Vedi Kuwait dell'anno: 2012 - 2013 - 2014 - 2015 - 2016
Il Kuwait è una monarchia costituzionale dell’area del Golfo Persico, divenuta indipendente nel 1961, anno in cui il Regno Unito rinunciò a esercitare la propria sovranità sul territorio. La rilevanza regionale e internazionale del Kuwait deriva dalla posizione geografica del paese – collocato strategicamente alla sommità del Golfo – e dalle sue ingenti risorse petrolifere, che lo rendono il sesto paese al mondo per risorse provate.
Anche in ragione della sua rilevanza geo-strategica, nel 1990 il Kuwait fu vittima dell’invasione da parte dell’Iraq, guidato dall’allora presidente Saddam Hussein, che rivendicava la sovranità irachena sull’intero territorio del Kuwait. Tale atto fu all’origine della Guerra del Golfo del 1990-91, che si risolse grazie all’intervento di una coalizione internazionale sotto mandato delle Nazioni Unite, intervenuta a difesa della sovranità kuwaitiana. Da allora le relazioni con l’Iraq sono state tese, salvo migliorare in seguito alla caduta del rais iracheno, avvenuta nel 2003. I rapporti con l’Iran, sull’altra sponda del Golfo, risultano essere più problematici, influenzati dall’andamento delle relazioni, oggi tese, tra Teheran e gli Stati Uniti. Questi ultimi rappresentano infatti il principale alleato strategico del Kuwait e ne difendono la sicurezza e l’integrità territoriale. I rapporti con gli altri attori regionali sono generalmente buoni, mediati dall’appartenenza del Kuwait all’Organizzazione dei paesi esportatori di petrolio (Opec) e al Consiglio per la cooperazione del Golfo (Gcc).
Sebbene dal punto di vista istituzionale la famiglia reale degli al-Sabah eserciti un potere indiscusso sull’emirato, mantenendo saldamente nelle proprie mani tutti i posti chiave dell’esecutivo, i partiti siano proibiti e il Kuwait sia pertanto classificato dall’Economist tra i regimi autoritari, il paese è oggi uno dei meno illiberali di tutta l’area del Golfo sotto il profilo delle libertà civili.
Il Kuwait ha stabilito fin dalla sua indipendenza un’Assemblea nazionale unicamerale, composta da 50 membri e rinnovata ogni quattro anni, che lo rende il sistema Parlamentare più antico del Golfo. Questo parlamento, i cui membri sono eletti direttamente dal popolo, ha intrattenuto spesso rapporti altalenanti, finanche di scontro, con la famiglia regnante. Per tale motivo l’emiro, che è anche il capo dello stato, ha più volte sciolto il parlamento prima del suo termine: dal 2006 vi sono state ben cinque elezioni diverse per il rinnovo dell’Assemblea nazionale. Proprio il 2012 è stato in questo senso un anno particolarmente turbolento che ha registrato un primo voto a febbraio, in cui la maggioranza dei seggi è stata conquistata da un’eterogenea piattaforma politica dominata da gruppi islamisti, tradizionalmente all’opposizione, e una contestata seconda tornata elettorale a dicembre, seguita all’invalidamento delle precedenti consultazioni decretato dalla Corte costituzionale.
Popolazione, società e diritti
Come per tutti i paesi desertici del Golfo, ad eccezione dello Yemen, il Kuwait presenta una forte urbanizzazione, amplificata dalla sua ridotta estensione geografica e dalla circostanza che una parte significativa della popolazione si concentra nella capitale, Kuwait City. Un secondo dato rilevante nell’analisi della composizione demografica del paese riguarda la percentuale di cittadini non kuwaitiani sul totale della popolazione. Si stima infatti che, su circa tre milioni di abitanti, circa il 70% sia costituito da espatriati, provenienti prevalentemente dal sud-est asiatico e dagli altri paesi arabi. Tale tendenza, che rende il Kuwait uno dei paesi con il più alto tasso di immigrazione netta al mondo, è dovuta alle grandi dimensioni del mercato del lavoro interno, generato dall’industria petrolifera e dal suo indotto, a fronte di una popolazione autoctona di circa un milione di abitanti. Ne consegue che il livello delle rimesse in uscita, diretto principalmente verso l’Asia sud-orientale, è decisamente elevato.
La popolazione kuwaitiana è per lo più araba e, sul piano religioso, si divide tra una maggioranza musulmana sunnita e una cospicua minoranza di sciiti, pari al 30%.
Nell’area del Golfo Persico il Kuwait si contraddistingue per dei livelli di libertà politiche e civili più elevati rispetto agli altri attori regionali. Nel 2005 il Kuwait ha concesso il diritto di voto alle donne, permettendo loro anche di partecipare attivamente alla vita politica: le elezioni del 2009 hanno così visto per la prima volta l’entrata in parlamento di quattro donne.
Nonostante i partiti politici non siano ufficialmente presenti, l’Assemblea nazionale è comunque composta da diverse fazioni, che più di una volta hanno dato origine a vere e proprie crisi parlamentari.
Nel biennio 2011-12, accanto alla tradizionale opposizione registrabile nel ramo legislativo kuwaitiano che caratterizza il sistema legislativo, il paese è stato attraversato da una costante ondata di manifestazioni e proteste di piazza. Originatesi sulla scia della Primavera araba, le rivendicazioni dei manifestanti hanno puntato il dito tanto contro la corruzione della classe politica, quanto contro la deriva autoritaria dimostrata in alcune recenti occasioni dalla famiglia reale e dal governo: su tutte, l’annullamento delle elezioni del febbraio 2012 e il tentativo, andato comunque invano, di riformare in senso restrittivo la legge elettorale.
