La marijuana liberata
Per la legalizzazione del consumo di cannabis, il 2014 è stato un anno di svolta: dopo Colorado, Stato di Washington e Uruguay, in Europa si muovono Francia, Repubblica Ceca, Croazia e Svizzera. Persino in Italia è stata bocciata la Fini-Giovanardi e promulgata una nuova legge sulle droghe leggere.
Qualche anno fa è uscito un fortunato saggio del giornalista scientifico Malcolm Gladwell, Il punto critico: i grandi effetti dei piccoli cambiamenti (2000). Il volume mostra come alcuni fenomeni epocali avvengono in maniera improvvisa e inaspettata, un tranquillo fiume che improvvisamente diventa una cascata. Nel giro di pochi anni si passa da un equilibrio in cui tutti si comportano o pensano in un certo modo, a uno nuovo in cui si agisce nel modo opposto. Queste trasformazioni sono possibili quando si oltrepassa un certo ‘punto critico’, «quel livello oltre il quale un cambiamento diviene inarrestabile», come lo definisce Gladwell. È altamente probabile che il dibattito e le politiche sulle droghe leggere, e in particolare la marijuana, abbiano raggiunto tale punto critico. Il senso comune su questo tema sta cambiando in modo repentino e irreversibile, frutto di alcuni cambiamenti che stanno avendo un effetto globale irreversibile.
Per quanto sia difficile individuare esattamente il momento della svolta, certamente 2 referendum del 2012 negli Stati USA del Colorado e di Washington hanno avuto un ruolo cruciale: quegli elettori hanno votato a favore della legalizzazione del consumo della cannabis con, rispettivamente, il 55,3% e il 55,7% dei voti a favore.
Dal primo gennaio del 2014 è possibile comprare dosi modiche di questa merce in appositi punti-vendita in Colorado, mentre nello Stato di Washington 334 licenze sono state assegnate e l’8 luglio ha aperto a Seattle il primo negozio. Nel giro dei prossimi anni (2014-16), iniziative simili saranno sottoposte al giudizio degli elettori in Alaska, Arizona, Oregon, Maine, distretto di Columbia e California, dove una simile iniziativa perse per pochi voti nel 2010. Queste proposte riflettono un cambiamento repentino nell’opinione pubblica statunitense: per la prima volta vi è una maggioranza di cittadini in favore della legalizzazione dell’uso della cannabis, secondo un sondaggio dell’influente Pew research center (52% a favore, in una rilevazione del marzo 2013).
Questo corrisponde a più del triplo di quanto rilevato in un sondaggio del 1991, mentre nel 2004 i favorevoli erano il 34%. Infine, diversi influenti esponenti dei 2 maggiori partiti hanno modificato la loro posizione e ora appoggiano apertamente la legalizzazione. Vi sono ora iniziative legislative bipartisan per cambiare la legge proibizionista federale, come per esempio quella sponsorizzata dal deputato democratico Jared Polis che mira a equiparare la cannabis all’alcol. La teoria del punto critico trova parziale conferma nel modo in cui 23 Stati USA hanno legalizzato l’uso medico della cannabis. Nel grafico accanto si evidenzia come l’adozione non avvenga in maniera lineare, ma a salti, con un precursore (la California nel 1996) seguito da Stati tradizionalmente liberal dal 1998 al 2000, e poi da 2 gruppi, uno più sparuto nel periodo 2004-08 e uno più consistente dal 2010 a oggi. Tra gli Stati che si sono aggiunti negli ultimi anni, diversi hanno senatori e governatori repubblicani, come Arizona e Alaska. Il Texas dovrebbe unirsi a questa lista nel 2015.
Il cambiamento epocale iniziato negli USA ha avuto un effetto globale. Per esempio, il governo federale statunitense – che rimane contrario alla legalizzazione – non ha esercitato alcuna pressione contro l’Uruguay, il primo e sino a ora unico Stato al mondo che ha legalizzato l’intero processo di produzione, distribuzione e consumo della cannabis nel dicembre del 2013 (quindi un anno dopo Colorado e Washington). I primi negozi dovrebbero essere aperti verso la fine del 2014. Gli effetti si sono sentiti anche in Europa, dove la Francia e la Repubblica Ceca hanno legalizzato l’uso medico nel 2013, mentre la Croazia ha ulteriormente decriminalizzato l’uso. Nel frattempo, in 4 cantoni svizzeri adesso è possibile coltivarne piccole quantità.
