La politica estera improntata da Ahmet Davutoğlu, ministro degli esteri turco e precedentemente consigliere del primo ministro Erdoˇgan per le relazioni con l’estero, si fonda sulla cosiddetta dottrina della ‘profondità strategica’. Tale strategia prevede una politica attiva in tutti i teatri confinanti e vicini, con l’obiettivo di estendere gli interessi del paese oltre i propri confini territoriali e tessere buone relazioni con gli attori delle regioni caucasica, mediorientale, balcanica, dell’Asia Centrale e, ultimamente, dell’Africa. Nel perseguire tale politica, che continua ad andare di pari passo con i rapporti economici, politici e diplomatici con il mondo occidentale, un ruolo importante è assegnato alla promozione dell’interdipendenza economica. Ankara, che fa parte del G20, punta infatti a istituire relazioni con le realtà delle aree menzionate, contando sulla sua forza economica propulsiva, potenzialmente in grado di trainare tali partner, grazie alla politica di investimenti e all’aumento degli scambi commerciali. L’elemento economico risulta prioritario, per esempio, nelle relazioni con paesi quali l’Iran e la Russia e, allo stesso tempo, attori arabi come la Siria vedono nei rapporti di natura economica con la Turchia una via alla propria crescita interna. A dimostrazione di ciò, l’interscambio commerciale con i paesi del Medio Oriente è stato testimone, tra il 2002 e il 2009, di una crescita esponenziale, a fronte di una decrescita del commercio con molti paesi europei. Il governo di Ankara ha inoltre attuato, negli ultimi anni, dei provvedimenti legislativi atti a facilitare ulteriormente le relazioni economiche con l’area del Medio Oriente, come l’abolizione del sistema dei visti e la creazione di un’area di libero commercio con Giordania, Libano e Siria.