Economia ed energia
L’economia del Kuwait è sostenuta quasi completamente dalle risorse petrolifere: con più di 100 miliardi di barili di riserve, il Kuwait detiene infatti il 6,1% delle riserve di petrolio di tutto il mondo. Il dato assume maggiore rilevanza se si considerano le ridotte dimensioni del paese. Le esportazioni di petrolio rappresentano la quasi totalità del valore delle esportazioni nazionali e contribuiscono al 90% circa delle entrate statali. Il petrolio prodotto, che nel 2011 ha registrato un notevole incremento connesso alla crisi nella produzione libica, viene esportato soprattutto sui mercati asiatici (82,4% dell’export petrolifero), in particolar modo verso Corea del Sud, Giappone, India e Cina – paesi che, di conseguenza, sono anche i principali destinatari delle esportazioni totali kuwaitiane.
Il Kuwait soffre di una carenza strutturale di risorse idriche, che lo rende dipendente dall’acqua desalinizzata. Inoltre, essendo desertica la gran parte del suo territorio, il settore primario è sostanzialmente inesistente e il paese dipende per il proprio sostentamento anche dalle importazioni agricole. Per quanto riguarda il settore dei servizi, grande importanza è rivestita da quelli finanziari. Gli ingenti proventi dalle esportazioni di idrocarburi sono infatti spesso reinvestiti attraverso il fondo sovrano del paese; quest’ultimo, la Kuwait Investment Authority, ha un capitale stimato di oltre 200 miliardi di dollari.
Difesa e sicurezza
L’esercito del Kuwait non è particolarmente sviluppato, sia dal punto di vista quantitativo che da quello tecnologico. Anche la spesa militare sul pil, sebbene non modesta in assoluto, risulta essere più bassa rispetto a quella di quasi tutti gli altri paesi del Golfo.
Fin dal 1991, il Kuwait è legato a doppio filo agli Stati Uniti in relazione al mantenimento della propria sicurezza. In quell’anno, infatti, i due paesi hanno firmato un patto di difesa decennale che è stato rinnovato nel 2001 e che resta a tutt’oggi in vigore. Nel 2004, inoltre, Washington ha conferito al paese lo status di ‘Major non-Nato Ally’ – designazione attribuita ai paesi non membri dell’Alleanza atlantica che gli Usa ritengono di rilevante importanza per la propria sicurezza e i propri interessi strategici.
Ad un ventennio dalla Guerra del Golfo permangono ancora alcune controversie con l’Iraq, relative alla definizione dei confini tra i due paesi e alla questione delle riparazioni di guerra dovute da Baghdad. Nonostante ciò, attualmente l’Iraq non sembra rappresentare una fonte di preoccupazione per la sicurezza del paese, che guarda piuttosto all’Iran come possibile minaccia. Tale considerazione è da ricollegarsi in primo luogo alle tensioni tra gli Stati Uniti e l’Iran e alle possibili ripercussioni che una potenziale crisi potrebbe avere sul Kuwait, in quanto possibile bersaglio di eventuali ritorsioni iraniane.
Le tensioni tra l’Iraq di Saddam Hussein e il Kuwait risalivano alla fine del conflitto tra l’Iran e l’Iraq del 1980-88. Sommerso dai debiti e con un’economia fortemente provata dai quasi dieci anni di guerra, l’Iraq tentò di rinegoziare la propria situazione debitoria con l’Arabia Saudita e lo stesso Kuwait, che avevano finanziato in parte lo sforzo bellico iracheno in funzione anti-iraniana. Di fronte al rifiuto dei due paesi e in una congiuntura economica che vedeva il prezzo del petrolio in costante ribasso (il che rendeva Baghdad ancora più vulnerabile), l’Iraq accusò il Kuwait di produrre petrolio in eccesso alle quote stabilite dall’Opec, contribuendo ad abbassarne il prezzo con l’esplicito fine di colpire l’economia irachena. L’Iraq di Saddam nutriva inoltre rivendicazioni territoriali nei confronti dell’intero Kuwait e così nell’agosto del 1990 diede inizio all’invasione di quest’ultimo.
A seguito dell’invasione, condannata dalla maggior parte dei paesi arabi, le Nazioni Unite emanarono la risoluzione numero 678, che stabiliva un ultimatum per il completo ritiro delle truppe irachene dal Kuwait (15 gennaio 1991), e adombrava la possibilità di intervenire ‘con ogni mezzo necessario’ per obbligare Baghdad al ritiro a seguito della data stabilita. Le preoccupazioni della comunità internazionale risiedevano anche nella circostanza che l’Iraq potesse attaccare l’Arabia Saudita, assumendo il controllo di gran parte delle riserve petrolifere mondiali. Scaduto l’ultimatum posto dalle Nazioni Unite, una coalizione guidata dagli Stati Uniti – a cui parteciparono anche molti paesi della Lega Araba – diede inizio alle operazioni militari contro l’Iraq (operazione Desert Storm). Dopo una fase iniziale di campagna aerea volta a rendere inutilizzabili le infrastrutture irachene e a ottenere la supremazia aerea, il 23 febbraio 1991 ebbe inizio l’operazione di terra per la liberazione del Kuwait. La coalizione, di fronte a una debole resistenza, ottenne il ritiro delle forze irachene il successivo 27 febbraio dopo essere penetrata anche in territorio iracheno, senza arrivare tuttavia a rovesciare il regime di Saddam Hussein. Il cessate il fuoco fu proclamato dall’allora presidente americano George Bush il 28 febbraio 1991.