Alle ultime elezioni presidenziali, i brasiliani hanno votato per la continuità e non c’era motivo per pensare che Dilma Rousseff non avrebbe cercato di accontentare i suoi elettori: gli anni del governo Lula avevano garantito al paese una crescita economica forte, con la diminuzione della povertà e della disuguaglianza, e un importante ruolo sulla scena internazionale. Nel suo primo discorso dopo la vittoria, la Rousseff affermò che il suo impegno fondamentale sarebbe stato quello di sradicare la miseria e di creare migliori e più eque opportunità per tutti i brasiliani e le brasiliane, continuando a difendere la democrazia, la libertà di stampa, il rispetto dei diritti umani e religiosi. Sul piano economico, la Rousseff disse che voleva mantenere i tre pilastri della politica economica precedente: una politica fiscale responsabile, una politica monetaria indipendente basata sull’inflation targeting e un regime flessibile del tasso di cambio. Le prime indicazioni sulla direzione della politica economica e la scelta del nuovo governo hanno confermato che la Rousseff intenda muoversi nella continuità, anche se con una maggiore connotazione tecnocratica e attenzione alla parità di genere. Il governo ha un’ampia maggioranza nel congresso, ma la coalizione di dieci partiti richiede notevoli capacità negoziali al fine di approvare progetti chiave, come la riforma tributaria.
Il governo sta affrontando alcune sfide sul piano economico: in primo luogo, sostenere lo sviluppo dell’industria nel paese; in secondo luogo, realizzare una politica fiscale che migliori i conti pubblici senza pregiudicare gli interventi di redistribuzione; in terzo luogo, appoggiare una politica monetaria che consenta una riduzione dei tassi d’interesse reali, senza creare inflazione; infine, aumentare l’investimento in capitale fisso, senza gravare sulla finanza pubblica e limitando l’indebitamento estero. La Rousseff sta stimolando lo sviluppo dell’industria locale con una politica industriale attiva, che mira all’internalizzazione della catena produttiva, ovvero a produrre in Brasile tutto quello che è possibile – per esempio, aumentando il contenuto di prodotti brasiliani nell’industria cantieristica e petrolifera. Anche se la Rousseff aveva dichiarato di essere contraria al protezionismo, negli ultimi mesi il governo ha aumentato alcuni dazi doganali per proteggere vari settori industriali. Sempre per sostenere lo sviluppo dell’industria, il governo ha ridotto la tassazione sul lavoro e sull’energia. Sul fronte della politica fiscale, si è impegnata a promuovere una maggiore efficienza sia dal lato della spesa pubblica che dal lato del sistema tributario. È a favore della costituzione del ‘Fondo social pré-sal’, alimentato con i ricavi dall’esplorazione dei nuovi giacimenti petroliferi ‘pré-sal’. Le risorse di questo Fondo dovrebbero essere distribuite in progetti di medio-lungo periodo per il miglioramento dell’istruzione e della cultura, per la lotta alla povertà, per lo stimolo all’innovazione tecnologica e per la protezione dell’ambiente. Il nuovo governo è a favore di una riduzione dei tassi d’interesse, sia per favorire l’investimento delle imprese sia per frenare il forte afflusso di capitali esteri e il conseguente apprezzamento della valuta nazionale, che sta facendo perdere competitività alle esportazioni brasiliane. La riduzione dei tassi d’interesse, però, potrebbe ostacolare il perseguimento dell’obiettivo della bassa inflazione, che rimane prioritario per la Rousseff come lo era stato per Lula. Per la sostenibilità della crescita in futuro il paese ha bisogno di nuovi investimenti fissi e in particolare di migliorare le infrastrutture, soprattutto nel settore dei trasporti – porti, strade e ferrovie. Il governo Lula aveva già avviato importanti piani d’investimento (Pac1 e Pac2), ma ancora oggi gli investimenti rappresentano solo il 19% del pil, rispetto al 44% in Cina e al 40% in India. Se il paese vuole continuare a tenere basso l’indebitamento estero – come durante l’amministrazione Lula – diventerà allora necessario generare un aumento del risparmio nazionale, sia privato che pubblico. Dopo quasi due anni di governo, la popolarità della presidente Rousseff è alta non solo per il sostegno allo sviluppo dell’industria domestica e al miglioramento degli indicatori sociali, ma anche per la lotta decisa alla corruzione, che ha colpito anche numerosi politici di primo piano della sua amministrazione e di quella dell’ex presidente Lula.