Scrittore giapponese (Tokyo 1924 - ivi 1993). Figura di gran rilievo della letteratura giapponese del Novecento, a partire dagli anni Ottanta ha goduto di una crescente popolarità anche in Occidente.
Decisivi per la sua formazione furono gli anni dell'adolescenza trascorsi a Mukden (od. Shenyang), in Manciuria, dove visse anche i difficili momenti della sconfitta del Giappone alla fine della seconda guerra mondiale: da questa esperienza derivano il sentimento di precarietà e la sofferta mancanza di un preciso radicamento culturale che si riflettono in vario modo nella sua opera. Laureatosi in medicina nel 1948, non esercitò mai la professione, dedicandosi completamente alla letteratura e al teatro.
Akai mayu "Il bozzolo rosso", 1950 e Kabe - S. Karumashi no hanzai "Il muro - Il delitto del signor S. Karma", 1951 sono racconti di impronta surrealista costruiti sul tema che ricorrerà quasi ossessivamente nei successivi lavori di A.: l'isolamento dell'essere umano, alienato dallo stato di costrizione in cui vive fino al punto di trasformarsi in oggetto o in vegetale. Del 1962 è il suo primo romanzo, Suna no onna (trad. it. La donna di sabbia, 1972), dove a notazioni di uno scarno realismo si alternano immagini che hanno l'indeterminatezza del sogno. Seguirono Tanin no kao ("Il volto dell'altro", 1964), Moetsukita chizu ("La mappa bruciata", 1967), Hako otoko (1973; trad. it. L'uomo scatola, 1992), Hakobune sakura maru (1984; trad. it. L'arca ciliegio, 1989) e infine Kangarū nōto (1991; trad. it. Il quaderno canguro, 2017), il suo ultimo romanzo, in cui A. approfondisce le tecniche già sperimentate del surreale e del paradosso. Fu anche autore di drammi (Bō ni natta otoko "L'uomo divenuto bastone", 1969; Midori iro no sutokkingu "Le calze verdi", 1971) e di saggi (le raccolte Sabaku no shisō "Il pensiero del deserto", 1965; Shi ni isogu kujiratachi "Le balene corrono verso la morte", 1986).