Kosovo
La risoluzione 1244 dell'ONU, che aveva suggellato la fine dei bombardamenti della NATO in Iugoslavia (giugno 1999), poneva il K. sotto il controllo provvisorio di un organismo inter-nazionale - l'UNMIK (United Nations Interim Administration Mission in Kosovo) - mentre, riguardo allo statuto della provincia, ne auspicava l'autonomia pur ribadendo la sovranità della Serbia. Per la sua ambiguità, quindi, il documento non sembrava porre le basi per una soluzione concreta della questione.
Il ritardo con cui l'UNMIK divenne realmente operativa non contribuì a riportare stabilità nella vita civile; ne fu favorita, al contrario, la criminalità organizzata che, nel vuoto politico e giuridico venutosi a creare, poté intensificare e ramificare le sue attività (traffico di armi, di droga e di esseri umani). La smilitarizzazione dell'Esercito di liberazione del Kosovo (Ushtria çlirimtare e Kosovës, UçK) e la sua trasformazione in un corpo civile - il Kosovo Protection Corps (in albanese Trupat e Mbrojtjes së Kosovës, TMK) - non servì a eliminare le frange estremistiche militarizzate albanesi, i cui membri si andarono presto organizzando in nuove formazioni armate. Le forze di sicurezza internazionali - la Kosovo Force (KFOR), dapprima sotto il comando della NATO e successivamente (apr. 2000) dell'Eurocorps, costituito da truppe di cinque Paesi dell'Unione Europea - non riuscirono a sedare i conflitti interetnici, riaccesisi immediatamente, e le vendette perpetrate dagli Albanesi, principalmente ai danni dei Serbi, ma anche dei Rom e di altre minoranze.
Nell'aprile 2000 si stimava che circa 200.000 Serbi avessero lasciato la provincia, mentre il 90% circa degli sfollati albanesi (900.000) vi aveva fatto ritorno. Nello stesso anno un'indagine del Tribunale penale internazionale dell'Aia per la ex Iugoslavia ridimensionava a 3000-4000 il numero delle vittime albanesi delle persecuzioni serbe prima dell'inizio del conflitto, smentendo la stima diffusa dalla NATO (10.000). Anche la tensione tra le forze militari internazionali e le comunità locali culminò in diversi episodi di violenza, tra i più gravi gli scontri tra Albanesi e le truppe francesi della KFOR a Mitrovica (febbr.-marzo 2000). Nei primi mesi del 2000 furono soppresse le diverse istituzioni di governo nate nel corso degli anni precedenti (il governo in esilio, con sede a Bonn, il governo provvisorio di H. Thaçi, ex comandante dell'UçK, e l'autoproclamata Repubblica del K., guidata dal moderato I. Rugova) e fu costituito il Consiglio amministrativo provvisorio del K., composto dai principali partiti politici della provincia (120 seggi, di cui 20 riservati ai Serbi e ad altri gruppi etnici).
Alle elezioni comunali (ott.) la Lega democratica del Kosovo (Lidhja Demokratike e Kosovës, LDK), il partito di Rugova, ottenne il 58% dei voti, seguita con il 27% dal Partito democratico del Kosovo (Partia Demokratike e Kosovës, PDK) di Thaçi, e con l'8% dall'Alleanza per il futuro del Kosovo (Aleanca për Ardhmërinë e Kosovës, AAK) di R. Haradinaj, anch'egli ex membro dell'UçK. La LDK risultò il partito più forte anche alle prime elezioni legislative (nov. 2001), ottenendo 44 seggi, seguita dal PDK (26 seggi), dalla coalizione serba Ritorno (Povratak, 22 seggi) e dall'AAK (8 seggi); l'UNMIK, tuttavia, con-servava il potere esecutivo e il controllo finanziario e giuridico della provincia. Nel gennaio 2002 Rugova fu rieletto presidente, mentre l'incarico di primo ministro andava a B. Rexhepi del PDK (già membro dell'UçK).
Il nuovo assetto federale della Iugoslavia, ridenominata Repubblica federale di Serbia e Montenegro (febbr. 2003), lasciava inalterato lo statuto del K., riaccendendo le rivendicazioni di indipendenza da parte degli Albanesi. Le tensioni interetniche, mai sopite, tornarono a salire sfociando nei violenti scontri di Mitrovica (marzo), che causarono 29 vittime, mentre 4000 tra Serbi e Rom, attaccati da Albanesi, furono costretti a fuggire.
Alle elezioni legislative dell'ottobre 2004, alla LDK andarono 47 seggi, al PDK 30, all'AAK 9; ai Serbi, che avevano boicottato gli scrutini, furono assegnati 10 seggi. Formata la coalizione di governo (LDK e AAK), veniva eletto primo ministro Haradinaj, indagato dal Tribunale dell'Aia, nomina duramente contestata dal governo della Serbia. Ufficialmente rinviato a giudizio, Haradinaj abbandonò l'in-carico (marzo 2005), che fu poi coperto da B. Kosumi (fino al marzo 2006) e da A. Çeku, ex ufficiale dell'UçK.
Dopo la morte di Rugova (genn. 2006) fu eletto presidente F. Sejdiu, della LDK. Il secondo colloquio tra rappresentanti dei governi di Serbia e K., a Vienna (febbr. 2006; il primo si era tenuto nell'ott. 2003), vedeva le due parti arroccate sulle rispettive posizioni: la richiesta di indipendenza da parte albanese non veniva accolta dai Serbi, disposti a concedere solo uno statuto di autonomia.
bibliografia
La guerra del Kosovo e la questione balcanica, a cura di P. Ortica, M. Saija, Soveria Mannelli 2001; U. Tommasi, M. Cataldo, Kosovo. Buco nero d'Europa, Verona 2004; J.-A. Dérens, Kosovo, année zéro, Paris 2006.