Lorenz, Konrad
Il padre dell’etologia e… dell’oca Martina
L’etologo austriaco Konrad Lorenz studiò gli animali perché li amava profondamente. Dedicò la vita alla loro osservazione e, nel 1973, ottenne il premio Nobel, insieme all’olandese Nikolaas Tinbergen e al tedesco Karl von Frisch, per i suoi studi sul comportamento animale. Scoprì l’apprendimento precoce, o imprinting, in uccelli e mammiferi, fu anche un buon divulgatore scientifico e scrittore di argomenti filosofici
«Lo studio degli animali esige una familiarità così immediata con il mondo animale, ma anche una pazienza così disumana, che non basterà a sostenerlo il solo interesse teorico se mancherà l’amore». Queste parole di Lorenz, tratte dall’introduzione al suo libro L’anello di re Salomone (1949), dicono molto su cosa significhi studiare gli animali. Non basta accostarli con spirito scientifico, né spiarli pazientemente per giorni registrandone su un taccuino il comportamento; ci vuole anche una buona dose di simpatia e di complicità, che permetta all’osservatore di mettersi sul loro stesso piano.
Questa attenzione ha permesso a Lorenz di sviluppare in pieno la sua notevole intuizione nella comprensione dei segnali e nella decifrazione del linguaggio silenzioso degli animali. Insieme a Nikolaas Tinbergen e a Karl von Frisch, viene considerato uno dei padri fondatori dell’etologia, la scienza che studia il comportamento degli animali.
Konrad Zacharias Lorenz nasce a Vienna nel 1903; ultimo figlio di una famiglia benestante, frequenta le migliori scuole e si laurea in medicina a Vienna nel 1928. La sua passione però sono gli animali che ha imparato a conoscere e amare nella villa di famiglia ad Altenberg: nel 1933 si laurea infatti anche in zoologia.
Lorenz rispetta gli animali e cerca di allevarli nella massima libertà. Il suo metodo consiste nell’osservare le bestiole nel loro libero scorrazzare, il più lontano possibile da costrizioni o divieti, riuscendo così a individuarne meglio il comportamento naturale. Questo approccio è diverso da quello adottato negli stessi anni da altri studiosi del comportamento (B. Frederic Skinner negli Stati Uniti, Ivan P. Pavlov in Russia) che osservano l’animale in laboratorio, sottoponendolo a una serie di stimoli e misurandone le diverse risposte.
Anche altri valenti naturalisti usano lo stesso metodo di Lorenz: così l’olandese Tinbergen studia le vespe e i gabbiani, e il tedesco Frisch s’interessa agli usi delle api. Questo metodo d’osservazione consente ai tre etologi di fare grandi scoperte e infatti, nel 1973, ricevono insieme il premio Nobel per la Medicina o la Fisiologia «per i loro studi incentrati sull’organizzazione dei modelli comportamentali individuali e sociali degli animali».
Quando di una ragazza un po’ sciocca si dice che ‘è un’oca’, si commette un doppio errore. Innanzitutto, esistono anche oche maschio, poi si fa un gran torto alle oche in genere, in quanto sono uccelli molto intelligenti. Lorenz dal 1935 al 1938 studiò a fondo una specie di oche (Anser anser) e le sue osservazioni lo portarono a ritenere che un anatroccolo, già appena nato, fissi e memorizzi nella sua mente l’immagine dell’essere che vede per primo, cioè – in genere – quella della propria madre; è spinto così a seguirla e ad apprenderne gli insegnamenti. In un suo celebre esperimento Lorenz fece in modo di essere lui la prima figura a stagliarsi davanti a un’ochetta neonata: ne conseguì che la piccola (battezzata Martina) cominciò a pedinarlo e a cercarlo ovunque, come se fosse lui la sua vera madre. Questa forma di apprendimento precoce (imprinting), presente negli uccelli, fu poi studiata anche in altri vertebrati, soprattutto nei mammiferi. La scoperta di Lorenz aprì la strada a una serie di fondamentali studi etologici, tra cui la distinzione tra comportamenti innati e acquisiti.
Lorenz, sempre circondato dai suoi amici animali, all’inizio degli anni Quaranta iniziò a dedicarsi all’insegnamento universitario e, allo scoppio della Seconda guerra mondiale, si arruolò nell’esercito tedesco. Nel 1944 venne catturato dai Russi e inviato in un campo di concentramento, dove restò fino al 1948. Rientrato in Austria, riprese i suoi studi e scrisse molti libri, oltre al già citato L’anello di re Salomone, anche E l’uomo incontrò il cane (1950), Il cosiddetto male (1963), Il declino dell’uomo (1983), Salvate la speranza (1988).
La sua partecipazione alla Seconda guerra mondiale e alcune sue affermazioni male interpretate diedero luogo a molte polemiche che gli attribuivano simpatie naziste. Oggi, una lettura più accurata del pensiero ha completamente allontanato questi sospetti dal grande scienziato, che morì ad Altenberg nel 1989.