Anche in Italia si sono sentiti gli effetti di questo fiume in piena.
Diverse regioni italiane (Abruzzo, Toscana, Marche, Friuli, Puglia, Umbria e Veneto) hanno introdotto medicinali a base di cannabis, in alcuni casi prescrivibili dal medico di base, senza suscitare l’opposizione del governo. L’evento più importante è stato la bocciatura nel febbraio del 2014 da parte della Corte costituzionale della legge Fini-Giovanardi del 2006, cui ha fatto seguito, fra aprile e maggio, la promulgazione di una legge che reintroduce la distinzione tra droghe leggere e pesanti e riduce le pene per produzione e spaccio delle droghe leggere. Per quanto la Corte costituzionale non potesse entrare nel merito del contenuto della Fini-Giovanardi, è singolare che abbia trovato proprio adesso quel testo incostituzionale, 8 anni dopo la sua approvazione. I piccoli eventi oltreoceano hanno forse qualche merito.
Questo cambiamento epocale ha indubbi effetti positivi, come la riduzione delle spese per la repressione, l’incremento delle entrate per le casse degli Stati e la riduzione del ruolo del crimine organizzato. Eppure non vanno sottovalutati alcuni aspetti preoccupanti nel modo in cui gli Stati Uniti sembrano essere passati dalla war on drugs all’abbraccio dell’economia verde. Proprio nel 2014, lo studioso Robin Room, nel suo lavoro Legalizing a market for cannabis for pleasure: Colorado, Washington, Uruguay and beyond, ha sottolineato come le preoccupazioni per gli effetti nocivi della cannabis sembrano essere passati velocemente in secondo piano a beneficio di un'enfasi sui profitti.
Secondo stime recenti il mercato legale negli Stati Uniti vale 2,34 miliardi di dollari ed è destinato a salire, come suggerisce l’indice azionario di questo mercato, il Marijuana index, che è balzato del 265% nei primi mesi del 2014.
Esistono già diversi lobbisti nella capitale statunitense che, come i loro cugini nell’industria del tabacco, fanno pressione per ridurre controlli e regole. Le cascate sono uno spettacolo affascinante per chi le osserva da lontano, ma possono affogare chi si avvicina troppo.
È bene non dimenticarlo.
Tre legislazioni a confronto
COLORADO
- Ai sensi dell’Emendamento 64, è consentito il possesso di cannabis per una quantità fino a un’oncia (circa 28 grammi) ai cittadini che abbiano compiuto 21 anni. Sono consentite donazioni per il medesimo limite ad altri cittadini che rispettino lo stesso criterio anagrafico. La quantità di cannabis legalmente posseduta si riduce a un quarto di oncia per i non residenti.
- L’acquisto – nei prescritti limiti dell’oncia per singola transazione – è possibile esclusivamente nei negozi muniti di apposita licenza. È vietato il consumo in pubblico.
- Consentita ai cittadini di età superiore ai 21 anni la coltivazione di un numero massimo di 6 piante di cannabis, a condizione che si trovino in uno spazio chiuso.
WASHINGTON
- Ai sensi dell’Iniziativa 502, è consentito il possesso di cannabis per una quantità fino a un’oncia ai cittadini che abbiano compiuto 21 anni. Le quantità arrivano a 16 once per i prodotti derivati solidi e a 72 once per quelli in forma di liquidi infusi.
- Vendita consentita solo con apposita licenza, il cui rilascio è di competenza del Washington State liquor control board.
- A differenza di quanto previsto in Colorado – e diversamente da quanto contemplato per l’uso medico della cannabis – non è ammessa la coltivazione personale per uso ricreativo.
URUGUAY
- Per i singoli è consentita la coltivazione in casa fino a un massimo di 6 piante. Per i ‘club’ tra i 15 e i 45 membri, il limite è di 99 piante.
- La vendita è riservata alle farmacie autorizzate, con un limite di 10 grammi a settimana per un massimo di 40 al mese.
- Il consumo è consentito solo ai cittadini uruguayani maggiorenni o residenti nel paese da almeno un anno. È necessaria l’iscrizione in un apposito registro dei consumatori.