Per molti decenni e con diversi regimi, il Venezuela ha impiegato il peso che il petrolio le conferiva sul piano internazionale per accrescere la propria influenza e dare impulso al proprio sviluppo. Da quando, tuttavia, nel 1998 è salito ai vertici del paese il colonnello Hugo Chávez, il petrolio è diventato lo strumento chiave di una politica assai più ambiziosa che in passato. Una politica che per la prima volta nella sua storia esprime l’esplicita ambizione del Venezuela a guidare un fronte di paesi uniti da una forte pulsione nazionalista e da una ancor più radicale ostilità agli Stati Uniti e ai loro alleati occidentali, non solo in America Latina, ma perfino in Medio Oriente, in Asia e in molti paesi del Sud del mondo. Perlopiù espressa in termini radicali e accompagnata da generosi aiuti, tale politica ha permesso a Caracas di farsi nuovi amici, ma le ha anche attirato numerose critiche e una diffusa fama di inaffidabilità. Oltre a coltivare intense relazioni con varie potenze emergenti, dalla Russia all’Iran, passando per la Cina, il governo di Chávez ha lanciato una nuova iniziativa di cooperazione coi paesi caraibici volta a fornire loro petrolio a condizioni agevolate (Petrocaribe), ha accresciuto il suo attivismo in America centrale, sostenendovi in particolar modo il governo sandinista in Nicaragua e quello, poi deposto dai militari, di Manuel Zelaya in Honduras, ha ampliato a dismisura il suo raggio d’azione in Sudamerica, sia affermandosi come importante creditore dell’Argentina, sia candidandosi all’ingresso nel Mercosur. La massima espressione di tale attivismo è stata tuttavia la creazione della Alternativa Boliviariana para los Pueblos de Nuestra América (Alba), un fronte cui hanno aderito Cuba, Bolivia, Ecuador, Nicaragua, più varie piccole repubbliche caraibiche e di cui Hugo Chávez è il regista assoluto, sia per il ruolo dominante che il Venezuela vi assume sul piano economico, sia per l’impronta ideologica che il suo ‘socialismo del 21° secolo’ gli imprime. Tali sforzi hanno però causato spesso tensioni nei rapporti internazionali del Venezuela, non solo con gli Stati Uniti, i quali hanno perlopiù cercato di non rispondere alle provocazioni, ma ancor più coi loro principali alleati nella regione, per esempio con Perù e Colombia, la cui politica interna è stata più volte soggetta all’influenza più o meno esplicita di Chávez. Lo stesso gigante regionale, ossia il Brasile, s’è più volte adoperato per svolgere una funzione di amichevole contenimento nei confronti del radicalismo venezuelano ed è anche in tal senso che va intesa la creazione, sotto egida brasiliana, di Unasur, l’Unione delle nazioni sudamericane, di cui anche il Venezuela è membro.