con il carbone e il gas provenienti dal Kazakistan e dall’Uzbekistan. Sul piano delle relazioni internazionali, Russia e Cina puntano ad attrarre l’ex repubblica sovietica nella loro rispettiva sfera d’influenza in modo da rafforzare la loro sicurezza e proteggere i loro interessi strategici nell’area. Tuttavia, Mosca rimane nettamente in vantaggio rispetto a Pechino anche in virtù di importanti legami storico-culturali ed energetici. La Cina si è imposta comunque come un attore molto influente nelle relazioni internazionali kirghise. Di recente, poi, Bishkek ha chiuso con Pechino alcune dispute di confine e ha rafforzato i legami sul piano commerciale. A livello regionale, i confini ereditati dall’Unione Sovietica e, in particolare, la tripartizione della fertile e popolata valle di Fergana sono costante motivo di tensione con Tagikistan e Uzbekistan.