Il contributo è tratto da Storia della civiltà europea a cura di Umberto Eco, edizione in 75 ebook
La Lituania si rende indipendente nel 1918-1920 in seguito al crollo dell’Impero zarista e tale rimane fino al 1940, quando viene annessa all’Unione Sovietica. Segue quella che può essere considerata come una “tripla occupazione” – prima sovietica, poi nazista, poi nuovamente sovietica – che dura fino al 1990. La proclamazione dell’indipendenza lituana in quello stesso anno rappresenta il primo passo verso la dissoluzione dell’URSS.
Dall’indipendenza dall’Impero zarista all’indipendenza dall’URSS
Come per molta parte dell’Europa, anche per la Lituania il XX secolo ha inizio con lo scoppio della prima guerra mondiale nel 1914, nonostante l’indubbia importanza rivestita dalla precedente rivoluzione del 1905: è probabile, infatti, che in assenza di un conflitto generalizzato non si sarebbe messa in moto la catena di eventi che porta alla nascita di uno Stato lituano indipendente e che ha inizio con la rivoluzione russa del marzo 1917. In quell’anno il consiglio nazionale lituano in esilio in Russia rivendica dapprima l’autonomia e quindi la piena indipendenza, che è proclamata nel dicembre 1917 dall’assemblea nazionale (Taryba) riunitasi nella Lituania occupata dai tedeschi, e riconosciuta condizionatamente da questi ultimi nel marzo 1918.
Quando le truppe di occupazione tedesche si ritirano alla fine del 1918, la Lituania si trova a combattere per la propria indipendenza su due fronti: contro la Polonia a Ovest e la Russia bolscevica a Est. Il contrasto con la prima riguarda la città di Wilno/Vilnius, che i nazionalisti lituani vogliono quale capitale del loro Stato ma che la Polonia rivendica in quanto i suoi abitanti sono perlopiù polacchi ed ebrei: da ultimo i polacchi la spuntano, ma al prezzo di avvelenare irrimediabilmente le loro relazioni con la Lituania indipendente. Quest’ultima, quasi sopraffatta dai bolscevichi, alla fine riesce a sconfiggerli: nel 1920 Lenin rinuncia “per sempre” alle rivendicazioni sulla Lituania. In un certo senso, comunque, le minacce polacca e sovietica continuano a pendere sul capo della Lituania indipendente e a esse si aggiunge, dal 1923, la contesa con la Germania per la città di Memel/Klaipeda.
Nel 1926 la democrazia viene abbattuta da un colpo di Stato che proclama di voler mettere fine alla “polonizzazione” e “bolscevizzazione” della Lituania, e rimpiazzata da un regime autoritario che entra in crisi a partire dal 1938, a seguito delle sconfitte diplomatiche subite contro la Polonia e la Germania alla vigilia dello scoppio della seconda guerra mondiale. Tuttavia, nel 1939 la Lituania si riappropria di Vilnius col sostegno dell’URSS, nell’ambito della spartizione della Polonia decisa col Patto Ribbentrop-Molotov; questo guadagna ai sovietici le simpatie di una parte dei lituani, perlomeno fino a che non sopraggiunge l’annessione all’URSS.
Dal 1940 al 1990, la Lituania non è più indipendente; nel 1941 i tedeschi vengono accolti come liberatori dall’occupazione sovietica e, negli anni successivi, alcuni lituani partecipano allo sterminio della comunità ebraica, nella speranza di ingraziarsi in questo modo gli occupanti e ottenere in cambio una maggiore autonomia. Di fatto, avviano la “purificazione etnica” della Lituania, che i sovietici continueranno tra il 1944 e il 1946 espellendo gli abitanti polacchi di Vilnius. In questo modo essi cercano di soddisfare alcune delle richieste del nazionalismo di cui, d’altra parte, reprimono spietatamente le manifestazioni antisovietiche. Esecuzioni e deportazioni in massa di oppositori veri o presunti continuano infatti fino alla morte di Stalin, nel 1953. In seguito il dominio sovietico diviene meno violento, e alcune sue caratteristiche finiscono anzi col favorire lo sviluppo nazionale lituano, ad esempio tramite lo status concesso alla lingua che, per la prima volta (e anche in seguito alla progressiva urbanizzazione) diviene un mezzo di avanzamento sociale, come non era mai accaduto nei secoli precedenti. Al tempo stesso, però, permane una diffusa insoddisfazione che si esprime tramite il dissenso, nel quale è notevole il ruolo dei cattolici – ancor più all’indomani dell’elezione di papa Giovanni Paolo II e degli eventi polacchi del 1980-81.
Insieme con le altre repubbliche baltiche, la Lituania riveste un ruolo da protagonista negli eventi che portano alla dissoluzione dell’URSS: è tra le prime Repubbliche sovietiche a proclamare la propria sovranità (nel maggio 1989) e poi l’indipendenza (nel marzo 1990). I tentativi di Mosca di riprendere il controllo, anche facendo uso della forza (come nel gennaio 1991) falliscono e nell’estate 1991 l’indipendenza lituana viene riconosciuta anche a livello internazionale. Negli anni successivi, insieme alle altre Repubbliche baltiche, la Lituania entra a far parte sia della NATO che, a partire dal 1° maggio 2004, dell’Unione Europea.