KOSOVO.
– Demografia e geografia economica. Storia
Demografia e geografia economica si Silvia Lilli. – Stato europeo della regione balcanica. Nel 2008 ha adottato una dichiarazione unilaterale di indipendenza dalla Serbia. La popolazione stimata da UNDESA (United Nations Department of Economic and Social Affairs) per il 2014 è stata di 1.859.203 ab., in prevalenza rurale (62%) e di etnia albanese, pur se la Costituzione del 2008 riconosce anche il serbo come lingua ufficiale; la capitale, Priština, conta meno di 200.000 abitanti. L’economia è tra le più povere in Europa, con un PIL di 7,5 miliardi di $ (2014) e largamente dipendente da aiuti esteri (10% del PIL) e rimesse degli emigrati (30% del PIL). La disoccupazione ha raggiunto il 35% (2012) e più di un terzo dei kosovari vive al di sotto della soglia di povertà. Il principale partner commerciale del K. è l’Unione Europea; per tale motivo, non avendo una propria valuta, adotta l’euro come moneta circolante. Dal 2009 è membro della Banca mondiale e del Fondo monetario internazionale (FMI).
Storia di Lorena Pullumbi. – La storia politica del K. – già provincia autonoma sotto la Iugoslavia e protettorato internazionale delle Nazioni Unite – visse una tappa decisiva il 17 febbraio 2008, quando il Paese si dichiarò indipendente. La prima proposta sullo status del K. fu formulata nel febbraio 2007 dall’inviato speciale dell’ONU, l’ex presidente della Finlandia Martti Ahtisaari: essa si basava su un modello di indipendenza ‘supervisionata’ dalla comunità internazionale e la fine dell’amministrazione provvisoria delle Nazioni Unite attraverso la missione UNMIK (United Nations interim administration Mission In Kosovo), instaurata con la risoluzione 1244 del Consiglio di sicurezza dopo il conflitto del 1999. La proposta – nota all’opinione pubblica come ‘Piano Ahtisaari’ – prevedeva la condivisione del potere politico attraverso istituzioni multietniche, la protezione delle diverse comunità etniche, il decentramento del governo a livello locale, la creazione di una forza armata, il dispiegamento di una missione politica dell’Unione Europea – l’Ufficio civile internazionale e il Rappresentante speciale della UE – insieme a una missione di gestione delle crisi per rafforzare la sicurezza e lo Stato di diritto. A seguito delle minacce della Russia di usare il suo potere di veto nel Consiglio di sicurezza, il segretario generale Ban Ki-moon dichiarò che l’ONU e la sua amministrazione UNMIK avrebbero adottato una posizione neutrale sulla questione dello status del K. senza però abolire la risoluzione 1244.
Con il sostegno di Stati Uniti e Unione Europea, sotto il governo di Hashim Thaçi – figura emersa dai ranghi delle forze paramilitari dell’Esercito di liberazione del Kosovo (UÇK) e tra i fondatori di uno dei principali partiti locali, il Partito democratico del Kosovo (PDK) – l’Assemblea del Kosovo proclamò unilateralmente il 17 febbraio 2008 l’indipendenza. Negli anni successivi il Paese ricevette diversi riconoscimenti diplomatici come Stato indipendente (111 a luglio 2015 secondo quanto indicato dal ministero degli Affari esteri del K.), tra i quali quelli di 23 dei 28 Paesi dell’Unione Europea. Su proposta della Serbia, nell’ottobre 2008 l’Assemblea generale dell’ONU adottò una risoluzione con la quale si richiedeva il rilascio di un’opinione della Corte internazionale di giustizia in merito alla conformità al diritto internazionale della dichiarazione di indipendenza del K.; la Corte si espresse a favore del nuovo Stato non riscontrando alcuna violazione (luglio 2010). Nel 2008, la presidenza internazionale in K. fu ridefinita: UNMIK, il Rappresentante civile internazionale ed EULEX (European Union rule of law mission in Kosovo, Missione dell’Unione Europea sullo Stato di diritto in Kosovo) – la missione UE con poteri esecutivi in ambito di giustizia, ordine pubblico e tutela dei confini – continuarono a essere operativi nel Paese, ma con mandati diversi.
Il giovane Stato ereditava problemi come la diffusa corruzione e la politicizzazione dell’amministrazione pubblica che, insieme alla presenza della comunità internazionale, venivano criticati da movimenti della società civile come Vetëvendosje! (Autodeterminazione!, VV), diventato importante soggetto politico dell’opposizione post-indipendenza e giunto terzo alle elezioni parlamentari del dicembre 2010, dietro al Partito democratico del Kosovo e alla Lega democratica del Kosovo (LDK). Nel settembre 2012, il mandato del Rappresentante civile internazionale terminò e le responsabilità della sovranità furono pienamente trasferite alle istituzioni kosovare. La UE definì il dialogo tecnico tra Serbia e K. come precondizione necessaria per entrambi i Paesi nella prospettiva di un’eventuale adesione all’Unione. Il dialogo – che comprendeva accordi sullo status delle municipalità serbe in K., le elezioni municipali, forze dell’ordine e un sistema giudiziario unificati – iniziò nel marzo 2011 sotto gli auspici dell’allora alto rappresentante dell’Unione Europea per gli Affari esteri e la politica di sicurezza Catherine Ashton, per concretizzarsi con la firma del primo accordo nell’aprile 2013. Nel giugno del 2014, le elezioni per il rinnovo dell’Assemblea del Kosovo videro la conferma del PDK come primo partito (37 seggi), seguito da LDK (30 seggi) e VV (16 seggi). Dopo mesi di stallo, a dicembre le due maggiori forze politiche del Paese raggiunsero un accordo per la formazione del nuovo governo: il leader della LDK Isa Mustafa assumeva l’incarico di primo ministro e Thaçi diventava vicepremier e ministro degli Esteri.